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USA: LA CINA HA TENUTO SEGRETO IL COVID PER ACCUMULARE SCORTE DI MASCHERINE. Il resto del mondo lasciato nei guai

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Secondo un report della Homeland Security riportato da AP il ritardo nella distribuzione delle informazioni da parte della Cina sul virus non è stato casuale, ma figlio di una strategia  ben precisa per concentrare gli acquisti di attrezzature e beni necessari senza opposizioni esterne o concorrenza.

Al centro dell’attenzione è il ritardo fra la prima comunicazione relativa alla malattia ed il momento in cui ne è stata certificata la trasmissibilità da persona a persona. La prima comunicazione è stata il 31 dicembre, la comunicazione della trasmissibilità interumana al 21  gennaio. In questi 21 giorni le autorità cinesi avrebbero disseminato una cortina fumogena con la quale avrebbero provveduto ad accumulare mascherine ed altro materiale protettivo prodotti internamente, che avrebbe utilizzato per la sicurezza dei propri cittadini. Questa sorta di super ordine di requisizione si sarebbe anche allargato fuori dai confini della Repubblica Popolare a tutte le fabbriche nei paesi anche limitrofi sotto controllo cinese.

L’operazione avrebbe avuto successo e sarebbe stata anche alla base della strategia di contenimento applicata da Pechino, ma avrebbe avuto come conseguenza quella di lasciare tutto il resto del mondo scoperto, senza tutele , senza protezione nei confronti del virus. poi più furbi ,come l’Italia, avrebbero addirittura aiutato il Partito Comunista Cinese inviandogli delle riserve di carattere strategico di DPI.

Quindi il ritardo non sarebbe sottovalutazione dell’infezione, ma una politica voluta per poter sconfiggere sul tempo gli acquirenti di prodotti strategici e poter chiudere le frontiere al loro export  senza neanche dirlo in modo ufficiale. Questo discorso sarebbe poi da integrare con gli attacchi fatti dal Segretario di Stato Pompeo che accusa esplicitamente il laboratorio di Wuhan di essere stata l’origine del Covid-19 ed attacca la Cina per aver tenuto il tutto segreto. Si tratta dell’ennesimo passo di una guerra fredda da Occidente e Cina che ormai è più che strisciante e che vede il regime di Pechino rispondere in modo duro e diretto. Una nuova forse spinta verso la De-Globalizzazione, cioè la fine di quel processo che si ha ridotto il prezzo dei prodotti, ma ha anche devastato il settore industriale occidentale. Un processo inverso il cui rischio è inflazionistico, ma sembra completamente inevitabile.


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