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Cina: a tutto carbone per garantire la stabilità energetica. Cara Greta, per Pechino non conti nulla

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La Cina ha accelerato l’approvazione della costruzione di nuove  centrali elettriche a carbone quest’anno e, solo nel primo trimestre, ha accettato una nuova capacità a carbone pari a quasi la metà di tutta la capacità a carbone approvata per l’intero 2021, ha dichiarato mercoledì Greenpeace.

La Cina ha dato il via libera a ben 8,63 gigawatt (GW) di nuove centrali a carbone solo nel primo trimestre del 2022, pari al 46,55% di tutta la capacità a carbone approvata per l’intero 2021. Questo significa che, se prosegue con lo stesso passo, il numero di impianti approvati nel 2022 raddoppierà rispetto al 2021.

Greenpeace ha criticato la Cina per aver contribuito ancora di più al cambiamento climatico e l’ha accusata di aver usato la carta della “sicurezza energetica” per approvare più capacità di produzione di energia a carbone.

“La sicurezza energetica è diventata una sorta di parola d’ordine per il carbone, piuttosto che per una fornitura affidabile di energia”, ha dichiarato alla Reuters Wu Jinghan, responsabile delle campagne per il clima e l’energia di Greenpeace a Pechino.

Per evitare il ripetersi della crisi energetica e carbonifera dell’autunno scorso, la Cina starebbe valutando la possibilità di porre fine al divieto di utilizzo del carbone australiano, imposto nell’ottobre 2020 dopo che l’Australia aveva appoggiato la richiesta di un’inchiesta internazionale sul modo in cui la Cina aveva gestito l’epidemia iniziale di COVID. La Cina teme che il divieto dell’UE sul carbone russo – che entrerà in vigore nell’agosto 2022 – intensifichi una corsa globale all’approvvigionamento di carbone non russo che potrebbe indebolire il potere d’acquisto della Cina.

Quindi Greta non sono non ha influenzato Pechino, ma ne viene letteralmente sbeffeggiata. Mentre l’Occidente si autocondanna all’irrilevanza economica e industriale, investendo energie costose e soprattutto instabili, la Cina si sta affidando al relativamente poco costoso carbone, pur di avere una stabilità energetica. Dispiace dirlo, ma economicamente Greenpeace e Greta non sono in grado, allo stato attuale, di offrire nessuna reale alternativa che non sia continuare a dire dei no e a chiedere alla gente di soffrire caldo, freddo, fame e disoccupazione.


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