Politica
Trump-Putin : Pace in Ucraina, non cessate il fuoco. La scettica Europa cercherà di sabotare?
Donald Trump annuncia un’intesa imminente con Vladimir Putin per fermare la guerra. Sul tavolo il controllo del Donetsk per Mosca e garanzie di sicurezza “stile NATO” per Kyiv. Ma l’Europa, guidata da Meloni e Merz, frena e pone condizioni invalicabili.

Un accordo di pace per l’Ucraina potrebbe essere a un passo. Il presidente americano Donald Trump si è detto “molto soddisfatto“ dei negoziati con Vladimir Putin, delineando un’intesa che sembra modellata sulle richieste di Mosca ma che include, a sorpresa, significative garanzie di sicurezza per Kyiv. Mentre Washington spinge per una soluzione rapida, l’Europa osserva con un misto di speranza e profonda cautela, ponendo condizioni precise per evitare passi falsi.
I termini dell’accordo proposto
Secondo quanto emerso, Vladimir Putin sarebbe disposto a congelare la linea del fronte nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia. In cambio, però, esige il pieno controllo sull’oblast di Donetsk, confermando le sue richieste precedenti.
La vera novità risiede nell’apertura del Cremlino a garanzie di sicurezza per l’Ucraina, descritte come simili a un “articolo V della NATO”, che verrebbero fornite dagli Stati Uniti. Questo segna un cambiamento di posizione significativo rispetto alla richiesta di disarmo totale dell’Ucraina e chiama in causa direttamente Washington, che invece voleva sgabciarsi. Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha aggiunto che la Russia avrebbe persino proposto di includere Francia, Regno Unito e Turchia in questo ombrello protettivo.
Putin ha ribadito le sue condizioni storiche: la tutela della popolazione russofona e della Chiesa ortodossa russa in Ucraina. Tuttavia, ha respinto l’idea di un semplice cessate il fuoco, temendo che possa permettere alle forze armate ucraine di riorganizzarsi per cui è Pace o niente. Il leader russo preferisce puntare direttamente a un “trattato di pace definitivo“, un approccio che trova il pieno appoggio di un Donald Trump desideroso di chiudere rapidamente quello che considera il suo capolavoro diplomatico.
L’agenda appare già serrata: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è atteso a Washington lunedì, mentre un vertice trilaterale potrebbe tenersi già mercoledì o giovedì. Trump è convinto che un accordo sia raggiungibile “in una settimana”. Per accelerare i tempi, Putin si è detto pronto a restituire 6.000 corpi e a liberare 1.000 prigionieri. “Bisogna fare in fretta e firmare”, ha insistito Trump con i suoi interlocutori europei.
La reazione cauta dell’Europa
Nonostante i ringraziamenti formali a Trump per i suoi “sforzi di pace”, i leader europei hanno sollevato numerose perplessità. Dal Primo Ministro olandese Mark Rutte al Segretario Generale della NATO, molti dubitano delle reali intenzioni di Mosca e dell’opportunità di un vertice senza un preventivo cessate il fuoco.
Giorgia Meloni ha espresso chiaramente il timore europeo: “Non rischiamo di farci ingannare se precipitiamo le cose?”. La premier italiana ha chiesto garanzie solide contro una potenziale nuova offensiva russa. Una delle questioni più spinose riguarda la linea di contatto da congelare: sarà quella attuale o quella al momento della firma dell’accordo? Una domanda a cui Trump ha risposto in modo evasivo, sottolineando ancora una volta la necessità di un trattato di pace rapido, proprio mentre le forze di Putin continuano ad avanzare sul campo.
Per placare i timori, il presidente americano ha offerto rassicurazioni, affermando che Washington fornirà le garanzie necessarie e che, secondo Mosca, anche Cina e Turchia sarebbero pronte a contribuire, una dichiarazione che ha suscitato forte scetticismo a Bruxelles riguardo al ruolo di Pechino , che entrerebbe dirfettamente sullo scenario europeo. Una conseguenza dell’incapacità politicia europea.
La visione di Washington e le pressioni su Kyiv
Per Donald Trump, il cambio di passo di Putin sarebbe il risultato diretto della pressione economica esercitata sull’India. L’annuncio di possibili dazi del 50% sulle importazioni di idrocarburi russi da parte di Nuova Delhi avrebbe spinto il leader del Cremlino a cercare immediatamente un incontro, privandolo di uno sbocco finanziario cruciale per la sua macchina bellica.
Di fronte a un’avanzata russa che produce munizioni in grande quantità e dispone di un vasto numero di uomini, l’urgenza di negoziare è dettata anche dal deterioramento della situazione militare ucraina. La palla passa ora a Zelensky, che si trova a dover rispondere a quella che viene percepita come una nuova flessibilità da parte di Putin.
L’onere della prova ricade su Kyiv, a cui si chiede di accettare compromessi significativi. Tra questi, una possibile riduzione delle forze armate, modifiche legislative per bandire la glorificazione di collaborazionisti nazisti della Seconda Guerra Mondiale, la rimozione dell’obiettivo di adesione alla NATO dalla Costituzione e, infine, il riconoscimento della nuova realtà territoriale.
Le linee rosse dell’Unione Europea
In risposta alla fretta americana, l’Europa ha reagito con una dichiarazione congiunta firmata da otto leader, tra cui Ursula von der Leyen, Emmanuel Macron, Giorgia Meloni e il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Con abile diplomazia, hanno ripreso le stesse parole di Trump (“non ci sarà un accordo finché non ci sarà un accordo”) per frenarne l’ottimismo e fissare paletti invalicabili.
Il primo messaggio è chiaro: nessun accordo senza Zelensky. L’Europa si è detta “pronta a lavorare” per un vertice trilaterale, ma con il “sostegno europeo”, invitandosi di fatto al tavolo dei negoziati, anche se non è detto che sarà presente.
Inoltre, pur accogliendo con favore la proposta di garanzie di sicurezza, l’UE ha posto le proprie condizioni: nessuna restrizione dovrà essere imposta alle forze armate ucraine o alla loro cooperazione con paesi terzi, escludendo di fatto le richieste russe di smilitarizzazione. Infine, un punto non negoziabile: “La Russia non può porre il veto all’adesione dell’Ucraina all’UE e alla NATO”. E se la Russia e gli USA raggiungessero, con Zelensky presente, un accordo diverso? Avremo paesi europei che interverranno militarmente contro la Russia?
Il dubbio finale, che riassume tutte le incertezze, è stato sollevato da Zelensky: “Gli Stati Uniti imporranno più sanzioni e forniranno più armi se Putin non rispetterà l’accordo?”. La risposta evasiva di Trump (“Dovremo discuterne. Ci vediamo lunedì”) lascia aperti molti interrogativi, mentre il futuro dell’Ucraina si decide in un delicato e rischioso equilibrio tra la fretta di Washington e la prudenza di Bruxelles.
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