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Referendum Costituzionale: serio rischio di brogli nel voto estero

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Chi scrive vota all’estero da anni (per inciso: la scheda non è ancora arrivata) e quindi conosce bene il sistema usato per politiche e referendum1. E’ un voto per corrispondenza, del tutto simile a quello delle recenti elezioni presidenziali austriache invalidate proprio a causa di brogli massicci del voto postale a favore del candidato di centrosinistra. Mentre per le elezioni europee si istituiscono normali seggi elettorali nelle sedi consolari italiane il sistema in uso per politiche e referendum è quello della doppia busta da inviare per posta: una con la scheda elettorale, e una all’interno della prima con il certificato elettorale nominativo. Vediamo alcune debolezze del sistema in vigore dal 2003 e mai modificato da allora nonostante le continue irregolarità.

  1. La busta con la scheda compilata si invia per posta o si deposita nella buca postale (esterna) dei consolati. Non si effettua nessun controllo di identità. Un qualunque emigrato in difficoltà può vendere la propria scheda per qualche euro e comprarsi una pizza e una birra.
  2. Le schede non gradite, ad esempio con la croce sul NO, si possono poi annullare senza problemi sporcandole in vario modo: al referendum sulle trivelle su 779.548 voti di italiani all’estero si ebbe l’8,6% di schede nulle contro lo 0,68% in Italia: tutti analfabeti? 
  3. Se poi una scheda non arriva (le missive di Equitalia arrivano sempre a destinazione mentre le schede elettorali spesso no) il consolato consegna semplicemente una nuova scheda, aprendo la strada a voti multipli e a interrogativi sul destino delle schede disperse

Storicamente ci sono stati parecchi brogli associati al voto degli italiani all’estero, brogli certificati da sentenze e descritti in dettaglio nelle confessioni dei responsabili. Ricordiamo per tutti il senatore di FI Nicola Di Girolamo, falsamente residente all’estero ed eletto nel 2008 coi voti di emigrati calabresi acquistati da una famiglia della ‘ndrangheta di Capo Rizzuto, decaduto e incarcerato dopo essere stato salvato dall’arresto dai colleghi senatori. Oppure il video del candidato australiano UDEUR pubblicato nel 2007 da Repubblica – e oggi rimosso – che mostrava una famiglia di emigrati in Australia al “lavoro” per votare centinaia di schede elettorali e sigillarle in busta (con voto per l’Unione di Prodi, per la cronaca). 

Del resto la fragilità del sistema è denunciata da anni. Per mettere le questioni in prospettiva riportiamo alcune dichiarazioni del 2010 di funzionari e politici:

Andrea Augello (Pdl), vicepresidente della Giunta per le Elezioni:

«il sistema è pieno di crepe. L’accertamento dell’elezione di un collega che non aveva i requisiti è lo specchio dell’inefficienza del meccanismo legislativo calato nella realtà». Molti problemi, spiega Augello, sono stati riscontrati nel voto per corrispondenza. «I conti non tornano – spiega il senatore – i codici sono permeabili, c’è anche un filmato che testimonia come una serie di schede siano state votate e spedite».

Luigi Li Gotti (Idv), vicepresidente della Giunta:

«La legge ha dei buchi che si annidano nella distribuzione e consegna delle schede per esercitare il voto. Spedite, ma con l’opportunità di avere una seconda scheda al consolato, se si afferma di non averla ricevuta per posta. È un sistema lacunoso che non dà garanzie su chi effettivamente esercita il diritto di voto». Nell’inchiesta che ha coinvolto il senatore Di Girolamo, «risultano centinaia di schede con il nome del senatore redatte da 3 mani, un sistema veramente falloso».

Felice Casson (Pd), membro della Giunta,

«Ci sono norme su consegna e ritiro delle schede che si prestano ad abusi e illeciti penali. Facile che qualcuno con finalità illecita si inserisca e recuperi voti in modo non lineare».

Claudio Fancelli, presidente dell’ Ufficio Centrale della Circoscrizione Estero

Nel voto degli italiani all’estero “può succedere qualsiasi cosa

Polemiche e sospetti anche sul ruolo di alcune associazioni di italiani all’estero alimentate da denaro pubblico come CGIE e Comites, che convoglierebbero il voto dei loro iscritti a seconda dello sponsor del momento.

Nessuna sorpresa quindi leggendo l’articolo del Fatto Quotidiano sull’informativa dell’ambasciatrice Ravaglia alla Farnesina circa la fragilità del sistema elettorale per cittadini residenti all’estero, che spiega i trucchetti del governo Renzi per aumentare il numero degli elettori esteri posticipando di un mese la scadenza per diventare elettori “temporanei” all’estero. 

Cari lettori, Scenari vi racconta come meglio può qualche fatto poco discusso nei media mainstream (eufemismo). Voi potrete formare la vostra opinione, magari leggendo i dati dei voti all’estero che non mancheremo di riportare nel malaugurato caso di vittoria del SI. Un giorno poi apriremo il succoso capitolo delle presstitutes come le definisce un mio amico, e di chi possiede i mezzi d’informazione nel mondo.

  1. I cittadini italiani residenti all’estero hanno ottenuto, tramite l’approvazione di due leggi costituzionali (1/2000 che modifica l’articolo 48 della Costituzione e la 1/2001 che modifica gli articoli 56 e 57 della Costituzione), di poter eleggere nella circoscrizione Estero 6 senatori e 12 deputati. In seguito la legge 459/2001 ha attuato la previsione dell’articolo 3 della legge costituzionale 1/2001 – che demandava a una legge ordinaria l’attribuzione dei seggi della circoscrizione Estero e le modifiche delle norme per l’elezione delle Camere legate alla variazione dei seggi assegnati nel territorio nazionale -, stabilendo anche che i cittadini italiani all’estero possono votare anche nei referendum abrogativi e per quelli costituzionali. Il Dpr 104/2003 ha dettato le disposizioni attuative della disciplina della legge n. 459.

 

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