Completiamo il quadro odierno sulle difficoltà che dovrà affrontare la futura amministrazione Trump proponendovi questo ottimo articolo dal blog orizzonte48 di Luciano Barra Caracciolo.
E tenete conto che la svalutazione del dollaro va a neutralizzare i pochi effetti benefici del QE e porta praticamente al collasso finale l’eurozona…semplicemente per “termination” degli espedienti a disposizione per mantenerla in vita (visto che ci attende pure il redde rationem della crisi bancaria e “soluzioni di mercato”, senza oneri per le nostre finanze pubbliche, o per i contribuenti-risparmiatori, non si presentano all’appello)…
.@Mattia_Corsini amici USA parlano anche a me:ma come noi condizionati dai massmedia.Prematuro dire:ripresa mercato del lav è sempre the key
@LucianoBarraCar chiaramente. mi auguro che trump faccia qualcosa in tal senso, persino sanders lo appoggerebbe.







Non solo ma il dollaro debole può ben servirgli per proporre un trade-off tra eurobreak e(auspicato) riarmo euro-NATO (la cui dimensione di spesa sarebbe fiscalmente insostenibile dentro l’eurozona).
9. Sul punto il quadro delle prospettive stabilite dal paradigma normativo UE è contrastante.
Inoltre, lo stesso trend UE, già patrocinato dalla NATO, è quello di ridurre i dipendenti pubblici della difesa (truppe incluse) e affidarsi a contractor privati “operativi”, settore in cui le corporations USA sono leader.
A tal fine, al dollaro conviene stare basso nella prima fase di riarmo, che per loro è un export (ammesso che la loro tecnologia sia così appetibile; ma per gli F-35 non è stato un problema).
E questo in una seconda fase, che non si può prevedere, allo stato, “quando” debba prevalere sulla prima (dipende da quando riescono a imporre la ristrutturazione industriale dei “conglomerati” europei: magari proprio come trade-off rispetto all’eurobreak). Le due fasi potrebbero pure “intrecciarsi” fino a che non ne prevalga una…
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