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Cultura

Varsavia, le trasformazioni di una città fenice ed emblema di un paese

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Lungo le rive del fiume Vistola, il fiume più lungo della Polonia, si susseguono le novità e la capitale polacca ne è il paradigma, riflettendosi nelle sue acque. Varsavia è una città emblematica dei cambiamenti di un secolo, una città fenice, vi si respira un certo dinamismo come è ormai raro percepire in altre città europee, strette dalla crisi, in cui il passato storico sembra a volte essere un peso piuttosto che una risorsa  e una base per ripensare se stesse. Appena usciti dalla stazione principale della città, Warszawa Centralna, punto di arrivo di molti viaggiatori, si è subito colpiti dai grandi vuoti urbani e dagli ampi viali socialisti a cui si contrappone innanzitutto l’enorme  e compatta massa del Palazzo della Cultura e della Scienza (Palac Kultury i Nauki), dono di Stalin alla città nel 1952. Il palazzo viene difatti denominato dai cittadini come “la torta nuziale di Stalin” e spicca nello skyline con i suoi 231 metri e le sue 3288 stanze, ormai diventato un simbolo ed un elemento di orientamento, scevro per le nuove generazioni dal significato di oppressione originario.

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Intorno ad esso è sorto il distretto finanziario e commerciale della capitale, irto di svettanti grattacieli, centri commerciali e immancabili Mc Donald’s. Anche Varsavia, come tutte le metropoli globalizzate, si sta affrettando ad aggiungere al suo profilo urbano nuovi grattacieli griffati dalle immancabili archistar del momento. L’ultimo arrivato , in via di completamento, è la torre residenziale “Zlota 44” di Daniel Libeskind, originario della città, mentre sulla carta troviamo anche un grattacielo griffato Zaha Hadid, dalle improbabili forme curvilinee.  Intanto fervono i lavori di costruzione della seconda linea della metropolitana da Est a Ovest che si aggiungerà a quella esistente che va da Nord a Sud.  L’aspetto paradossale da un punto di vista di significato è la vicinanza fra  la tipologia del grattacielo e un edificio tipico socialista, un cosiddetto “edificio alto “, come le “sette sorelle ” a Mosca che abbiamo trattato su questo sito in un articolo precedente (“Mosca, dall’ URSS alla nuova Russia”). Difatti tali edifici erano stati pensati dal “grande architetto” Stalin come una risposta socialista e una sfida culturale allo skyscraper americano. Nella Varsavia di oggi questi simboli si ergono fianco a fianco, manifestazione in chiave architettonica della nuova trasformazione della città, in cui i simboli di un passato a volte dalle tinte fosche convivono con i paradigmi del nuovo capitalismo globalizzato.

La Polonia di oggi sembra cavalcare questa dicotomia e ricavarne nuova linfa vitale, motivo forse del fascino ammaliante delle sue città e della Capitale; un paese schiacciato nella storia dai suoi ingombranti vicini, Germania e Russia, spogliato delle sue risorse e dalle evidenti ferite, sembra ritrovare entusiasmo. Il paragone con la mitica fenice non è azzardato, Varsavia venne quasi completamente distrutta a seguito dell’ Insurrezione contro i Nazisti il 1 Agosto del 1944, ridotta ad un cumulo di macerie, e il centro storico poi fedelmente ricreato in quella che ad oggi è una delle più grandiose operazioni di ricostruzione mai realizzate. In un paese in cui non c’era nulla l’attrattiva per gli investitori esteri è stata forte ed oggi la Polonia è considerata uno dei paesi più dinamici d’ Europa, sia grazie ai notevoli fondi europei di cui ha beneficiato ,da cui in parte dipende ma di cui ha saputo fare buon uso, sia grazie a una stabilità nei conti pubblici e al mantenimento della propria moneta, lo Zloty, oltre che costi bassi e manodopera qualificata. La volontà di adesione all’euro serpeggia fra i politici ma la contrarietà della popolazione e la situazione critica dell’ eurozona invitano però alla cautela e al momento il paese non ha urgenza, preferendo porsi come osservatore. Bisogna capire come la vicinanza con la Germania possa influire sulle politiche future, non resta che aspettare il 2015, possibile data di adesione all’euro. Intanto  Berlino e Varsavia sono sempre più vicine, anche fisicamente e culturalmente. Un treno espresso le collega in poche ore e la somiglianza fra le due città è evidente, entrambe martoriate dalla storia e entrambe risorte, entrambe città cantieri dedite a colmare i propri vuoti, entrambe laboratori  artistici  e realtà socio – economiche particolari nel contesto dei rispettivi paesi.

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