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Economia

Zuckerberg si pente di aver ceduto alle pressioni censorie di Biden. Il testo completo della lettera

Il testo completo della lettera di Zuckerberg alla Commissione giustizia dell’Assemblea USA. un riconosicmento in forte ritardo delle ingerenze del governo Biden sulla libertà di parola

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Qui di seguito vi postiamo il testo completo della lettera di Mark Zuckerberg al presidente della Commissione Giudiziaria della Camera Jim Jordan. La commissione parlamentare sta indagando l’operato dell’amministrazione Biden e le sue interferenze sui social media all’epoca del Covid.

Il grassetto è nostro. 

 

Presidente Jordan:

Apprezzo l’interesse della Commissione per la moderazione dei contenuti sulle piattaforme online. Come lei sa, Meta ha prodotto migliaia di documenti nell’ambito della sua indagine e ha messo a disposizione una dozzina di dipendenti per le interviste trascritte. A seguito della nostra collaborazione con la vostra indagine, accolgo con piacere l’opportunità di condividere ciò che ho tratto da questo processo.

In questo momento si parla molto di come il Governo degli Stati Uniti interagisce con aziende come Meta, e voglio essere chiaro sulla nostra posizione. Le nostre piattaforme sono per tutti – ci occupiamo di promuovere la parola e di aiutare le persone a connettersi in modo sicuro e protetto. In questo senso, sentiamo regolarmente i governi di tutto il mondo e altri che hanno diverse preoccupazioni in merito al discorso pubblico e alla sicurezza pubblica.

Nel 2021, alti funzionari dell’Amministrazione Biden, compresa la Casa Bianca, hanno ripetutamente esercitato per mesi pressioni sui nostri team affinché censurassero alcuni contenuti di COVID-19, tra cui l’umorismo e la satira, e hanno espresso molta frustrazione nei confronti dei nostri team quando non eravamo d’accordo. Alla fine, abbiamo deciso noi se eliminare o meno i contenuti e siamo responsabili delle nostre decisioni, compresi i cambiamenti relativi al COVID-19 che abbiamo apportato alla nostra applicazione sulla scia di queste pressioni. Credo che le pressioni del governo siano state sbagliate e mi rammarico che non siamo stati più espliciti al riguardo. Credo anche che abbiamo fatto delle scelte che, con il senno di poi e le nuove informazioni, oggi non faremmo. Come ho detto ai nostri team all’epoca, sono fermamente convinto che non dovremmo compromettere i nostri standard di contenuto a causa delle pressioni esercitate da qualsiasi Amministrazione in entrambe le direzioni – e siamo pronti a reagire se qualcosa di simile dovesse accadere di nuovo.

In una situazione separata, l’FBI ci ha avvertito di una potenziale operazione di disinformazione russa sulla famiglia Biden e sul Birmania, in vista delle elezioni del 2020. In autunno, quando abbiamo visto un articolo del New York Post che riferiva di accuse di corruzione che coinvolgevano la famiglia dell’allora candidato democratico alla presidenza Joe Biden, abbiamo inviato l’articolo ai fact-checkers per una revisione e l’abbiamo temporaneamente declassato in attesa di una risposta. Da allora è stato chiarito che non si trattava di disinformazione russa e, a posteriori, non avremmo dovuto declassare la storia. Abbiamo modificato le nostre politiche e i nostri processi per assicurarci che questo non accada di nuovo – per esempio, non declassiamo più temporaneamente le notizie negli Stati Uniti in attesa dei fact-checker.

Oltre alla moderazione dei contenuti, vorrei parlare dei contributi che ho dato durante l’ultimo ciclo presidenziale per sostenere l’infrastruttura elettorale. L’idea era quella di assicurarsi che le giurisdizioni elettorali locali in tutto il Paese avessero le risorse necessarie per aiutare le persone a votare in sicurezza durante una pandemia globale. Ho effettuato questi contributi attraverso la Chan Zuckerberg Initiative. Sono stati concepiti per essere apartitici – distribuiti tra le comunità urbane, rurali e suburbane. Tuttavia, nonostante le analisi che ho visto dimostrino il contrario, so che alcune persone credono che questo lavoro abbia favorito un partito piuttosto che un altro. Il mio obiettivo è quello di essere neutrale e di non giocare un ruolo in un senso o nell’altro – e nemmeno di sembrare che stia giocando un ruolo. Quindi non ho intenzione di dare un contributo simile in questo ciclo.

Con rispetto,

/s/ Mark Zuckerberg

Qualche nota

Del senno di poi son piene le fossa: francamente chi ha avuto il profilo bannato per colpa della politica fi FB sul Covid, imposta dall’amministrazione Biden, e non solo, con questa lettera ci fa ben poco. Sarebbero necessari comportamenti conclusivi, cioè risarcimenti, che non vedanno probabilmente mai. Quando Musk ha acquistato Twitter/X ha restituito nomerosi profilo, anche se non tutti.  Facebook intende fare qualcosa?

Chi il coraggio non l’ha, non se lo può dare. Zuckerberg si rivela un uomo la cui caratteristica principale non è il coraggio. Si è piegato immediatamente a Biden, salvo ora ammettere, quando il presidente è in dismissione, di essersi sbagliato. Nello stesso tempo non ha fatto nulal di pratico per  opporsi al DSA/DMA europeo in nome della libertà di parola. Non si sono sentite molte parole a favore di Durov.

I Fact Checker non devono essere limitati, devono sparire. Questi enti intermedi, costosi fra l’altro, si arrogano di dire ciò che è vero o falso anche quando non hanno nessuna comptenza in materia, come ben dimostra il caso italiano, con geometri che hanno giudicato testi scentifici. La loro figura, spesso distorta da pregiudizi politici, non può essere corretta e deve solo essere cancellata. Note di X è un grande passo avanti rispetto ai Fact Checker, con una valutazione collettiva dei post, ma è migliorabile.

Insomma c’è moto da rifare in Meta, se veramente vuole parlare di Libertà d’Espressione. Se no resterà, con Instagram, il social media dei gattini e delle influencer, sempre più generate da AI. Contenti loro.

Un’ultima nota: il fatto che proprio ora il CEO di Meta trovi il coraggio di dire quello che ha detto è indicativo che i sondaggi elettorali non sono esattamente quelli che vi dicono i media italiani…


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