Attualità
Estinzione: come la cattiva politica economica ci farà sparire
L’ottimismo è il profumo della vita diceva il poeta Tonino Guerra in uno spot di oltre 25 ani fa. Qui possiamo essere ottimisti perché, con gran gioia degli anti -italiani, saremo estinti in qualche decennio, ringraziando anche una politica economica incapace e inefficace.
Canale Sovranista ci fornisce un paio di grafici piuttosto chiari in materia, che mostrano l’andamento di nascite e morti dal 1960 a oggi.
Prima di tutto l’andamento di nascite e morti dal 1960 a oggi. Quello che vediamo è evidente: se fino al 1994 le nascite superavano le morti, benché di poco , dal 1994 al 2008 queste si mantengono praticamente parallele, per poi avere un precipitare delle nascite ed un picco delle morti.
Questo appare chiaro anche dal grafico soprastante, in cui si passa dai valori assoluti a quelli relativi su 1000 abitanti. La crescita finisce nel 1993, poi vi è un periodo di stabilità, per poi precipitare verticalmente dopo il 2008.
Chiaramente ci sono dei co-fattori, non è solo l’economia a spiegare tutto, anzi l’economia spesso non fa che registrare materialmente altri cambiamenti sociali e storici. Però, nello stesso tempo, appare piuttosto tangibile il fallimento colossale dell’economia. Se togliamo alle persone la sicurezza materiale e la capacità di assicurarsi un reddito dignitoso e stabile, se le opprimiamo con una serie di assurdi stress fiscali e burocratici, perché queste dovrebbero prendersi la briga di compiere ciò che hanno fatto senza problemi per millenni, cioè riprodursi? Non lo fanno. Aggiungiamo che ormai da 20 anni gli spazi di libertà politica e di espressione si sono sempre più ristretti, con una serie di pretesti, dal “Non esiste un piano B”, all'”Austerità espansiva”, alla “Crisi climatica non contestabile”, alla “Crisi sanitaria non contestabile”, perché un animale in gabbia, quale alla fine è l’uomo, dovrebbe figliare? Banalmente, non lo fa.
Naturalmente ora nessuno si sente responsabile, tutti sono eccezionali, grandi governanti e grandi burocrati. Eppure, se ci sarà ancora l’uomo fra un migliaio di anni, e se ancora avrà la libertà di esprimersi liberamente valutando il proprio passato, vedrà l’attuale come il momento della svolta, la fine della civiltà occidentale. Viviamo ancora il 476 DC, ma non ne siamo consapevoli, esattamente come allora. I giornali portati dal vento discutono del presidente della repubblica come allora si discuteva di un capo barbarico, ma tutti scompariranno, cancellati nella propria sparizione.
Festeggeranno gli odiatori professionisti degli italiani, cioè, più o meno, burocrati e giornalisti degli ultimi 30 anni
Però chiudiamo con un tocco di ottimismo
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