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Analisi e studi

Dazi USA: l’Illusione del Riequilibrio e il Vero Conto che paga il Mondo (Grazie al Deficit Americano)

Il deficit della bilancia commerciale USA ha favorito mezzo mondo, ma non poteva durare. Ora è tempo che ciascuno si prenda la responsabilità della propria crescita

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Il dibattito sui dazi commerciali torna ciclicamente alla ribalta, spesso presentato come panacea per risolvere i deficit commerciali. Ma come spesso accade in economia, la realtà è ben più complessa e le soluzioni semplicistiche rischiano di creare più problemi di quanti ne risolvano.

L’analisi di Brad Setser (@Brad_Setser), esperto di flussi commerciali globali, smonta pezzo per pezzo la narrazione comune, evidenziando le conseguenze profonde e spesso sottovalutate di tali politiche, soprattutto alla luce dell’enorme squilibrio commerciale statunitense.

L’Effetto ambiguo dei Dazi: Ovvero il saldo non è fatto solo dalle Importazioni

Setser mette subito in chiaro un punto fondamentale: se è ovvio che i dazi tendono a contrarre le importazioni rendendole più costose, il loro impatto sul deficit commerciale complessivo è tutt’altro che scontato. Perché? La risposta sta nelle reazioni a catena: ritorsioni da parte dei partner commerciali colpiti (che a loro volta tasseranno le merci americane) e l’aumento dei costi per le stesse imprese americane che utilizzano componentistica importata.

Il risultato è che anche le esportazioni americane sono destinate a calare, vanificando potenzialmente l’effetto sperato sul saldo commerciale. Un gioco a somma zero, o forse anche negativa, tutto dipende dalla composizione dei nuovi flussi di export e dalla loro composizione.:

 

Setser aggiunge un ulteriore livello di complessità: una recessione indotta dai dazi (che agiscono come una tassa sui consumi) potrebbe effettivamente ridurre il deficit, semplicemente perché la gente comprerebbe meno tutto, importazioni incluse. Ma attenzione: se il governo utilizzasse le entrate dei dazi per finanziare tagli fiscali, l’effetto sul deficit potrebbe essere annullato o addirittura invertito. Insomma, la coperta è corta.

Il Buco Nero Americano che Alimenta il Mondo

Ma il cuore dell’analisi di Setser, ben visualizzato dal grafico allegato che mostra i saldi commerciali globali (Global goods trade), è il ruolo spropositato del deficit commerciale americano. La vasta area blu sotto lo zero rappresenta la voragine del deficit USA nel commercio di beni, che secondo Setser costituisce oltre il 60-67% del deficit globale complessivo.

In pratica, gli Stati Uniti agiscono da decenni come “importatore di ultima istanza”, assorbendo enormi quantità di merci dal resto del mondo e fornendo così la domanda necessaria a sostenere le economie di molti paesi esportatori. Il mondo, sottolinea Setser, si è “abituato” a questo flusso.

Se fino alla grande crisi finanziaria, o comunque sino ai primi anni duemila, il deficit era ancora controllabile, da quella data il deficit commerciale USA ha permesso il surplus commerciale del resto del mondo. Gli USA hanno finanziato questo deficit con il loro debito pubblico. Tutti sono stati austeri, sulle spalle degli USA.

La Resa dei Conti Globale: Chi Paga se l’America Frena?

E qui arriva il punto cruciale: cosa succede se questa domanda americana dovesse ridursi significativamente, magari a causa dei dazi o di una crisi interna? Se nessun’altra grande area economica (“no one else steps up”) è pronta ad aumentare le proprie importazioni per compensare, saranno i paesi con ampi surplus commerciali (Germania, Cina, altri paesi asiatici) a dover affrontare un doloroso aggiustamento.

Come avverrà questo aggiustamento è la vera domanda. Setser vede segnali “costruttivi” in Europa, con Germania e altri paesi nordici fiscalmente solidi che sembrano disposti ad aprire i cordoni della borsa con stimoli fiscali per sostenere la domanda interna ed europea. Una mossa che aiuterebbe a stabilizzare l’attività globale.

Tuttavia, nutre forti dubbi sulla risposta dei paesi asiatici con surplus, temendo che possano adottare politiche “meno costruttive”, forse tentando di difendere i loro surplus a scapito di un riequilibrio globale ordinato.

Accordi Commerciali? Illusione. Serve domanda interna per il resto del mondo

Infine, Setser smonta un’altra illusione: quella che gli accordi commerciali possano risolvere questo squilibrio fondamentale per i grandi paesi. La risposta, afferma, è generalmente no. L’unica vera leva per i paesi colpiti da un eventuale shock della domanda USA non è cercare nuovi accordi, ma rafforzare la propria domanda interna. Un monito che risuona particolarmente attuale anche per l’Italia e l’Europa.

Del resto la domanda, di per se, non è un fattore cattivo: domanda è benesse, è investimento, è crescita. Non viviamo per creare dei surplus commerciali, per permettere a un pugno di multinazionali di creare tesori che, poi, non creano niente. Cerchiamo un po’ di sicurezza e di benesse. Non possiamo pretendere che tutto si basi sui debiti di qualcun altro.


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