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Crisi economica: gli indici previsionali della manifattura precipitano ai livelli visti con il covid

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Saldatore in fabbrica

Gli indici previsionali del settore manifatturiero precipitano in più paesi, dimostrando come ci si avvii ad una recessione reale con una secca caduta dell’attività produttiva.

Iniziamo con l’Italia: il PMI manifatturiero dell’HBOC Italia è sceso a 43,8 nel giugno 2023 da 45,9 nel mese precedente e inferiore alle previsioni di mercato di 45,3.

Il dato ha segnato il più forte deterioramento delle condizioni operative dall’aprile 2020, minato dal forte calo dei nuovi ordini e della produzione, con una contrazione della produzione che è stata la più alta degli ultimi tre anni, mentre le vendite sono scese ai minimi di otto mesi. Di conseguenza, l’attività di acquisto si è ridotta al livello più basso dal 2020.

Una nota positiva è che le imprese hanno continuato ad aumentare l’occupazione, anche se la crescita è scivolata a un ritmo marginale. Per quanto riguarda i prezzi, i costi degli input hanno registrato il calo più consistente dal 2009, mentre gli oneri di produzione hanno continuato a diminuire. Infine, le imprese hanno mantenuto prospettive positive, ma il grado di ottimismo si è moderato fino a raggiungere il livello più basso degli ultimi sei mesi. Ecco il relativo grafico

Anche gli Stati Uniti mostrano una situazione non positiva, per quanto riguarda gli indicatori previsionali manifatturieri. Il PMI manifatturiero dell’ISM negli Stati Uniti è sceso a 46 nel mese di giugno 2023, rispetto ai 46,9 di maggio e al di sotto delle previsioni di 47.

La lettura ha evidenziato un ritmo di contrazione più rapido nel settore manifatturiero da maggio 2020, con le aziende che gestiscono la produzione al ribasso a causa del perdurare della debolezza e dell’indebolimento dell’ottimismo sulla seconda metà del 2023. “La domanda rimane debole, la produzione sta rallentando a causa della mancanza di lavoro e i fornitori hanno capacità produttiva.

Ci sono segnali di ulteriori azioni di riduzione dell’occupazione nel breve termine”, ha dichiarato Timothy Fiore, presidente dell’ISM. A giugno si sono registrati cali nei nuovi ordini (45,6 contro 42,6), nella produzione (46,7 contro 51,1), nell’occupazione (48,1 contro 51,4), nelle scorte (44 contro 45,8) e nel portafoglio ordini (38,7 contro 37,5). Inoltre, la pressione sui prezzi si è attenuata (41,8 vs 44,2) e l’indice delle consegne dei fornitori è salito a 45,7 da 43,5, segno che i tempi di consegna della produzione sono nuovamente migliorati. D’altro canto, l’indice delle scorte dei clienti è sceso in territorio “troppo basso” (46,2 contro 51,4), un dato positivo per la produzione futura. Ecco il relativo grafico

USA, Italia, ma anche Germania, ormai segnalano un forte rallentamento economico, anzi possiamo parlare di crollo atteso della manifattura. Questo sarà il prodromo della recessione prima e della crisi finanziaria poi: senza fatturato chi sosterrà i debiti delle aziende di produzione che, fra l’altro, devono far fronte all’aumento dei tassi d’interesse e quindi dei costi finanziari. Non sarà un momento facile, quello che dovremo affrontare…

 

 


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