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Cosa farà l’Iran se falliranno i negoziati per il JCPOA

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I negoziati per il rilancio del Piano d’azione congiunto globale (JCPOA) tra l’Iran e i P5+1 (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti e Germania) sono, per usare un termine corrente, in camera di rianimazione. 

Il Ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha dichiarato che un accordo di successo richiede “realismo e determinazione” da parte di Washington. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato che un accordo è “improbabile”.

Francia, Germania e Regno Unito hanno dichiarato che si consulteranno con i loro partner in merito alla “continua escalation nucleare e alla mancanza di cooperazione” dell’Iran. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che è necessaria la flessibilità di tutte le parti.

Il capo del Mossad ha aggiunto che lo Stato di Israele non “resterà inattivo” mentre l’Iran va avanti con il suo programma nucleare.

Non sapremo mai con certezza se una parte, o entrambe le parti, hanno pensato che il conflitto fosse più redditizio del raggiungimento di un accordo e hanno lasciato che i negoziati naufragassero – incolpando l’altro, ovviamente.

Per gli osservatori internazionali l’accordo non si è detto che vi sia, e che , comunque, giunga a diventare operatico.  . E anche se ci sarà un accordo, i leader iraniani prevedono che gli Stati Uniti e l’Unione Europea (UE) imporranno nuove sanzioni prima che l’inchiostro dell’accordo sia asciutto.

Cosa farà a questo punto l’Iran , che ormai gioca su una scacchiera multipolare? In primo luogo, continuare a lavorare sul programma nucleare, ma rimanere al di sotto della soglia che spingerebbe Israele ad attaccare. Il Paese ha fatto grandi passi avanti nonostante le pesanti sanzioni, ma potrebbe essere giunto il momento di riassegnare alcuni degli scienziati e degli ingegneri a progetti civili per ampliare e rafforzare la sua debole economia e renderla più attraente per la Cina, suo partner in una partnership strategica ed economica venticinquennale da 400 miliardi di dollari, che poggerà su basi più solide se l’Iran riuscirà a introdurre le proprie innovazioni invece di limitarsi a collegare la tecnologia informatica e delle telecomunicazioni cinese. Questo riequilibrio sul civile sarebbe anche necessario per placare una fetta non secondaria della popolazione che è alle prese con gravi problemi di vita quotidiana.

In questo senso, continua a lavorare sul suo programma missilistico, descritto come “il più grande e diversificato arsenale di missili balistici del Medio Oriente”. Il programma di difesa iraniano ha recentemente ricevuto un impulso dal lancio del satellite Khayyam, che sarà probabilmente utilizzato per sorvegliare gli avversari dell’Iran.

Poi, continuare la politica dello “sguardo a est” per coinvolgere la Cina e i membri dell’Unione Economica Eurasiatica (UEE), Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Repubblica del Kirghizistan, Russia e gli osservatori Cuba, Moldavia e Uzbekistan, legami che potrebbero essere rafforzati dall’adesione dell’Iran all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai.

Nello stesso tempo Teheran continuerà a fare uno sforzo per avvicinarsi agli Emirati Arabi Uniti e all’Arabia Saudita, anche se i due Stati arabi sono clienti degli Stati Uniti e si spingeranno solo fino a dove Washington lo permetterà. Tuttavia, relazioni più strette e uno sforzo di trasparenza potrebbero moderare il potenziale di future controversie, soprattutto quando il Regno svilupperà una propria capacità missilistica balistica.

A differenza degli Stati Uniti, gli Stati laici dell’Asia centrale non hanno alcun bagaglio nei confronti della Repubblica islamica, ma saranno sensibili a un egemone regionale invadente, essendo appena sfuggiti agli imperi russo e sovietico, e positivamente allergici a un vicino proselitista. Nello stesso tempo  vedono nell’Iran un potenziale corridoio di esportazione verso l’India e il Golfo Persico, un piano B se la ventilata rotta commerciale Asia centrale-Afghanistan-Pakistan non dovesse partire. Inoltre, l’Iran ha un grande mercato giovanile di circa 85 milioni di persone e spera di quadruplicare gli scambi con l’Uzbekistan, noto produttore agricolo.

L’Afghanistan potrebbe essere la più grande sfida locale dell’Iran, poiché i due Paesi condividono un confine poroso di 900 miglia attraverso il quale transitano rifugiati e narcotici. La Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha detto del governo talebano: “La natura delle nostre relazioni con i governi dipende dalla natura delle loro relazioni con noi”, anche se Kabul, a corto di denaro, non sarà in grado di impegnarsi in politiche che richiedano grandi spese, come quella di contribuire alla sicurezza del confine condiviso.

Il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan potrebbe giustificare la strategia dell'”Asse della resistenza” di Teheran e potrebbe incoraggiare il regime a continuare a minare gli interessi statunitensi o offrire alla Cina l’opportunità di usare il suo territorio per sorvegliare le forze statunitensi nella regione.

La russa Gazprom e la National Iranian Oil Company hanno recentemente firmato un accordo da 40 miliardi di dollari per la fornitura di petrolio e gas che vedrà “Gazprom assistere la compagnia petrolifera statale iraniana nello sviluppo di giacimenti di petrolio e gas e nella costruzione di gasdotti per progetti di GNL”, probabilmente finalizzati a ottimizzare la produzione del gigantesco giacimento di South Pars che l’Iran condivide con il Qatar.

Se il JCPOA 2.0 fallisce, gli investimenti e i piani di espansione andranno avanti? Vedremo, ma l’Iran dovrebbe impegnarsi con i suoi vicini del Golfo per discutere delle reciproche preoccupazioni di difesa regionale, compresi i suoi programmi nucleari e missilistici. Gli Stati Uniti e l’Europa continueranno a opporsi a qualsiasi cosa Teheran faccia, quindi Teheran dovrebbe concentrarsi sul miglioramento delle relazioni regionali per allentare le tensioni e ridurre il rischio d’impresa nella regione.

I leader iraniani hanno obiettivi chiari da spiegare ma difficili da raggiungere: promuovere il commercio regionale che aiuterà a continuare la ripresa post-COVID nonostante le sanzioni che mirano a costringere la popolazione iraniana a ribellarsi impoverendola, ed evitare il destino dell’economia sovietica alla fine dell’Impero, che era competitiva solo nel settore delle armi e degli idrocarburi. Questo può avvenire solo attraverso un’espansione economica che vada al di fuori di questi settori e che si dedichi al benessere dei cittadini e ai beni di largo consumo. Questo non sarà un processo facile. 


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