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Banche italiane: troppi NPL, ma pochi derivati. Pagano la crisi economica permanente. Tra qualche mese sarà anche peggio

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I dati di banca d’Italia ci forniscono una buona istantanea della situazione del sistema bancario italiano, in confronto ai suoi compagni europei. quello che possiamo apprendere ci fornisce un quadro migliore rispetto al passato, ma ancora non ancora completamente adeguato alla media europea e, soprattutto, non sappiamo quanto adeguato a quello che è successo nel 2020.

A dicembre 2019 il livello medio di common equity tier 1 delle banche italiane significative (ossia quelle sottoposte alla vigilanza Bce) si è collocato al 13,9% delle attività ponderate per il rischio, valore quasi doppio rispetto a quello registrato a fine 2007. Un dato rassicurante, ma ancora non alla media europea del 15%, mentre  il coefficiente più ampio (ossia il total capital ratio, pari al 17,4% a fronte di una media europea superiore al 19%). Bisogna però ammettere che il RoE, l’indice migliore di redditività e di efficienza delle nostre banche, è allineato alla media europea, così come il grado di finanziarizzazione del sistema.

Quello che in cui il sistema creditizio italiano si differenzia dalla  media europea è  legato alle sofferenze: i crediti deteriorati italiani sul totale sono pari allo 6,7% , contro il 2,7% della media europea. Bisogna però dire che la copertura media è più elevata rispetto al resto d’Europa, con un 54% contro il 45%. Questi valori sono figli di almeno 15 anni di grave crisi economica dell’Italia che, a partire dal 2007-8, ha iniziato a vedere una grave sofferenza del settore immobiliare-edile e produttivo, generando una massa di NPL che il rallentamento economico non ha permesso ancora di digerire.

Per fortuna le banche italiane, o almeno quelle sopravvissute, non hanno molta passione per i trucchi di bilancio e per il gioco d’azzardo: le partite iscritte al “Fair Value”, cioè  i derivati ed altre partite  stimate secondo criteri contabili non riscontrati sul mercato, sono pari solo al 16% dell’attivo, contro il 30% della media europea.

Quindi, almeno fino al dicembre 2019, le banche italiane erano nella media delle banche europee, anzi, per alcuni versi,. addirittura ben superiori per una generale prudenza negli investimenti. Però restano ancora degli strascichi della crisi precedente, difficili da superare per la mancanza di crescita economica. Però sappiamo che la crisi Covid-19 ha cambiato tutto , a partire dalla totale sospensione di Basilea 3 e da un diverso atteggiamento delle autorità di controllo.

Vista la durezza con cui la crisi ha colpito il nostro paese dobbiamo attenderci un aumento sensibile degli NPL nel breve ed un calo del rapporto di capitalizzazione, soprattutto per l’esplosione dell’attivo dovuto anche agli stimoli statali. Richiamo di tornare ad una situazione di crisi simile a quella del 2013-2016.


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