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Anche la Russia ha fame di dollari

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Nonostante la riduzione del commercio reciproco ai minimi termini, la Russia sta vedendo un aumento del valore del dollaro rispetto al rublo che è figlio di una “Fame di dollari”. Questa è causata dalla presenza comunque di un import occidentale e dal fatto che comunque c’è una fuga di capitali verso paesi dove questi vengono cambiati da rubli a dollari.

Questo si evidenzia nell’indebolimento del rublu rispetto a USD

e all’Euro

Nel frattempo si è verificato un vero e proprio crollo nel mercato dei prestiti interbancari in valuta estera.

Martedì 8 agosto, il tasso di collocamento di dollari tramite operazioni pronti contro termine presso la Borsa di Mosca è balzato a un incredibile 33% annuo: questo è il tasso a cui le banche russe erano disposte ad acquistare dollari a termine sul mercato interno.

Questo è un fenomeno a cui non si era assistito a luglio: a un tasso Fed del 5,5%, il dollaro repo in Russia il mese scorso è costato il 7-12%, afferma Andrey Khokhrin, direttore generale di Ivolga Capital, una differenza comprensibile vista la maggiore difficoltà operativa per le banche.

Ad agosto, il disavanzo valutario è fortemente aumentato. Il tasso medio di collocamento di dollari gratuiti ad agosto è volato al 18-19% annuo, sottolinea Khokhrin, aggiungendo che nell’euro c’è un “quadro simile”.

La Russia guadagna ancora più di 30 miliardi di dollari in esportazioni ogni mese, ma il 40% delle transazioni avviene “in rubli” e non porta valuta sul mercato. Quasi un terzo viene pagato in yuan, che rifluiscono immediatamente in Cina per pagare le importazioni. Anche i pagamenti bilaterali in altre valute o sono utilizzati o rimangono congelati, come accade per le rupie.

Di conseguenza: i maggiori esportatori vendono in borsa in media solo 300-350 milioni di dollari al giorno, il 60% in meno rispetto a un anno fa, quando già le relazioni internazionali con l’Occidente erano al minimo. Dato che i dati latitano e sono in ritardo c’è da pessnare che, fuori dagli “Schemi dell’export in rubli”, cioè gli export residui con pagamento obbligato in rubli, comunque progressivamente in calo, il resto della bilancia commerciale si stia avviando, per la prima volta nel XXI secolo, verso il deficit.

Dall’inizio dell’anno il dollaro è salito del 40% e questo non è il limite:  Alfa-Bank, Tinkoff, Freedom Finance e Alor Broker si attendono che questo livello possa anche aumentare, raggiungendo anche una svalutazione del 100% in pochi mesi, spinta anche dalla stretta monetaria occidentale. Quello che accadrà dopo è poco chiaro, forse anche nella Banca centrale, afferma Roman Blinov, senior trader di IC Russ-Invest.

Questo problema per il rublo sarebbe risolvibile procurandosi più rubli, magari incrementando l’export di materie prime che, sicuramente, non mancano. Bisogna però procurarsi un canale “ufficioso” che eviti la recentee stretta all’export indiretto con Mosca, e non è facile.

 


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