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Biden ha inviato ben 82 mila email da account coperti da pseudonomi, e gli archivi non li rendono pubblici

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Grazie al computer portatile di Hunter Biden e ai dati ivi contenuti, abbiamo scoperto che, mentre era vicepresidente, Joe Biden utilizzava una serie di account email con psudonimi, privati, per mandare delle email anche con delle valenze istituzionali.

Ora sappiamo che tre di essi in particolare, gli pseudonimi [email protected], [email protected] e [email protected], hanno inviato o ricevuto 82.000 pagine di e-mail, secondo i National Archives – molto più delle 33.000 e-mail che l’ex Segretario di Stato Hillary Clinton ha cancellato illegalmente dal suo server privato.

Il motivo per cui lo sappiamo è che l’Archivio si è rifiutato di fornire le informazioni ed è stato citato in giudizio tramite il Freedom of Information Act (FOIA) dall’organizzazione conservatrice no-profit Southeastern Legal Foundation.

Le e-mail stesse, che coprono un periodo di otto anni, richiederanno presumibilmente una notevole quantità di tempo per essere prodotte a causa della “portata” – e come tale, “il volume di documenti potenzialmente rispondenti è necessariamente grande”.

“La NARA (L’archivio nazionale USA) ha completato una ricerca di documenti potenzialmente rispondenti e sta attualmente elaborando tali documenti allo scopo di produrre porzioni non esenti di qualsiasi documento rispondente su base mensile”, si legge in un documento depositato lunedì nella causa.

Detto questo, secondo il documento, la NARA e i querelanti stanno cercando un modo per restringere la richiesta di documenti al fine di ottenere copie delle e-mail in modo più tempestivo, cioè prima delle elezioni 2024, per poter sapere che cosa ha comunicato sotto pseudonimo 

L’uso della posta elettronica privata da parte dei funzionari governativi per gli affari ufficiali è scoraggiato dalla legge e i funzionari come Biden sono tenuti a conservare tutte le e-mail relative al governo condotte sui loro account privati ai sensi del Federal Records Act. I motivi sono ovvi: le email private somno legati a servizi che non danno le garanzie dei server ufficiali e possono essere molto più facimente hackerati e violati, sia in entrata, sia in uscita. Inoltre chi ricopre certe cariche deve essere completamente trasparente nei propri contatti, tranne segretezza legata a motivi di sicurezza nazionale.

Il fatto che la NARA disponga di una collezione così ampia suggerisce che Biden abbia consegnato queste e-mail all’agenzia per la conservazione della storia nazionale.

Il totale rivelato dagli Archivi, tuttavia, è di dimensioni sbalorditive, superando persino il totale dello scandalo delle e-mail private più famoso della storia americana, che ha coinvolto l’ex Segretario di Stato Hillary Clinton, anch’essa coinvolta in attività governative sotto la guida di Obama. 

Finora gli Archivi nazionali non hanno fornito alcuna indicazione sul fatto che le e-mail di Biden contengano informazioni classificate, tuttavia il presidente è indagato dal consigliere speciale Robert Hur in relazione alla rimozione e alla conservazione impropria di documenti classificati durante il suo mandato di vicepresidente.

La sorprendente ammissione arriva anche quando i repubblicani stanno cercando documenti relativi agli affari della famiglia Biden in Ucraina e in altri Paesi, sollevando lo spettro della possibilità che alcune, o molte, delle 82.000 e-mail possano essere alla base di varie indagini sulla corruzione del Congresso. Tra l’altro sembrano affiorare riferimenti a telefonate intercorse fra Biden e il presidente ucraino Poroshenko in una email inviata dall’account “Robert L. Peters”. Ci saranno stati riferimenti alla famosa società “Burisma”?

All’epoca, l’alto procuratore ucraino Viktor Shokin stava indagando sulla società petrolifera Burisma Holdings per corruzione – la stessa società di cui Hunter era membro del consiglio di amministrazione.

Le loro richieste arrivano dopo che l’ex socio d’affari di Hunter Biden, Archer, ha testimoniato all’inizio del mese davanti alla Commissione di Vigilanza della Camera che il “marchio” di Joe Biden proteggeva la Burisma perché “la gente sarebbe stata intimidita a mettersi contro di loro”. –Daily Mail

In queste email ci saranno le prove per affondare la candidatura di Biden?

E soprattutto, come mai fact ckecker e doxatori vari non sono andati a cercare chi fosse dietro questi pseudonimi?


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