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L’Agenzia Entrate minaccia i cittadini: “scoprirete il lato oscuro degli accertamenti”.

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C’erano ovviamente temi più importanti in questi giorni, per cui non ho scritto nulla sulla davvero risibile minaccia fatta dalla nuova direttrice dell’Agenzia Entrate ai cittadini italiani. Per la cronaca odio il termine contribuente! Non siamo contribuenti di nulla, siamo il popolo italiano!

La sparata è di quelle da licenziamento in tronco di un funzionario della Stato (se lo Stato esistesse ancora…). Ma nessuno ha gridato, come di consueto allo scandalo, in un clima di analfabetismo costituzionale sempre più imperante e di consueto timore reverenziale per tutto ciò che concerne l’ambito fiscale.

La vicenda verte sul sollecito bonario inviato dall’Agenzia ad alcuni cittadini (quasi 14 mila) per presunte irregolarità fiscali. La maggior parte degli italiani ha letto l’avviso bonario a mettersi in regola e sacrosantamente se ne è beatamente infischiato. Tali avvisi sono stati inviati, come al solito, con il demenziale (e gravemente incostituzionale) criterio presuntivo, che nella sostanza prevede che chi lavora debba automaticamente guadagnare. Bello il mondo nella testa della Orlandi, un’attività commerciale non può mai fallire! Si guadagna sempre. Che pacchia avere la partita iva.

Ma veniamo alla frase incriminata. Vieste le pernacchie ricevute da quasi 13000 valorosi italiani che non hanno accettato lo sciocco ricatto dell’Agenzia Entrate, la Orlandi ha tuonato: “conoscerete il lato oscuro degli accertamenti”. 

Grasse risate. Risate per tutti. Quale sarebbe il lato oscuro? Che partiranno accertamenti a casaccio in numero maggiore al solito, basati sui consueti sistemi inquisitori di carattere presuntivo che naufragano in giudizio come castelli di carte con la brezza? Ma soprattuto come si permette la Orlandi di insultare la stragrande maggioranza delle partite iva in grave difficoltà? Come si permette la Orlandi di ritenere che una pressione fiscale reale ben superiore al 50% non legittimi chiunque a considerare tali richieste economiche mere estorsioni?

Riesce difficile mantenere la continenza espositiva difronte all’arroganza di chi lavora al servizio di un fisco che agisce quale mero esecutore dell’ordine della finanza mondialista di radere al suolo l’economia italiana. Che senso ha pagare le tasse quando lo Stato fa avanzo primario togliendo, anche in deflazione, più moneta di quanta ne immette nell’economia con la spesa? Uno Stato dunque che non tassa per redistribuire ricchezza e migliorare il ciclo macroeconomico, ma che lo fa per distruggerci deliberatamente. Il prelievo fiscale, come oggi strutturato, è semplicemente un atto di guerra contro il popolo italiano e più specificatamente, nella logica generale della finanza, un atto ostile contro la personalità dello Stato: si crea un’emergenza economica con la feroce tassazione e poi si costringe il Paese a cedere sovranità.

Concetti ovvi, triti e ritriti per chi segue questo blog. Tuttavia voglio concludere queste mie righe con una semplicissima osservazione. Abbattere questo vergognoso sistema sarebbe semplicissimo. Non servirebbe manifestare o faticare, neppure scioperare. Basterebbe semplicemente non pagare alcuna tassa per sei mesi e sarebbe il game over per la finanza. Fine, basta. La democrazia ripristinata esercitando semplicemente il diritto di non cedere più all’estorsione in atto da parte degli abusivi, che hanno usurpato il potere politico in spregio a qualsivoglia principio di rappresentatività democratica.

Che il messaggio arrivi forte e chiaro: se si tira troppo la corda alla fine essa si spezza.

Avv. Marco Mori – blogger di scenarieconomici.it ed autore de “Il tramonto della democrazia – analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”. Disponibile su ibs.it – clicca qui.


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