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TERREMOTO: PARETO E KONDRATIEFF RIVISITATI

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L’economista italiano Vilfredo Pareto (1848 -1923) descrisse l’aggregato economico come qualcosa di vivo, che vibra costantemente, agitato da oscillazioni più o meno estese che risultano dai movimenti vibratori delle sue molecole. Se ad un dato momento un gran numero di queste oscillazioni si manifesta nello stesso senso i loro effetti sovrapponendosi danno come risultante una oscillazione di grande ampiezza: si osserva allora, in economia, un fenomeno simile a quello della risonanza in fisica, quando ad esempio bicchieri di cristallo raggiunti da vibrazioni sincrone si infrangono. O quando la risonanza di frequenze di vibrazione sempre più ampie del vento fa crollare un ponte, come accade nel 1940 al famoso Tacoma bridge.

Le crisi per Pareto sono un fenomeno di risonanza: vibrazioni sempre più intense provocano, alla fine, il crollo dell’intero edificio economico. Mentre in fisica le vibrazioni si misurano in secondi o in ore, quelle economiche in decenni. Cosa le provoca? Secondo Pareto, eccessi di produzione al di la dei limiti del risparmio con relative immobilizzazioni di capitale che poi devono essere liquidate, alternati a eccessi di consumo per l’abuso del credito. Il movimento oscillatorio e sempre più ampio di due opposti fenomeni, alla fine, fa erompere la crisi.

Se l’economista italiano, che scriveva prima della Grande depressione del 1929, fosse andato oltre l’analogia, approfondendo, avrebbe aperto un campo di studi fecondo. Gli economisti successivi preferirono, invece, dedicarsi alla fatua, unilaterale e fallace teoria della domanda aggregata che ignora, per dirla con Pareto, la mutua dipendenza dei fenomeni in virtù della quale l’effetto reagisce a sua volta con la causa. Tuttavia l’economista russo Nikolai Dimitrievich Kondratieff (1892 -1938), forse influenzato dall’economista italiano, descrisse il ciclo economico come il risultato di oscillazioni o «onde lunghe» (le onde di Kondratieff), della durata di circa 50/60 anni. Combinando l’intuizione di Pareto con la metodologia di Kondratieff, attualizzata, non è difficile prefigurare la catastrofe che incombe.

Risonanza economica
Si ha risonanza economica quando la frequenza di oscillazione dei prezzi coincide con quella del tasso di interesse e innesca il ciclo inflazione/deflazione, le due «forze tettoniche» dell’economia. Innanzi tutto bisogna ricordare che il tasso di interesse varia in relazione diretta con il livello dei prezzi e in relazione inversa con i valori monetari del capitale, ossia i valori finanziari. Quando i prezzi salgono, i creditori per compensare la perdita di potere d’acquisto dovuta all’inflazione richiedono ai debitori un compenso nella forma di aumento del tasso interesse. Ma l’aumento dell’interesse riduce i valori finanziari. Tipico è il caso dei titoli obbligazionari. Nella deflazione, al contrario, i prezzi diminuendo trascinano al ribasso anche l’interesse, ma la sua riduzione fa aumentare valori finanziari. La fase ascendente del ciclo di Kondratieff, caratterizzata dall’espansione del credito e della produzione provoca inflazione facendo aumentare il tasso di interesse e diminuire il corso dei titoli finanziari. Sono gli speculatori a innescare questa fase sbarazzandosi dei titoli finanziari e acquistando commodities (materie prime industriali e alimentari) i cui prezzi, presto o tardi si riverberano sui quelli al consumo. Ma quando l’inflazione si acutizza, gli speculatori prevedendo la crisi, procedono in modo opposto: vendono commodities e investono la liquidità in bond governativi, considerati l’investimento più sicuro. Il prezzo dei bond aumenta e l’interesse torna a calare mentre l’onda deflazionista purga l’economia dai precedenti eccessi inflazionisti attraverso i noti fenomeni di restrizione del credito, liquidazione degli investimenti e ripudio dei debiti privati. Le correnti speculative amplificano l’oscillazione dal settore delle commodities a quello dei bonds e poi all’inverso, provocando risonanza. La causa originaria non risiede nello spostamento dei flussi monetari, ma nella manipolazione del tasso d’interesse. Quest’ultimo infatti, che rappresenta il criterio della scelta degli investimenti, dirige i flussi da un settore all’altro. Nella fase deflazionista, la banca centrale combatte la discesa dei prezzi abbassando il tasso di interesse per stimolare la crescita; in quella inflazionista lo alza per raffreddarla, ma ottiene sempre risultati opposti perché se ha il potere di fissare l’interesse e la quantità di moneta, fallisce sempre nel controllare dove e quando viene spesa: alla fine è infatti sempre il mercato a deciderlo in base all’interesse, mentre è impossibile per la banca arginare le correnti monetarie una volta entrate in circolo. Un caso tipico è stato quello della lunga onda inflazionista del1947-1980 negli USA dopo la precedente deflazione:il tasso di interesse aumentò cinque volte fino a raggiungere il 20% ma, a dispetto delle politiche anticicliche, il livello dei prezzi aumentò dieci volte. Dopo quel periodo l’onda dell’inflazione gradualmente si è estinta ed è tornata quella deflazionistica che lambisce l’attuale economia mondiale: valori finanziari alle stelle, calo dei prezzi delle commodities, del consumo, e interessi a zero associato ad un clima di volatilità parossistico.

