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Università ancora in difficoltà tra abbandoni e pochi laureati: il report

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Nonostante la fine della pandemia, la crisi dell’università continua. Non basta infatti il miglioramento della produttività dei ricercatori, l’aumento dei beneficiari del diritto allo studio e il numero stabile degli immatricolati. A preoccupare è il numero sempre crescente di abbandoni e i pochi studenti che riescono a laurearsi, oltre ai divari territoriali e alle differenze di genere.

I dati del rapporto ANVUR

Come emerge dal Rapporto sul sistema della formazione superiore e della ricerca dell’ANVUR, l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, la crisi dell’università italiana non è ancora finita. Nonostante il numero di studenti sia aumentato del 10,3% rispetto a dieci anni fa, arrivando a 1,9 milioni di iscritti con 331 mila immatricolati, sono ancora moltissime le difficoltà da risolvere, a partire dai tanti abbandoni fino ad arrivare al problema della mobilità territoriale.

Secondo il report, infatti, il tasso di abbandono tra il primo e il secondo anno di triennale è aumentato notevolmente, arrivando al 14,5%. Numeri preoccupanti, soprattutto se paragonati a quelli degli altri Paesi europei. Anche per quanto riguarda il numero di laureati la situazione non è delle migliori: solamente il 28,3% della popolazione tra i 25 e i 34 anni riesce a ottenere il titolo, rispetto alla media OCSE del 47,1%.

Dai dati emerge poi la tendenza degli studenti a spostarsi verso gli atenei del Nord e del Centro Italia, a discapito delle università del Sud e delle Isole, che hanno visto ridursi il numero di iscritti ai propri corsi di studio.

Cresce invece il numero di iscritti alle università telematiche, che dall’anno accademico 2011-2012 al 2021-2022 sono passati da 44 mila a 224 mila, rappresentando quindi l’11,5% degli studenti universitari totali.

 

 

Come aumentare l’attrattività dell’università

Quello degli abbandoni universitari è un problema che da tempo in molti cercano di risolvere, proponendo soluzioni e valide alternative. A questo proposito, Talents Venture, la società di consulenza e di sviluppo di soluzioni a sostegno dell’istruzione universitaria, ha pubblicato uno studio sulle cose da fare e non fare per attrarre studenti all’università.

Dopo aver analizzato il contesto di riferimento, riportando i dati sul tasso di transizione all’università e sulla differenza di iscritti tra il secondo e il primo anno, la ricerca si sofferma su ciò che spinge gli studenti ad abbandonare gli studi, esaminando cosa funziona nell’orientamento in entrata e cosa invece andrebbe cambiato. Se a preoccupare gli studenti è la poca chiarezza sulle vocazioni e sulle inclinazioni personali, così come la difficoltà di scegliere tra le tante offerte disponibili, l’aspetto che invece attira gli studenti riguarda le agevolazioni economiche e gli sbocchi occupazionali, ma anche la possibilità di frequentare le lezioni online. Un fatto, questo, già anticipato e testimoniato anche dal rapporto dell’ANVUR.

Per questo motivo, l’università telematica rappresenta un valido modo per attirare gli studenti nel mondo accademico. Tra maggiore flessibilità, più stimoli e costi più bassi, l’università online è infatti una vera e propria soluzione all’abbandono universitario. Per chi fosse interessato, è possibile reperire sul web tutte le informazioni specifiche sui costi convenienti delle università online: dalla tassa d’iscrizione – che negli atenei telematici è fissa, al contrario delle università frontali in cui è calcolata in base all’ISEE – alle rette annuali e regionali, passando per le agevolazioni e le borse di studio erogate. Bisogna considerare, inoltre, che non solo le spese per i libri vengono completamente abbattute – in quanto i materiali didattici sono disponibili interamente online – ma che anche i costi legati a vitto, alloggio e spostamenti possono essere risparmiati, dal momento che le lezioni sono in modalità e-learning”.

Oltre a questo, per trattenere gli studenti negli atenei sarebbe poi necessario introdurre delle borse di studio, delle attività di tutoraggio e di inserimento nel mondo del lavoro, ma anche dei sostegni psicologici.

La componente psicologica è infatti molto importante: secondo lo studio di Talents Venture, il 32% delle donne e il 19% degli uomini prova stati d’animo negativi durante la scelta dell’università. Per questo motivo, avere un supporto psicologico durante l’orientamento e nel corso del periodo universitario può essere un vero e proprio valore aggiunto sia per gli studenti che per gli stessi atenei.

 


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