Difesa
FCAS: la tempesta perfetta sul caccia europeo tra liti franco-tedesche e la rabbia del Belgio
Il Future Combat Air System (FCAS) è nel caos: tra la lotta per la supremazia tecnologica franco-tedesca e le infuocate dichiarazioni del Belgio, il futuro del caccia europeo è sempre più incerto. Scopri le tensioni che minacciano la difesa aerea del continente.

Il Future Combat Air System (FCAS), l’ambizioso progetto per il sistema aereo da combattimento di nuova generazione che dovrebbe definire i cieli d’Europa nei prossimi decenni, si sta trasformando in un vero e proprio campo di battaglia diplomatico e industriale. Le dichiarazioni ufficiali di armonia tra Francia e Germania nascondono una tensione crescente, alimentata da interessi nazionali contrapposti e da un’aspra lotta per la supremazia tecnologica. A complicare il quadro, le recenti e infuocate dichiarazioni del Belgio gettano un’ombra ulteriore su un’alleanza già fragile.
Il muro Franco-Tedesco: una “Sovranità Europea” in stallo?
Nonostante le rassicurazioni del Ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, e del suo omologo francese, Sébastien Lecornu, che il FCAS e il Main Ground Combat System (MGCS) siano “priorità assolute” e che “non ci siano ostacoli insormontabili”, la realtà dipinge un quadro ben diverso, fatto di contrasti.
L’incontro di Osnabrück, volto a stemperare le tensioni, ha fatto emergere la drammatica posta in gioco: la capacità di difesa europea per i prossimi dieci o quindici anni. Ma dietro le parole di facciata, si nasconde un conflitto che minaccia di far deragliare l’intero progetto.
Il cuore della disputa risiede nella ripartizione del lavoro per il New Generation Fighter, il componente più cruciale del FCAS. Le richieste, trapelate dai media e attribuite direttamente a Dassault, di assegnare l’80% della quota di lavoro alle aziende francesi hanno scatenato un’ondata di indignazione a Berlino.
Questa mossa è stata percepita come un tentativo di egemonia, un colpo mortale all’idea di una “cooperazione e partenariato franco-tedeschi” a favore di un palese “egoismo nazionale”, come amaramente sottolineato da Pistorius. Airbus, il partner tedesco, ha visto una vera e propria rivolta delle maestranze contro la richiesta di Dassault.
Il tempo stringe. L’annuncio che i nodi irrisolti dovrebbero essere sciolti entro il prossimo incontro franco-tedesco a Tolone, a fine agosto, mette sotto pressione i Ministri della Difesa. Lecornu ha già avvertito che la Fase 2, che prevede la costruzione di un dimostratore in grado di volare, non potrà iniziare prima dell’inizio del prossimo anno, minacciando l’obiettivo di rendere il nuovo caccia operativo entro il 2040, che è già un obiettivo di cinque anni in ritardo rispetto al concorrente GCAP. Commercialmente e strategicamente un disastro.
Questo ritardo non è solo una questione di scadenze tecniche; è un segnale allarmante di una paralisi burocratica e industriale che potrebbe compromettere la sicurezza aerea del continente. La necessità di presentare offerte industriali per la Fase 2, bloccata dall’assenza di un accordo sulla divisione del lavoro, rende la situazione ancora più urgente e complessa. . L’ombra di una guerra aerea del futuro senza il FCAS, o con un FCAS ritardato e monco, è ormai sempre più una possibilità per l’Europa, dove comunque il programma concorrente GCAP prosegue abbastanza spedito verso la fase 2.
Il Ghiaccio tra Parigi e Bruxelles: Il Caso Belgio e la Furia di Dassault
Come se non bastassero le frizioni interne, il progetto FCAS si trova ora a fronteggiare una furiosa tempesta diplomatica con il Belgio. Nonostante Bruxelles avesse ottenuto lo status di osservatore nel giugno dello scorso anno, le continue resistenze da parte di Dassault, in particolare del suo CEO Eric Trappier, stanno mettendo a dura prova la pazienza belga.
Il Ministro della Difesa belga, Theo Francken, ha tuonato su X, rivendicando con veemenza la posizione del suo Paese: “In qualità di membro fondatore della NATO e dell’UE, alleato leale e sede del quartier generale, il suo Paese non ha nulla da imparare dagli ‘industriali arroganti'”.
Le gouvernement évaluera sa position dans le projet FCAS. En tant que membre fondateur de l’OTAN et de l’UE, allié loyal et hôte du quartier général, nous n’avons pas de leçons à recevoir d’industriels arrogants.
— Theo Francken (@FranckenTheo) July 24, 2025
Questa dichiarazione incendiaria è una risposta diretta alle presunte affermazioni di Trappier, che avrebbe condizionato la piena partecipazione belga al FCAS alla rinuncia all’acquisto degli F-35 americani.
Il Belgio, che ha già stanziato 300 milioni di euro per il progetto FCAS pur continuando l’acquisto di ulteriori 11 F-35, si sente preso in ostaggio in un gioco di potere in cui gli interessi industriali sembrano prevalere sulla cooperazione europea. La presa di posizione di Francken, che riecheggia la rabbia per le richieste francesi sull’80% della quota di lavoro, evidenzia la pericolosa spirale di sfiducia che sta avvolgendo il FCAS.
Ogni tentativo di escludere o marginalizzare un partner, soprattutto uno leale come il Belgio, non fa che minare ulteriormente le fondamenta di un progetto che dovrebbe essere il baluardo della sovranità europea, ma che rischia di implodere sotto il peso di ambizioni e rancori nazionali. Intanto F-47 e GCAP vanno avanti…
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