Attualità
Anche i parchi eolici hanno un impatto ambientale, neppure precisamente prevedibile
Nei giorni scorsi si è svolto il meeting dei paesi che si affacciano al Mare del Nord, dove si è deciso di farne “La centrale elettrica eolica dell’Europa”, facendo prevedere un mare tutto coperto di pale per sfruttare i forti venti che colpiscono la regione, oltre che iniziative di “Cattura del carbonio” ed altre amenità, il tutto in nome della riduzione dell’impatto ambientale.
Siamo però sicuri che una foresta di pale eoliche molto alte non abbia ricadute ambientali ? Secondo una ricerca di Ute Daewel, Naveed Akhtar, Nils Christiansen e Corinna Schrum pubblicata su Nature non è esattamente così, anzi, questo tipo di installazioni ha delle ricadute pesanti e non chiare. Il sommario di questa ricerca recita: l’effetto della scia del vento dei parchi eolici offshore influisce sulle condizioni idrodinamiche dell’oceano, ipotizzando un impatto sulla produzione primaria marina. Finora si sa poco della risposta dell’ecosistema alle scie del vento in presenza di grandi gruppi di parchi eolici offshore. Qui dimostriamo, attraverso una modellazione numerica, che le scie di vento associate nel Mare del Nord provocano cambiamenti su larga scala nella produzione primaria annuale, con variazioni locali fino a ±10% non solo in corrispondenza dei cluster di parchi eolici offshore, ma anche distribuite su una regione più ampia. Il modello prevede anche un aumento del carbonio nei sedimenti nelle aree più profonde del Mare del Nord meridionale, a causa della riduzione della velocità delle correnti, e una diminuzione dell’ossigeno disciolto in un’area con una concentrazione di ossigeno già bassa. I nostri risultati dimostrano che gli sviluppi dei parchi eolici offshore in corso possono avere un impatto sostanziale sulla strutturazione degli ecosistemi marini costieri su scala di bacino.
Quindi installlare una foresta di pale eoliche verrebbe ad avere delle conseguenze forti sulle correnti marine del mare del nord, con un aumento della sedimentazione carbonica della parte meridionale del mare e un rischio di de-ossigenazione del mare stesso. Questo a sua volta avrebbe delle pesanti conseguenze sulla flora e fauna marina e sul plancton con una serie di collegaamenti incrociati complessi e di difficili da modellizzare. Del resto, in generale, si sa veramente poco della dinamica degli oceani dal punto di vista climatico. Nonostante questo i paesi confinanti con il Mare del Nord hanno deciso di proseguire con un programma le cui ricadute non sono state calcolate e non sono conoscibili con precisione, ma che comunque vi saranno. E se il risultato fosse quello di rendere le coste della Germania, della Danimarca, del Regno Unito e dell’Olanda insalubri, danneggiando fra l’altro le attività ittiche? In nome dell’ambiente si è data mano libera ad apprendisti stregoni che agiscono senza sapere le conseguenze dei propri atti, né economiche nè ambientali.
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