Economia
La Delusione di Trump e la Bunker Buster Economica: Minaccia o Realità per il Mercato Globale?
Dopo il “molto deluso” di Trump da Putin, il Senatore Graham spinge per dazi del 500% sulla Russia. Minaccia o bomba economica reale? Scopri le conseguenze drammatiche per l’Italia e il mondo.

Il Presidente Donald Trump ha rivelato una “profonda delusione” per il suo recente colloquio telefonico con il Presidente russo Vladimir Putin.
L’abituale ottimismo di Trump, noto per le sue dichiarazioni su colloqui “bellissimi”, ha lasciato il posto a un’insolita chiarezza: “Non penso che [Putin] stia cercando di fermarsi, ed è un peccato”.
Questo cambio di tono, unito alla proposta del Senatore Lindsey Graham di imporre dazi massicci del 500% sulle importazioni di risorse energetiche o minerarie dalla Russia, solleva interrogativi cruciali sul futuro delle relazioni internazionali e sull’economia globale.
La “Bunker Buster Economica”: una minaccia o reale possibilità?
La proposta di Graham, definita una “bunker buster economica” contro paesi come Cina e India che continuano a importare risorse russe, sembra una mossa audace. Tuttavia, l’amministrazione Trump ha finora mostrato una certa riluttanza ad adottare misure così estreme. Secondo il Wall Street Journal, la Casa Bianca starebbe esercitando pressioni sul Senato per attenuare la legislazione, trasformando il “deve” (“shall”) in un più discrezionale “può” (“may”) nel testo del disegno di legge. Sarebbe un’arma di più per il Presidente, non un obbligo.
La reticenza di Trump è comprensibile. Il Segretario di Stato Marco Rubio ha affermato che tali misure potrebbero persino far deragliare il processo di pace in Ucraina. Inoltre, imporre dazi del 500% a nazioni come Cina e India, che assorbono circa il 70% del petrolio russo, equivarrebbe a colpire duramente anche l’economia americana, destabilizzando catene di approvvigionamento globali già fragili, soprattutto in settori chiave come quello farmaceutico, tessile e IT.
Allo stesso tempo però paesi come l’India potrebbero rinunciare direttamente ad acquistare il petrolio russo, anche considerando che già avevano ridotto fortemente gli acquisti di petrolio russo quando le istituzioni finanziarie indiane erano state minacciate di sanzioni secondarie.
Il dilemma di Trump: Pragmatismo Economico vs. Pressione Geopolitica
La storia di Trump è costellata di mosse “improvvise e stupefacenti” in campo tariffario. Tuttavia, in questo caso, il contesto è più complesso. L’attuale amministrazione è impegnata in delicati accordi commerciali con Cina e India, accordi che verrebbero seriamente compromessi da dazi così elevati. Trump è soddisfatto dei progressi fatti su questi fronti e non sembra intenzionato a “scuotere la barca” in un momento così delicato.
Sebbene non sia da escludere un ritorno alla pressione tariffaria in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, è improbabile che si arrivi a livelli così controproducenti come quelli proposti da Graham. L’obiettivo principale di Trump, in questo scenario, non sembrerebbe quello di bloccare le importazioni energetiche russe in senso assoluto, quanto piuttosto di utilizzare la minaccia dei dazi come leva negoziale. Non a caso, è stato sorprendentemente tollerante riguardo all’acquisto di petrolio iraniano da parte della Cina, nonostante i suoi precedenti decreti volti a ridurre a zero le esportazioni di Teheran.
La Conclusione Prospettica: Bluster o Bomba?
Alla luce della palese resistenza dell’amministrazione Trump e delle implicazioni economiche e geopolitiche estreme, è altamente improbabile che la “bunker buster economica” venga applicata nella sua forma originale. La Casa Bianca preferirà probabilmente continuare a spingere per un indebolimento della legislazione. La stessa proposta di Graham di esentare i paesi che aiutano l’Ucraina suggerisce una consapevolezza delle conseguenze negative.
Molto più plausibile è che il disegno di legge rimanga un’arma di pressione diplomatica, una “minaccia” più che un’azione concreta. Trump potrebbe voler dimostrare la sua fermezza dopo il colloquio deludente con Putin, ma senza compromettere gli interessi economici statunitensi e le complesse relazioni commerciali internazionali. L’opzione economica faceva parte fin dall’inizio delle aleternative di Trump e non va in disaccordo con la fine degli aiuti militari. Sicuramente l’ultima telefonata deludente ha smosso qualcosa in Trump, che oggi ha sentito anche Zelensky, ma dovremo sicuramente aspettare dopo il quattro luglio per sapere cosa.
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