Economia
Chiude l’ultima raffineria della Scozia, a causa delle tasse sul CO2
Petrochina e Ineos chiudono l’ultima raffineria attiva in Scozia, licenziando 430 dipendenti, dopo un secolo di lavoro. La causa giace nelle tasse sulle emissioni di CO2. Tutto bene, fino a quando il regno Unito non avrà problemi nel controllo dei mari

L’unica raffineria della Scozia ha smesso di lavorare il petrolio greggio dopo 100 anni di attività, come previsto dai suoi proprietari che hanno annunciato la decisione nell’autunno del 2024.
Lo scorso settembre, il proprietario della raffineria scozzese di Grangemouth, Petroineos, ha annunciato l’intenzione di chiudere l’impianto di lavorazione del greggio, che fatica a competere con i nuovi e complessi impianti in Asia, Africa e Medio Oriente.
Petroineos, una joint venture tra PetroChina e INEOS, ha dichiarato che nel corso del secondo trimestre del 2025, previa consultazione con i dipendenti, il sito sarà trasformato in un terminale di importazione di combustibili finiti e in un hub di distribuzione.
“La raffineria di Grangemouth non lavora più petrolio grezzo”, ha dichiarato martedì Iain Hardie, responsabile regionale degli affari legali ed esterni.
“Da oggi importeremo tutti i prodotti necessari a soddisfare la domanda di carburanti per il trasporto in Scozia”, ha aggiunto Hardie.
La raffineria di Grangemouth, aperta dal predecessore della BP nel 1924, ha ampliato la sua produzione in prodotti petrolchimici negli anni ’50. Ora però l’impianto ha perso la sua funzione di raffineria, rimanendo solo un’area di stoccaggio e di lavorazioni petrolchimiche.
L’impianto, con una capacità di raffinazione di 150.000 barili al giorno (bpd), non è stato in grado di competere con le nuove e imponenti raffinerie che le principali compagnie petrolifere e i raffinatori hanno costruito in Asia e in Medio Oriente negli ultimi anni.
La chiusura della raffineria ha comportato la perdita di 430 posti di lavoro, mentre circa 70 dipendenti rimarranno a supervisionare la nuova attività di importazione di carburante presso il complesso. Petrochina e Ineos semplicemente esporteranno li i proprio prodotti.
Questa settimana Sir Jim Ratcliffe, proprietario del colosso chimico ed energetico Ineos e una delle persone più ricche della Gran Bretagna, ha invitato il governo britannico a ridurre l’onere fiscale sulle emissioni di anidride carbonica delle imprese ad alta intensità energetica.
Ineos ha dichiarato che l’azienda deve pagare 20,1 milioni di dollari (15 milioni di sterline britanniche) per i suoi obblighi nell’ambito del sistema di scambio di emissioni del Regno Unito, e questo non rende conveniente la prosecuzione dell’attività.
“Non si tratta solo di INEOS, ma di una realtà per i produttori britannici in tutto il Paese: le tasse sulle emissioni di carbonio e i costi energetici eccessivi stanno togliendo la vita al settore”, ha dichiarato martedì Ratcliffe, osservando che ‘una tassa progettata per ridurre le emissioni sta, in pratica, uccidendo la produzione, rendendo il Regno Unito più dipendente dalle importazioni e aumentando le emissioni.
Queste tasse sulle emissioni rendono più conveniente importare il carburante, piuttosto che lavorarlo in loco, facendo finta che all’estero non venga emessa CO2. Il sistema funzionerà benissimo sino alla prima crisi nel settore della raffinazione o a un conflitto militare che non renda sicuri i mari britannici. Tra l’altro il petrolio del Mare del Nord scozzese ora viene raffinato altrove.
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