Crisi
SOGNI DI GLORIA E BRUTTI RISVEGLI: l’intervista di Padoan sul Foglio…
L’altro Ieri il ministro Padoan è stato sulla ribalta politica con una sua mordente e complessivamente esaustiva intervista su “Il Foglio”.
Bisogna dargli atto che, per la prima volta, un ministro di un governo di sinistra, per quanto annacquata ed incerta , ha rotto il tabù delle tasse . Finalmente, come scrive, è giunto il termine di parlare di taglio del peso fiscale, da non considerarsi più come strumento perequativo, ed a questo proposito scrive :”Nelle condizioni attuali è legittimo un cambio di passo rispetto a una tradizione passata della sinistra, una tradizione che appare un po’ inaridita”.
Benissimo, chi fra gli italiani , che non sia un trinariciuto piddino, non vede con favore una presa di posizione del genere. Purtroppo nel “Magico mondo dell’Europa Unita” non si può dare senza prendere da un altro cantone. Nel caso specifico il nostro coraggioso ministro pensa di ottenere le risorse extra per gli annunciati tagli nelle imposte sulla casa (Imu prima casa e TASI) da una maggiore “Flessibilità” nella valutazione del deficit di bilancio da parte dei suoi colleghi europei dell’Eurogruppo. Questa “Flessibilità”, questo atteggiamento indulgente, è stato sinora negato al nostro Paese, basta ricordare il tentativo, ragionevole, ma respinto con perdite, di scorporare dal deficit gli investimenti. Però in Nostro pensa di avere due frecce al suo arco:
a) le riforme del lavoro, della giustizia e della scuola;
b) la riduzione della spesa pubblica.
Il primo punto ci spiega perchè il governo si sia intestardito su una serie di riforme costose dal punto di vista prima di tutto politico, quindi della coerenza di programma, che allo stato attuale hanno prodotto scarsissimi risultati. La riforma della giustizia non è stata sufficientemente mordente, per la resistenza della potentissima lobby dei magistrati, quella della scuola è tutta ancora da applicare, e quella del lavoro ha avuto alti costi previdenziali, ma scarse ricadute occupazionali.
Per quanto riguarda il secondo punto, nessuno ha dubbi che, nei meandri della spesa pubblica nazionale, si nascondano sacche di improduttività avanzata, e Padoan ha dichiarato chiaramente che “I tagli alle tasse devono essere credibili, finanziati in toto o in parte con tagli alle spese”. La domanda invece è sulla capacità di tagliare in modo secco queste malefiche golene dello spreco.
Oggi si parla senza nessun freno di applicare i costi standard delle regioni virtuose, come la Lombardia, a tutta italia, realizzando miglioramenti di produttività impressionanti e risparmi dell’ordine dei venti miliardi di euro.
L’applicazione dei costi standard è stato, ed è , uno dei cavalli di battaglia della Lega Nord da tempi immemorabili,e penso che dalle parti di corso Bellerio siano ben felici che, finalmente, le loro idee stiano sfondando al governo. Io, umilmente, vedo invece qualche difficoltà a far applicare repentinamente, questo strumento a regioni come Campania, Calabria e Sicilia. I casi sono due :
1) I costi standard omogenei non sono mai stati applicati per una semplice dimenticanza, anche se ne parlavamo ben dal 1991 nella mia università, per cui tutti i ministri economici e presidenti di regione degli ultimi 20 anni dovrebbero essere inquisiti da parte della Corte dei Conti;
2) La Norma non è applicabile dall’oggi al domani, e richiede tempi di implementazione lunghi, nel qual caso il Miracoloso risparmio di Padoan non si realizzerà.
Nel caso 2) quale sarà il risultato della riforma proposta da Padoan? Un bel taglio dei servizi in certe regioni italiane già svantaggiate, ed un taglio dei servizi al pubblico è equivalente ad un incremento delle imposte, in quanto comunque il pubblico, i cittadini, si dovranno far carico del costo.
