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ETF : breve guida a questo strumento finanziario

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Un ETF (Exchange Traded Fund) è un fondo di investimento che replica la performance di un indice di mercato e che si può comprare e vendere in borsa come una normale azione.

I contratti che regolano gli ETF sono di due tipi: contratti di gestione e contratti di deposito.

  • Il contratto di gestione è stipulato tra la società di gestione del fondo e gli investitori, e stabilisce le caratteristiche, le modalità e le condizioni del servizio di gestione del patrimonio.
  • Il contratto di deposito è stipulato tra la società di gestione e la banca depositaria, e disciplina i rapporti tra le due parti in merito alla custodia e all’amministrazione dei titoli che compongono il fondo.

L’incrocio fra questi due contratti genera sia l’ETF sia il rapporto fra risparmatore/investitore e gestore degli ETF.

Gli ETF hanno diversi vantaggi rispetto ai fondi tradizionali, tra cui:

– Semplicità: gli ETF seguono passivamente un indice noto, senza cercare di batterlo con strategie attive. Questo permette agli investitori di sapere sempre a cosa sono esposti e quali sono i rischi e i rendimenti potenziali.
– Trasparenza: gli ETF pubblicano quotidianamente il valore ufficiale del fondo (NAV) e il portafoglio dei titoli che lo compongono. Inoltre, il prezzo degli ETF si aggiorna in tempo reale in base all’andamento delle componenti dell’indice di riferimento.
– Economicità: gli ETF hanno commissioni di gestione molto basse, in quanto non richiedono un team di analisti o una rete di distribuzione. Questo si traduce in un minor costo per l’investitore e in una maggiore efficienza del fondo.
– Flessibilità: gli ETF non hanno scadenza e si possono negoziare in qualsiasi momento durante le ore di borsa. L’investitore può quindi decidere l’orizzonte temporale del suo investimento, che può essere di breve, medio o lungo termine. Inoltre, gli ETF hanno un lotto minimo di negoziazione pari a una sola quota, il che consente di investire anche piccole somme.
– Diversificazione: gli ETF offrono l’accesso a una vasta gamma di mercati e classi di attività, come azioni, obbligazioni, materie prime, valute, settori, paesi, regioni, etc. Con un solo ETF si può quindi investire in centinaia o migliaia di titoli diversi, riducendo il rischio specifico.

Esistono diversi tipi di ETF, a seconda della modalità di replica dell’indice, della classe di attività, della strategia o della struttura. Alcuni esempi sono:

– ETF in Oro: sono ETF che replicano l’andamento del prezzo dell’oro, investendo direttamente nel metallo prezioso o in contratti derivati. Alcuni esempi sono **Xetra-Gold** o **ETFS Physical Gold** .
– ETF su azioni: sono ETF che replicano l’andamento di indici azionari, investendo nelle azioni che li compongono. Alcuni esempi sono **iShares Core MSCI World UCITS ETF** o **Lyxor FTSE MIB UCITS ETF** .
– ETF a gestione attiva: sono ETF che non seguono passivamente un indice, ma cercano di ottenere un rendimento superiore con strategie attive basate su criteri qualitativi o quantitativi. Alcuni esempi sono **ARK Innovation ETF** o **SPDR SSGA US Sector Rotation ETF** .

Gli ETF si possono scambiare in diverse borse valori nel mondo, come Borsa Italiana, Euronext, London Stock Exchange, NYSE Arca, etc. Per comprare o vendere gli ETF è necessario avere un conto presso una banca o un broker autorizzato ad operare sulle borse dove sono quotati gli ETF.

La sicurezza degli ETF dipende principalmente dal tipo di replica dell’indice e dalla struttura del fondo. Esistono due modalità principali di replica:

– Replica fisica: il fondo acquista i titoli che compongono l’indice nella stessa proporzione. Questa modalità garantisce una maggiore fedeltà all’indice e una minore esposizione al rischio di controparte (il rischio che una delle parti coinvolte nel fondo non rispetti i propri obblighi). Tuttavia, comporta anche dei costi operativi più elevati e la possibilità di errori di tracciamento (tracking error) dovuti a fattori come le commissioni, le imposte o la liquidità dei titoli.
– Replica sintetica: il fondo stipula un contratto derivato (swap) con una controparte finanziaria (tipicamente una banca) che si impegna a pagare al fondo il rendimento dell’indice in cambio di una commissione. Questa modalità permette di ridurre i costi operativi e il tracking error, ma espone il fondo al rischio di controparte, cioè al rischio che la controparte non sia in grado di onorare il contratto. Per mitigare questo rischio, il fondo detiene un paniere di titoli diversi dall’indice (collaterale) che può essere utilizzato in caso di inadempienza della controparte.

Inoltre, esistono due strutture principali dei fondi:

– Fondo armonizzato UCITS: è un fondo che rispetta la direttiva europea UCITS (Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities), che impone dei requisiti rigorosi in termini di diversificazione, liquidità, trasparenza e protezione degli investitori. Questa struttura offre una maggiore sicurezza e facilità di commercializzazione in Europa, ma limita le possibilità di investimento in alcune classi di attività o strategie.
– Fondo non armonizzato: è un fondo che non rispetta la direttiva UCITS, ma segue altre regolamentazioni nazionali o internazionali. Questa struttura consente una maggiore flessibilità e innovazione, ma comporta anche dei rischi aggiuntivi e delle difficoltà di commercializzazione in alcuni paesi.

In conclusione, gli ETF sono strumenti finanziari versatili e convenienti che permettono agli investitori di accedere a una vasta gamma di mercati e classi di attività con facilità e trasparenza. Però gli ETF presentano dei rischi di due tipi:

  • quelli generali, legati al tipo di investimento rappresentato dall’ETF (materia prima, titolo azionario, indice, etc)
  • quelli specifici legati alllo strumento, cioè alla sicurezza della presenza del backing del ETF, soprattutto per quelli rappresentativi di beni fisici o di specifici titoli azionari.

Fonti: https://www.justetf.com/


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