Attualità
Francia verso un’austerità dura: tagli a stipendi e Funzionari Pubblici, come l’Italia di Ier
La Francia adotta un’austerità severa, tagliando stipendi e posti nella funzione pubblica per ridurre il deficit. Una strategia che ricorda l’Italia, con rischi aggravati da maggiori spese militari. Leggi su Scenari Economici.

La Francia si avvia verso un’austerità che ricorda il decennio di tagli italiani, con il governo deciso a comprimere stipendi e numero di funzionari pubblici.
La ministra dei Conti pubblici, Amélie de Montchalin, ha dichiarato al JDD l’8 giugno 2025 che “i conti non tornano” per il bilancio 2026, da presentare entro il 14 luglio. L’obiettivo è ridurre il deficit al 4,6% del PIL, liberando 40 miliardi di euro attraverso tagli alla spesa, senza aumentare le tasse. “Chiederemo a ogni ministero di rivedere assunzioni e aumenti salariali,” ha annunciato, confermando l’intenzione di invertire la tendenza all’aumento dei funzionari pubblici.
Il ministro dell’Economia, Éric Lombard, ha rincarato la dose su France Inter, sottolineando la necessità di “ridurre il numero dei funzionari pubblici”, pur senza specificare cifre. Una linea che riecheggia le parole dell’ex premier Michel Barnier, che a ottobre 2024 proponeva di non sostituire tutti i funzionari in pensione, salvo quelli a diretto contatto con i cittadini. Una strategia che ricorda l’Italia degli ultimi quindici anni, dove tagli simili hanno indebolito i servizi pubblici senza risolvere strutturalmente i problemi di bilancio.
Una cescita impressionantee nel numero dei dipendenti pubblici
Dal 1997 al 2022, il numero di dipendenti pubblici francesi è cresciuto del 23%, secondo l’associazione Fipeco. Nel 2023, i funzionari hanno raggiunto 5,8 milioni, con un aumento dell’1,1% rispetto al 2022, trainato soprattutto dalla funzione pubblica ospedaliera (+1,9%).
Tuttavia, la Corte dei Conti, in un rapporto di ottobre 2024, ha suggerito di tagliare 100.000 posti nella funzione pubblica territoriale per risparmiare 4,1 miliardi di euro, riportando gli organici al livello del 2010. Una proposta che ha scatenato le proteste dei sindacati, con Mylène Jacquot della CFDT che ha definito i tagli “un’aberrazione”, evidenziando le difficoltà già esistenti nel garantire servizi adeguati.
I sindacati sottolineano che l’aumento delle risorse non tiene il passo con i bisogni crescenti della popolazione, come denunciato dal collettivo Nos services publics nel 2023. Inoltre, France stratégie ha evidenziato la difficoltà della funzione pubblica ad attrarre e trattenere personale, con soli quattro candidati per posto. Questa crisi di attrattività grava su lavoratori e utenti, rendendo i tagli ancora più rischiosi.
La Francia sembra seguire il modello italiano di austerity, che ha compresso salari e organici pubblici senza generare crescita, ma con un’aggravante: l’aumento delle spese militari. Mentre l’Italia ha vissuto un decennio di tagli che hanno impoverito i servizi senza risanare i conti, la Francia rischia un destino simile, con il pericolo di un ulteriore deterioramento del welfare e della coesione sociale.
L’espansione della spesa militare, in un contesto di risorse limitate, potrebbe esacerbare le tensioni, riducendo ulteriormente gli investimenti in settori chiave come sanità e istruzione.
Questa politica di rigore, se mal calibrata, rischia di replicare gli errori italiani: una compressione della domanda interna, un’erosione dei servizi pubblici e un aumento del malcontento sociale. La Francia si trova a un bivio: riuscirà a bilanciare le esigenze di bilancio con la necessità di mantenere un settore pubblico efficiente? O seguirà la strada dell’Italia, dove l’austerità ha lasciato cicatrici profonde senza portare i benefici promessi?
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