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Crisi Coronavirus: dov’è la BCE?

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Lo scorso lunedì 9 marzo 2020, sarà ricordato nella storia del mercato azionario come una delle peggiori sessioni di mercato che si siano mai viste. I cali dei mercati azionari sono stati diffusi, come si evince nelle varie analisi tecniche effettuate questi giorni.

In un momento in cui il Coronavirus continua a devastare l’Europa, soprattutto in Italia e, a poco a poco, sempre più in Spagna, Francia e Germania, si aggiunge la delicata situazione del petrolio.

La promessa di stimoli fiscali è stata accolta con ottimismo facendo salire il prezzo del barile sopra i 35 dollari lo scorso martedì, ma è ovvio che sono necessarie ulteriori misure per rendere sostenibile questa ripresa. Anche i prezzi delle azioni stanno prendendo una pausa da questa situazione e il FMI è stato sollecitato ad agire con urgenza. Detto questo, la BCE sembra invece essere di nuovo in vacanza. 

In un momento di tale incertezza per il petrolio, una scelta che sembrerebbe maggiormente ragionevole in ottica investimenti a lungo potrebbe essere quella di investire in oro. Anche se negli ultimi giorni il prezzo dell’oro ha sofferto delle cadute consistenti, dobbiamo ricordare che si tratta del bene rifugio per eccellenza e che solitamente reagisce a crisi e recessioni con lieve ritardo. 

Dopo la riduzione del tasso della Fed di 50 punti base e l’aumento del 50% dell’entità delle iniezioni di liquidità giornaliere (a 150 miliardi di dollari) in primis la Fed ha poi lanciato nella notte di Domenica 15 marzo un massiccio programma di Quantitative Easing da 700 miliardi di dollari al fine di sostenere l’economia statunitense e proteggerla dall’impatto del coronavirus, mentre la BCE… niente.

Nel frattempo, non dobbiamo dimenticare le ultime previsioni di crescita dell’OCSE in cui prevalgono i tagli alla crescita e, naturalmente, non escludo che questi tagli saranno maggiori con il passare delle settimane, a causa del caos che il Coronavirus lascerà nel vecchio continente, almeno mentre la BCE continua a non intervenire e rimane in “vacanza”.
Purtroppo, il fatto che la BCE non stia facendo nulla non è una novità, è qualcosa a cui siamo abituati ormai da tempo.

D’altra parte e nonostante tutto il ruolo di leader sui mercati è comunque assunto dal petrolio e dagli asset che risentono della sua evoluzione.

L’Arabia Saudita aumenterà la sua produzione di petrolio di 12,3 milioni di barili al giorno in aprile, 2,5 milioni in più rispetto a quanto fornito in precedenza. Queste informazioni sono raccolte dalla compagnia petrolifera statale Aramco, che a causa di questa notizia è cresciuta di oltre il 7% sul mercato azionario. Oltre ad aumentare la produzione, è stata anche annunciata una riduzione del prezzo del barile. Dobbiamo tener conto del fatto che l’Arabia estrae il greggio più leggero del mondo e il costo di estrazione, per loro, è di 7,5 dollari al barile. Il resto dei concorrenti non può nemmeno sognarsi di avvicinarsi a tale prezzo.

La scorsa settimana i prezzi del petrolio sono crollati di oltre il 30% (la loro peggior sessione dal 1991) per diverse ragioni, una delle quali è l’aumento della produzione dell’Arabia Saudita, ma un’altra ragione importante è stato il rifiuto della Russia di adattarsi al piano di adeguamento dell’offerta proposto dall’OPEC.

La situazione vissuta dal coronavirus non aiuta, la paura di alcuni di viaggiare fa sì che anche il prezzo del petrolio ne risenta negativamente.

Tutto questo potrebbe anche portare il prezzo del petrolio a livelli di 20 dollari al barile, anche se probabilmente verranno prese misure prima che questo accada.

Se queste misure non verranno adottate, l’andamento dei prezzi del petrolio dovrebbe continuare a scendere e quindi la giornata di martedì sarebbe più che altro un rimbalzo tecnico.

Aziende come Repsol vedranno i loro prezzi evolvere allo stesso modo del prezzo del petrolio stesso, per cui questo accordo tra i paesi membri dell’OPEC sembra necessario per le compagnie petrolifere.

Ciò che aiuterebbe di più sarebbe se ci fosse di nuovo un accordo tra i paesi membri dell’OPEC, un accordo che ha funzionato positivamente negli ultimi 3 anni, ma che la Russia ha deciso di rompere recentemente e, di conseguenza, l’Arabia Saudita, attraverso l’Aramco, ha deciso di agire per conto proprio. 

Non ci resta che attendere e vedere l’evolversi della situazione.


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