Comunque l’articolo è ricco di spunti interessanti: vedere un ministro piddino citare Laffer può far venire un coccolone ai più. Inoltre lo stesso ministro si allinea con uno degli economisti più contestati nel nobile club dell’Eurogruppo, l’ex ministro Yanis Varoufakis, contro il dottor Schaeuble, affermando che non è possibile nessuna ulteriore cessione di potere senza la creazione di un adeguato potere politico corrispondente. Tutto questo dimostra che il Ministro Padoan è sicuramente una persona intelligente. Il che rende però ancora più incomprensibili, o colpevoli, le sue parole sull’euroexit.
Il nostro Ministro infatti ripercorre l’usurato sentiero del “Terreno inesplorato”, affermando: ” Primo punto: l’uscita è la scelta della disperazione, e l’Italia non è un Paese disperato.Secondo punto: la teoria economica si è sbizzarrita sugli scenari possibili, ma in realtà lì fuori è solo terra incognita”.
Caro Ministro, non siamo proprio d’accordo e le spieghiamo il perchè:
a) L’Italia non è un paese disperato, ma quasi: con la disoccupazione a due cifre, una disoccupazione giovanile al 40%, un PIL che, nella realtà, cresce a tassi irrisori, il nostro paese non è in grado di creare nessuna speranza per i nostri giovani. Richiamo di perdere una o più generazioni,non è questa una situazione disperata a livello di situazione bellica ?
b) La realtà al di fuori è un’incognita, come un’incognita anche superiore era l’entrata nella moneta unica. Invece nessuno si è fatto scrupoli di prendere quella nefasta decisione senza neppure il supporto di un voto popolare. Inoltre la pervicace applicazione di una politica monetaria inadatta ad alcuni territori di un’area monetaria è un terreno anch’èesso inesplorato che , come dimostra il caso greco, non può che portare a risultati drammatici.
c) Il Ministro dottor Padoan parla di terreno sconosciuto, ma lui, nella sua veste di responsabile del Fondo Monetario Internazionale durante la crisi argentina dovrebbe ben sapere quali disastri viene a portare una eccessiva rigidità monetaria simile a quella che ci siamo trovati a gestire dopo la creazione dell’euro. Infatti nel suo rapporto al termine della crisi scriveva: “Un’altra considerazione comune sfida la scelta del regime di convertibilità (leggasi di cambio fisso peso/dollaro), data la mancanza di flessibilità dei prezzi e dei salari, i flussi commerciali e la vulnerabilità agli shock esterni. Come risultato il regime di cambi fissi non ha permesso al tasso di cambio del peso di svalutarsi quando necessario” .. e … “Secondo questa analisi, la politica fiscale Argentina sarebbe stata più sostenibile se non vi fosse stato il regime di cambio fisso. Invece il blocco del tasso di cambio ha forzato un aumento del peso del debito attraverso la cancellazione nella crescita dell’export e l’ampliarsi del deficit delle partite correnti”. (da “The role of IMF in Argentina. 1991-1992.” IMF papers).
Quindi il Ministro dottor Padoan conosce benissimo le conseguenze provocate dall’introduzione dell’euro, come sa benissimo cosa succederebbe con l’uscita della moneta unica, in quanto ha già studiato sul campo i risultati relativi alla cessazione di un regime di cambi fissi. Sa benissimo la cessazione del “Regime di convertibilità” fu l’unica via per l’Argentina per risolvere i propri problemi di deficit delle partite correnti , di disoccupazione galoppante e di mancata crescita. Il Ministro dottor Padoan non è un ignorante, e neppure uno stupido, per cui il suo cocciuto rifiuto di perseguire una politica di indipendenza, o per lo meno di maggiore flessibilità monetaria appare ancora più colpevole. Speriamo che , con il tempo, la sua coscienza abbia la meglio sulle sue scelte opportunistiche, prima che la necessità dei fatti non spazzi via lui e tutti i suoi propositi europeisti.
Cosa me pensate ? Padoan modificherà la sua posizione relativamente all’euro?
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