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CBD: il principio attivo può comportare enormi benefici per lo sportivo, ma il suo uso è consentito dalla legge?
Si tratta di una sostanza antiossidante, antinfiammatoria e analgesica che sembrerebbe essere particolarmente utile durante le competizioni sportive, eppure si trova al centro di un importante dibattito etico
Gli effetti benefici della cannabis sono ormai noti ai più e cresce il numero degli atleti che decide di sfruttare le proprietà del CBD durante la preparazione di eventi sportivi.
Il cannabidiolo sembra aprire ad un gran numero di possibilità applicative nel mondo agonistico, seppure siano ancora molti i dubbi sollevati dall’opinione pubblica riguardo l’eticità del suo uso.
Oggi esistono molti negozi che si occupano della vendita dei prodotti derivati dalla cannabis, oltre ai CBD shop online come quello di Justbob, a cui gli sportivi possono fare riferimento per l’acquisto dei prodotti a base di cannabidiolo.
In questo articolo vedremo come il CBD può essere utile durante la preparazione agonistica e se la legge consenta o meno il suo impiego durante le competizioni.
Cannabis e sport: il CBD aiuta gli sportivi durante la preparazione atletica
La cannabis è una pianta conosciuta fin da tempi antichissimi e, nel corso della storia, le civiltà di tutto il mondo hanno imparato a sfruttarne le proprietà nutritive, antiossidanti, antinfiammatorie e analgesiche. Seppur ancora vittima di alcuni importanti pregiudizi, oggi la canapa è utilizzata sempre di più dall’industria e dalla medicina: dall’impiego estetico a quello medico sono tante le possibilità offerte da questa pianta.
Tra i settori che stanno sfruttando in maniera crescente i benefici legati all’uso della canapa abbiamo quello sportivo che, seguendo quanto scoperto dalla ricerca scientifica, la sta impiegando sempre più spesso durante la preparazione di competizioni sportive, giovando dei benefici antidolorifici e antinfiammatori legati al CBD. Ma non è tutto.
Infatti, le proprietà miorilassanti del cannabidiolo consentirebbero agli sportivi un recupero più rapido dopo sforzi fisici importanti, ottimizzando così i tempi delle prestazioni. Ma per capire meglio in che modo il CBD può essere utile nel mondo dello sport e della competizione, si deve prima avere ben chiaro quali siano i principi attivi contenuti nella canapa e quali effetti essi abbiano sull’organismo.
Tra le sostanze presenti nella cannabis, infatti, ne spiccano due:
- THC, o tetraidrocannabidolo, costituisce l’elemento psicotropo della cannabis ed è il principio attivo maggiormente colpito dalle legislazioni nazionali: ad esempio, in Svizzera, la sua quantità nella cannabis light non può superare l’1%, mentre in Italia il limite massimo è pari allo 0.2%.
- CBD, o cannabidiolo, è contenuto nella cannabis sativa ed è privo di effetti psicoattivi. Si tratta di una sostanza che non crea dipendenza e che si rivela in grado di interagire in maniera benefica con i vari ricettori del corpo umano.
Il CBD è responsabile dei principali benefici connessi all’uso di cannabis, essendo in grado di influenzare positivamente aspetti come l’umore o il sonno, con una riduzione dei sintomi connessi a disturbi più o meno gravi, come il dolore cronico o i disturbi respiratori.
È proprio il cannabidiolo quindi il principio della cannabis maggiormente utilizzato dagli sportivi, essendo in grado non solo di migliorare i tempi di recupero, ma anche di ridurre il dolore muscolare causato dallo sforzo fisico, agendo contemporaneamente su ossa e articolazioni.
Inoltre, quando si hanno dei muscoli ben sviluppati e ci si allena con intensità si verificano spesso delle microlesioni che, se non trattate efficacemente, possono poi trasformarsi in un ostacolo durante gli allenamenti. La cannabis e il CBD in particolare si rivelano ottimi alleati per ridurre l’infiammazione e permettere allo sportivo di migliorare anche la sensazione di affaticamento che caratterizza il post-allenamento.
Uso di CBD nelle competizioni agonistiche: il dilemma delle associazioni sportive
Seppure il CBD non sia considerato illegale a livello agonistico, in realtà questo principio attivo è stato al centro di un intenso dibattito: ci si è spesso interrogati sul fatto se fosse o meno etico consentirne l’uso agli atleti agonistici per migliorare le prestazioni sportive, portando l’opinione pubblica a domandarsi se il CBD potesse essere considerato in questo caso come una sostanza dopante.
Da un punto di vista normativo, a partire dal 2018, il CBD non rientra più tra le sostanze dopanti, ovvero tra quelle che, se assunte, sono considerate in grado di modificare le prestazioni degli sportivi falsificando i risultati delle gare e comportando l’esclusione dalla competizione.
Nonostante ciò, sono molte le associazioni che non considerano eticamente corretto che gli atleti possano assumere il cannabidiolo in prossimità delle gare e per questo motivo ne vietano l’utilizzo. Tuttavia, è bene chiarire che, in realtà, se si dovesse risultare positivi al CBD durante i test antidoping non ci sarebbe nessun rischio di squalifica.
Ma i risultati sportivi possono davvero essere influenzati dall’uso di CBD? In realtà c’è da capire se i benefici sul corpo siano o meno così importanti. Infatti, gli effetti del CBD non hanno una reale influenza sulle prestazioni come invece fanno le sostanze dopanti, in quanto i suoi effetti vanno a migliorare aspetti come il sonno o il dolore e la tensione. Si tratta senza dubbio di elementi fondamentali per la concentrazione dello sportivo in vista della gara, ma non riguardano direttamente le sue prestazioni.
CBD: la legge ne consente l’uso nello sport ma rimane il dubbio etico
Il CBD sembrerebbe quindi essere un principio attivo che, al di là delle polemiche in merito, viene impiegato sempre più spesso dagli atleti durante la preparazione alla competizione sportiva.
La legge quindi non ne vieta l’utilizzo e il cannabidiolo è stato rimosso dall’elenco delle sostanze dopanti, non essendo in grado di influenzare direttamente le prestazioni degli atleti. È bene chiarire che, i risultati della gara non vengono falsati e per questo motivo l’atleta che sfrutta le proprietà del principio attivo non può essere squalificato dalla competizione.
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