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Conflitto ucraino: è una questione di tempo

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Dopo quattro giorni di conflitto dovrebbero iniziare presto le trattative dirette fra una delegazione ucraina e una russa al confine bielorusso-ucraino, a nord. Gli ucraini ritengono che la Bielorussia sia un paese belligerante, quindi non atto a essere sede dei colloqui, per cui c’è stata una concessione ad un incontro a metà strada, nei pressi del fiume Pripyat. Immagino una scena che include un ponte o qualcosa di simile.

Bene, c’è da sperare che si trovi un accordo che però non è particolarmente sicuro. I motivi sono diversi:

  • trattare con una forza di occupazione in un paese non è cosa ordinaria, per ristabilire la pace.
  • comunque le vere trattative dovranno svolgersi in territorio neutrale. L’Azerbaigian sembra l’area più probabile, in questo momento, perché non è membro diretto della NATO, anche se Zelensky ha indicato Varsavia.
  • Non è detto che una tregua trattata ora si riveli, appunto, che solo una tregua.

Perché gli interessi sono ancora troppo divergenti. In questo momento Putin deve chiudere, anche perchè il suo organismo militare deve avergli assicurato che le operazioni si sarebbero concluse in pochi giorni. La Prova? La chiusura degli aeroporti nel sud della Russia (oltre una dozzina e non secondari, come Soci o Volgograd) è previsto si concluda il due marzo. Ogni data successiva significa uno sfondamento dei termini previsti dalla macchina russa. Nello stesso tempo Zelensky ha un po’ meno fretta, o meglio ha fretta, ma il tempo gli è meno sfavorevole. Prima di tutto le armi  inviate dalla NATO arrivano, soprattutto i missili Stinger e armi anticarro. Con 500 missili Singer, se arrivano al fronte, fai volare ben pochi elicotteri a bassa quota. Più tempo passa, più si alzerà la qualità e la quantità delle forniture in mezzi  e armi, e più gente potrà scappare dai teatri bellici. Ovvio che Zelensky e gli ucraini abbiano interesse a chiudere presto, ma un po’ meno che rispetto a Putin. Anche perché domani mattina aprono comunque  anche in Russia le banche e non è chiaro, ora, che cosa succederà.

Per fare pressione Putin ha messo in massimo  allarme le forze di dissuasione nucleare. Questo è indice di nervosismo. Perché essere così nervosi, quando si sta vincendo così facilmente e le sanzioni non avranno nessun effetto sulla Russia (e non ne avranno, nel breve termine)? Tra l’altro la minaccia militare della NATO era uguale due settimane fa, non è cambiata di una virgola per l’aver ridispiegato una forza rapida di 5000 uomini… Evidentemente c’è la paura che domani qualcosa non vada in Russia.

Oggi vedremo come vanno i colloqui, con grande realismo.

 

 


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