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BDI (imprenditori): 1 su 3 aziende tedesche potrebbe chiudere per la crisi energetica. Furia contro il ministro dell’economia Habeck (verdi)

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La BDI, associazione imprenditoriale tedesca,  ha condotto un sondaggio tra le aziende del settore  industriale. Il 58%  descrive l’esplosione dei costi energetici come “una grande sfida” e il 34% ha dichiarato che sta minacciando la propria esistenza, quindi una azienda su tre. Secondo la BDI, quasi un’azienda su 10 in Germania ha già ridotto o addirittura sospeso la produzione.

Questo vale per tutti i produttori, dai beni di consumo alle commodity ai beni specializzati. “Ogni giorno riceviamo chiamate di emergenza da aziende che sono sul punto di chiudere la produzione, anche perché questi enormi aumenti dei prezzi dell’energia non possono più essere compensati da aumenti dei prezzi per i clienti“, ha avvertito Hans Peter Wollseifer, presidente della Confederazione tedesca dell’artigianato, in un’intervista rilasciata a diversi giornalisti. Ha avvertito che la Germania potrebbe vedere più fallimenti ora che durante la pandemia COVID-19.

Ogni giorno ci sono nuovi esempi: Il produttore di carta igienica Hakle ha presentato istanza di fallimento, adducendo un aumento dei costi di produzione che non poteva essere assorbito dai prezzi al dettaglio. L’azienda siderurgica Arcelor Mittal ha chiuso due impianti di produzione nel nord della Germania e ha messo i suoi dipendenti in cassa integrazione, in modo che l’assicurazione statale contro la disoccupazione intervenga per pagare i loro salari.
La cessazione della produzione da parte di un’azienda ha solitamente conseguenze di vasta portata su altri settori dell’economia. Un caso emblematico è quello di Stickstoffwerke Piesteritz, in Sassonia-Anhalt, che non può più permettersi di far funzionare i suoi impianti di ammoniaca e li ha quindi chiusi. Questo ha portato a una carenza di “AdBlue”, la soluzione di urea che purifica i gas di scarico emessi dai veicoli diesel. Se un veicolo esaurisce il fluido, il suo motore non si riavvia fino a quando il serbatoio dell’AdBlue non viene riempito, per cui anche il trasporto di merci  con motori diesel potrebbe subire una battuta d’arresto. In Italia la Yara ha chiuso anche lei la produzione di questo prodotto apparentemente secondario, ma essenziale.

Gli economisti ritengono che la Germania si stia avviando verso una recessione – un periodo di declino economico temporaneo durante il quale il commercio e l’attività industriale si riducono, generalmente identificato da un calo del PIL in due trimestri successivi – paragonabile al crollo economico durante la pandemia COVID. Le associazioni imprenditoriali sono unanimi nel chiedere che il governo tedesco avvii immediatamente programmi di assistenza e trovi soluzioni di emergenza per l’economia.

Il governo tedesco è sempre più sotto pressione. Quanto sia sotto pressione è emerso chiaramente questa settimana, quando il ministro dell’Economia Robert Habeck, visibilmente esausto, è apparso durante un’intervista televisiva sull’emittente pubblica ZDF e gli è stato chiesto se temeva un’ondata di insolvenze. Nel tentativo evidente di far sembrare la situazione meno drammatica, ha parlato in modo incoerente, lasciando il pubblico a chiedersi se il ministro avesse capito cosa comportasse l’insolvenza, cioè il fallimento delle aziende, affermando, non lucidamente, che le aziende “Dovrebbero chiudere senza fallire”. L’ennesimo incompetente salito al potere perché bardo dell’ideologia Verde.

Due giorni dopo, parlando al Bundestag, il parlamento federale, ha promesso un maggiore sostegno al settore delle imprese. “Proteggeremo le piccole e medie imprese”, ha detto, annunciando pagamenti di aiuti per l’autunno e l’inverno, paragonabili all’assistenza fornita durante la pandemia di coronavirus. A partire da ottobre, le aziende costrette a ridurre la produzione per risparmiare gas inizieranno a ricevere una compensazione finanziaria, ha dichiarato Habeck.

L’assistenza finanziaria è prevista per un periodo di tempo limitato, in modo che le aziende possano resistere fino a quando non entreranno in vigore gli sforzi europei per contenere gli alti prezzi dell’elettricità e del gas, ha aggiunto. Sarà sufficiente? Steffen Müller, professore presso l’Istituto Leibniz per la Ricerca Economica di Halle (IWH), ha affermato che l’aumento dei prezzi dell’energia, così come l’impennata dei tassi di interesse sui prestiti, non sono un fenomeno temporaneo, ma rimarranno in vigore nel medio e lungo periodo. Non si può pensare di risolvere in tre mesi le carenze di gas, come se fosse un banale lockdown per il covid-19.  Secondo il professore sarebbe più logico fornire dei prestiti a medio-lungo termine a tasso basso o zero per la conversione energetica per le aziende. Un’idea lucida, ma convertirsi in cosa? Perché le soluzioni stanno scarseggiando…

 


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