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Tensioni fra Iraq e Kurdistan provocano un innalzamento dei prezzi dei petrolio

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I prezzi del petrolio hanno continuato il loro recente rally mercoledì mattina, con il Brent che si è avvicinato agli 80 dollari e il WTI ai 74 dollari, e dietro c’è una questione di politica internazionale.
La disputa tra il Kurdistan e il governo iracheno, che ha scatenato l’ultimo rialzo dei prezzi, non è ancora stata risolta, mantenendo circa 400.000 bpd fuori dal mercato petrolifero.
L’Iraq si dichiara favorevole al riavvio dei flussi di petrolio, ma insiste sul fatto che sia la compagnia petrolifera statale irachena a occuparsi delle esportazioni di petrolio dal Kurdistan.

Una disputa petrolifera tra il governo iracheno e la regione semi-autonoma del Kurdistan, che coinvolge anche la Turchia, si è inasprita questa settimana, facendo salire i prezzi del petrolio.

Il Brent si sta avvicinando agli 80 dollari e il WTI ha superato i 73 dollari al barile nel momento in cui scriviamo, mentre i flussi di petrolio curdi sono rimasti chiusi per il quarto giorno consecutivo.
La disputa è esplosa la scorsa settimana, portando il governo iracheno a bloccare le esportazioni di petrolio dal Kurdistan alla Turchia. La chiusura ha fatto seguito a una sentenza della Camera di Commercio Internazionale a favore di Baghdad in una causa contro la Turchia, secondo la quale quest’ultima non avrebbe dovuto consentire il flusso di petrolio dal Kurdistan a Ceyhan senza l’esplicita approvazione del governo di Baghdad.

Inizialmente, la Turchia aveva detto che avrebbe rispettato la decisione del tribunale, ma questa settimana il Ministero turco dell’Energia e delle Risorse Naturali ha dichiarato in un comunicato che il tribunale aveva effettivamente stabilito che l’Iraq avrebbe dovuto risarcire la Turchia per aver violato un accordo di esportazione di petrolio stipulato tra i due Paesi.

Nella dichiarazione, il ministero turco ha affermato che la Corte penale internazionale ha respinto quattro delle cinque richieste di risarcimento avanzate dall’Iraq nei suoi confronti, accettando invece la maggior parte delle richieste della Turchia.

Il Kurdistan esporta circa 400.000 bpd attraverso l’oleodotto che collega l’Iraq alla Turchia. Attualmente, il governo della regione semi-autonoma sta discutendo con Baghdad le prossime mosse, ma non è ancora stato raggiunto un accordo.

L’Iraq ha dichiarato di essere molto favorevole a riavviare le esportazioni di petrolio dal Kurdistan, ma ha suggerito che accetterebbe solo alle proprie condizioni. Queste condizioni prevedono che sia la compagnia petrolifera statale irachena, la SOMO, a occuparsi delle esportazioni, piuttosto che il governo curdo.
“Il modo migliore è che il petrolio venga esportato attraverso la SOMO e che la Regione del Kurdistan riceva la sua parte”, ha dichiarato martedì a Rudaw un portavoce del ministero del petrolio iracheno.

Questi sono solo gli eventi più recenti di una lunga battaglia per il controllo delle risorse petrolifere del Kurdistan, filo turco e filo occidentale, e l’Iraq, di cui non si vede ancora la fine.

 

 


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