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Euro: dove stiamo andando?

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La principale argomentazione tra chi sostiene che l’uscita dall’Euro sia impossibile é la seguente: tornare alla propria moneta causerebbe una forte svalutazione della stessa con un conseguente aumento incontrollato dei prezzi.
Eppure, se leggessimo le ultime parole di Mario Draghi, parrebbe che sia proprio lui il primo a confutare questa tesi:

“L’apprezzamento dell’Euro sta pesando sulle dinamiche dell’inflazione nell’Eurozona.”

“Monitoriamo con attenzione il tasso di cambio e le dinamiche del credito. La stretta sul credito sta pesando sulla ripresa nei paesi piu’ vulnerabili dell’Eurozona.”

“No rischio deflazione. Siamo pronti a misure eccezionali”.

Lo scenario: in questo momento l’Euro vale 1,36 Dollari, un valore troppo forte per alcuni Paesi europei . Un recente studio della Deutsche Bank ha fornito i livelli di soglia del cambio Euro/Dollaro ai quali,stante l’attuale domanda, le economie entrerebbero in crisi (in particolare per l’export). Bene, la soglia per l’Italia é fissata a 1,17€; oggi siamo quindi 19 cent sopra il livello limite (+13,8%). La Francia sembra poter sopportare un cambio non superiore a 1,24€. La Germania é al sicuro fino ad 1,54€ ma, semmai dovesse ripartire l’economia, potrebbe arrivare fino a 1,94€. Sorpresa per la Spagna che si attesta agli stessi livelli grazie ad una buona competitività industriale.
L’Euro ha subito un notevole apprezzamento nei confronti di quei Paesi, come Usa e Giappone, che hanno applicato forti politiche monetarie espansive, immettendo ingenti quantità di moneta. Così siamo giunti allo scenario attuale: l’Euro forte, sopra le soglie limite sopra citate, mette in crisi le esportazioni. Di conseguenza scende il fatturato delle aziende che abbassano i prezzi pur di vendere; abbiamo il primo temuto fenomeno: la deflazione. A causa di ciò si riduce la produzione e di qundi l’occupazione; le imprese entrano in crisi e sono costrette a licenziare e cosí aumenta la disoccupazione. Se le difficoltà si fanno sempre più forti, cresce anche la possibilità di insolvenza; le banche si fidano meno a prestare denaro sia alle imprese sia ai privati senza lavoro o precari e dunque innalzano il tasso di interesse richiesto (credit crunch).
In che modo Draghi vuole combattere tutto ciò? Come si possono arginare l’imminente deflazione ed i suoi effetti devastanti?
Sappiamo che vi é una relazione inversa tra quantità di moneta e tasso di interesse. Se sale la quantità di moneta presente in un’economia (tecnicamente aggregati m1, m2 e m3) i tassi d’interesse calano. La gente spende quello che ha nel portafoglio e quindi non lascia la giacenza in banca. Se spendo, rimetto in circolo l’economia.
Ed ecco qui le mosse di Draghi:
– taglio dei tassi dallo 0,25% allo 0,15%. Quindi il costo di un finanziamento, a parità di spread applicato dalla banca, decresce.
– il tasso sui depositi marginali scende allo 0,4% dallo 0,75%: ridotto quindi il tasso a cui la Bce presta liquidità alle banche. Se le banche hanno un accesso al credito più semplice, possono ottenere liquidità più agevolmente. Più liquidità disponibile dovrebbe tradursi in maggiori prestiti concessi. Non sempre, voi direte, potrebbero anche reinvestire questa liquidità in cerca di profitti.
Il primo piano Ltro ebbe proprio questo effetto. La Bce prestò ingenti quantità di denaro alle banche europee ad uno tasso pari allo 0,75%. Con questa liquidità le banche comprarono titoli di stato che rendevano anche il 4-5%; il loro profitto fu dunque la differenza tra il rendimento ottenuto e l’esiguo tasso di finanziamento. Le banche italiane comprarono molti titoli di stato italiani. Questo si tradusse in profitti e conseguente raffreddamento dello spread: il rischio passò di mano dagli investitori stranieri alle nostre banche ( dal 49% a quasi il 70% del totale), che quindi esigevano meno per il rischio sostenuto.
– é previsto un nuovo piano Ltro ma vincolato all’erogazione di prestiti nell’economia reale, eccezion fatta per i mutui che ovviamente sono a rischio bolla; ricordiamo tutti cosa sia successo grazie ai mutui subprime. Le banche, dunque, non possono comprare titoli di stato con la liquidità ottenuta. Tradotto: prestate denaro all’economia reale e non fate transazioni finanziarie speculative.
