Economia
L’Apocalisse dell’auto britannica: come dazi e politiche folli anno distrutto un’industria leggendaria
La produzione auto del Regno Unito è crollata a livelli mai visti dal 1949. Dazi imposti da Donald Trump, la guerra commerciale e le politiche ambientali estreme hanno distrutto un’industria. Scopri il drammatico dietro le quinte del crollo e la corsa disperata di Aston Martin.

La produzione automobilistica del Regno Unito è crollata al livello più basso dal 1949, con Aston Martin e altri giganti britannici costretti a bloccare le esportazioni verso gli Stati Uniti. La colpa? Una guerra commerciale senza quartiere scatenata dal presidente Donald Trump che ha messo in ginocchio un intero settore.
I dati, pubblicati venerdì dalla Society of Motor Manufacturers and Traders (SMMT), sono da brividi: a maggio, le fabbriche britanniche hanno sfornato appena 49.810 auto e furgoni, un crollo del 33% rispetto all’anno precedente e la peggior performance mensile in 76 anni, escludendo solo le chiusure forzate del 2020 a causa del COVID-19. Siato tornati al secondo dopoguerra, quando il Regno Unito ancora applicava i razionamenti!
Il tracollo è la diretta conseguenza dei dazi punitivi imposti da Trump sulle auto estere. Aziende storiche come Aston Martin e Jaguar Land Rover hanno dovuto sospendere le spedizioni verso gli USA già da aprile.
L’export verso l’America è precipitato del 55% a maggio, riducendo la quota di mercato statunitense dal 18% all’11% del totale delle esportazioni automobilistiche del Regno Unito. Anche le esportazioni verso l’UE non sono state risparmiate, subendo un calo del 22,5%. Del resto Jagaur ha quasi cessato le produzioni.
La Tregua Inaspettata: Un Raggio di Luce in Mezzo alla Tempesta?
C’è, tuttavia, una speranza all’orizzonte. Il 9 luglio entrerà in vigore un nuovo accordo commerciale tra Regno Unito e Stati Uniti che potrebbe allentare la morsa. In base a questo patto, gli USA ridurranno il dazio sulle importazioni automobilistiche dal 27,5% al 10% per le prime 100.000 auto prodotte nel Regno Unito e spedite ogni anno.
L’accordo, annunciato da Trump il 16 giugno durante il vertice del G7 in Canada, arriva dopo settimane di caos scatenato dalla sua “liberation day” tariffs blitz, che aveva alzato le tasse su acciaio, auto e all’alluminio importati dai partner commerciali degli Stati Uniti.
Aston Martin Sotto i Riflettori: La Caduta di un’Icona
Aston Martin, che aveva drasticamente tagliato le esportazioni verso gli Stati Uniti per via del caos tariffario, ha visto le sue azioni precipitare da 119p a meno di 60p. Sebbene il titolo FTSE 250 abbia registrato un rally di quasi il 13% il giorno dell’annuncio dell’accordo, è rimasto bloccato in una crisi persistente, chiudendo a 81p venerdì
Adrian Hallmark, CEO dell’azienda, ha ammesso che la casa automobilistica sta ora correndo contro il tempo per sfruttare la nuova finestra commerciale. “Entra in vigore il 30 giugno… quindi stiamo pianificando di fatturare vendite per un valore di tre mesi in un periodo di 24 ore”, ha dichiarato.
Nonostante tutto, Hallmark ha accolto con favore l’accordo, sottolineando che i produttori britannici sono ora “meno peggio” di alcuni dei loro concorrenti europei e non europei.
Le Pressioni Nascoste: Non Solo Dazi
Mike Hawes, CEO della SMMT, ha riconosciuto i danni inferti dalla guerra dei dazi, ma ha parlato anche di un “inizio di ottimismo per il futuro”, puntando il dito sulla tregua commerciale e sulla nuova strategia industriale del Regno Unito, che promette di tagliare i costi energetici per i produttori fino al 25%.
Tuttavia, anche prima dello scontro sui dazi, le case automobilistiche britanniche erano già sotto una pressione crescente. Il mandato ZEV (Zero-Emission Vehicle) del governo, che costringe i produttori a rispettare obiettivi di vendita di veicoli elettrici sempre più ambiziosi, ha scatenato cambiamenti strutturali nel settore.
L’anno scorso, Stellantis ha citato i costi di conformità allo ZEV nella sua decisione di chiudere lo stabilimento di Luton e di consolidare la produzione a Ellesmere Port. Ford, dal canto suo, ha tagliato 800 posti di lavoro nel Regno Unito come parte di un più ampio ridimensionamento in Europa.
“Questo accordo ha il potenziale per segnare una svolta positiva nel commercio industriale tra Regno Unito e USA, ma il suo valore a lungo termine dipenderà da molto più di un sollievo a breve termine”, ha commentato Cyril Aboujaoude, co-fondatore di Tioopo Capital. Ha aggiunto: “Una visibilità a lungo termine è essenziale, non solo per i principali produttori di auto, ma per le aziende di ingegneria di medie dimensioni e ad alta specializzazione che rappresentano il futuro dell’innovazione britannica”.
Ora molti chiedono al governo britannico di ripensare le proprie politiche ambientali, ma ormai è tardi: l’auto inglese, come quella italiana , è storia.
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