Le torri gemelle dell’economia mondiale
Kondratieff, infatti, non aveva contemplato l’ipotesi,senza precedenti,di un tasso di interesse permanentemente fissato a zero e all’unisono da tutti i principali paesi per sostenere il loro debito che, assorbendo flussi monetari da ogni angolo del globo ha causato iperdeflazione (la devastazione della deflazione in Giappone a partire dal 1990 e quella in Europa a partire dal 2008 sono state provocate dal risucchio delle correnti monetarie nel buco nero del mercato dei bond che ha prosciugato le economie reali). Né Kondratieff poteva prevedere lo sviluppo parallelo del mercato dei derivati per coprire il rischio di default dell’immane debito (oggi 4 volte il PIL mondiale), e quello per coprire il rischio da olocausto valutario causato dalla guerra in corso fra le principali monete mondiali. In breve, non poteva prevedere che le politiche anticicliche monetarie e fiscali che dal 1930 hanno sempre fallito nello smorzare le oscillazioni tra inflazione e deflazione, le avrebbero a tal punto amplificate da sollevare in modo tettonico debito e derivati fino a trasformarli nelle Torri Gemelle dell’economia mondiale.

Cosa accadrà quando gli investitori frustrati da tassi a zero che, oltre a non dare rendimenti, hanno azzerato anche i margini per ulteriori guadagni di capitale? Secondo il ciclo di Kondratieff, dovrebbero sbarazzarsi dei valori intangibili, ossia dei crediti che rappresentano passività di terzi non più solvibili, uscire dalle borse che non danno dividendi e dirigere la liquidità verso i valori reali e tangibili rappresentati dalle commodities. La «vibrazione» sarebbe massima, a livello esponenziale, molto più potente di quella della Grande Depressione e tale da far sembrare la crisi del 2008 come la scossa di avvertimento di un cataclisma mai visto prima nella storia. La prossima onda lunga inflazionista dovrebbe far schizzare i tassi di interesse alle stelle radendo al suolo le torri gemelle dell’economia allo stesso modo dei mutui subprime attraverso un default, oppure attraverso l’iperinflazione. Non sappiamo quando il cataclisma si manifesterà, ma la cosa sicura è che le politiche anticicliche, non avendo percepito le sue prime vibrazioni, non riusciranno a evitarlo.


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