– rendimenti negativi sui tassi overnight. Quando le banche hanno un eccesso di liquidità, possono prestarla per massimo 24h ad altre banche che ne hanno bisogno. Se il rendimento di questa operazione é negativo, le banche in sovrappiù hanno tutto l’interesse a non prestare denaro. Se non lo prestano ad altre banche, possono immetterlo nell’economia finanziando imprese e privati.
Ed ecco che arriviamo al famigerato Quantitative Easing, che dovrebbe vedere presto la luce, ora preceduto dall’operazione di acquisto di obbligazioni Abc.
Di cosa si tratta: tramite il QE la banca centrale stampa denaro che immette nell’economia, o meglio, lo pompa nelle casse delle banche, comprando in cambio i loro asset tossici “bad securities”; liberandole dunque dai prestiti di difficile recupero e pulendo i loro bilanci. Dall’altro lato compra titoli di stato. In questo modo aumenta la loro domanda e quindi fa in modo che i tassi di interesse, quindi i rendimento, scendano. Se ciò avviene, le banche avranno meno convenienza nell’investire in titoli di stato perché rendono meno. Sono dunque costrette a guardare le nostre richieste di finanziamento se vogliono ottenere tassi profittevoli Quindi: disincentivo all’investimento, soldi freschi nelle loro casse e bilanci ripuliti; tutte le condizioni ottimali per poter cominciare a prestare denaro.
La Bce stessa stessa ha deciso di sterilizzare il piano Smp, ovvero l’acquisto settimanale di titoli di stato da parte della Bce, con cui veniva drenata la liquidità generata in aiuto dei paesi più colpiti dalla crisi. Se la Bce compra i titoli di stato, genera domanda. Maggiore domanda equivale a minori tassi. Ecco che il nostro spread, come quello di tutte le economie europee deboli, si é abbassato. Ovviamente questa decisione di sospensione potrebbe avere ripercussioni negative sui nostri rendimenti. Se la Bce non compra più titoli di stato, avrà a disposizione denaro da spendere (170 Mld di euro), che impiegherà proprio con il nuovo piano Ltro o l’acquisto di obbligazioni Abc (asset backed security). Cosa sono: supponiamo che io abbia un mutuo e che faccia fatica a pagarlo. La mia banca decide di emettere un’ obbligazione Abc di pari importo del capitale residuo. A fronte della corresponsione di un tasso d’interesse, finanzia il credito aperto per il mio mutuo e lo copre. Di fatto cede di mano il rischio a chi compra l’obbligazione. Il sottostante di questa operazione, cioè la garanzia, é proprio la mia casa (backed security). La Bce si offre all’acquisto di queste obbligazioni di durata triennale ad un tasso agevolato dell’1%; un modo per pulire i bilanci e generare liquidità alle banche da immettere nell’economia. Pronti per il tanto atteso quantitative easing.
Abbiamo detto: creazione di liquidità e abbassamento dei tassi di interesse. In questo si cerca di combattere il credit crunch. Le imprese ottengono denaro e investono. Nel frattempo i privati hanno nuova liquidità o possono finanziare i loro acquisti. Loro comprano, le imprese producono e investono. I prezzi aumentano e si genera inflazione. Se immetto liquidità e genero inflazione, il valore della moneta scende perché il suo potere di acquisto é minore: ci vogliono più pezzi per comprare lo stesso bene, quindi ogni singolo pezzo vale meno. Avete presente cosa hanno fatto Giappone e America recentemente?
Ecco la ricetta Draghi: inflazione e calo del valore dell’Euro; proprio ciò che sembra far paura agli accesi sostenitori dell’Euro.
Manca ancora un nodo da risolvere a mio avviso: i cambi fissi. I rapporti di forza nell’area euro devono poter fluttuare. Oggi la Germania sta registrando un saldo sempre più positivo nella sua bilancia commerciale; questo Euro ha il prezzo giusto per lei, a discapito delle economie per cui é troppo pesante. La Fed stessa ha recentemente intimato ai teutonici di introdurre misure per diminuire l’avanzo nella bilancia commerciale, cercando di colmare lo squilibrio con gli altri paesi dell’area Euro.
Basterebbe un po’ di propaganda mediatica di regime in meno per capire i reali problemi, o meglio, basterebbe ascoltare le parole di Draghi, che é proprio il principale baluardo a difesa della moneta unica, benché le sue teorie, in molti casi, di avvicinino a chi vorrebbe uscire dall’Euro.


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