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Euro crisis

SYRIZA si assume l’impegno di difendere il capitalismo in Grecia

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Post da Voci dall’estero, blog molto valido, di cui consigliamo la lettura.

 

 

Tsipras_syriza
 

L’ormai prossimo ingresso di Syriza nel governo greco (il partito è da tempo la prima forza politica in Grecia secondo i sondaggi) è uno sconvolgimento per gli equilibri politici in Grecia. Tuttavia, la coalizione guidata da Tsipras ha già chiarito che obbedirà ai mercati: NON cambierà radicalmente lo stato delle cose e NON si opporrà alle istituzioni dell’UE. Resterà nell’euro e manterrà tutti i debiti. Il World Socialist Web Site ce ne parla in questo articolo. 

di Robert Stevens – 23 dicembre 2014

Oggi i deputati greci voteranno nel secondo dei tre turni per l’elezione del candidato presidenziale Stavros Dimas, del partito Nuova Democrazia/PASOK. I presidenti in Grecia possono essere eletti solo da una maggioranza dei tre quinti. Se non si riesce ad eleggere il capo di Stato si deve indire immediatamente nuove elezioni politiche. [Il secondo turno dell’elezione del presidente da parte dei deputati è poi effettivamente fallita, ndt]

Nonostante un lieve calo nei sondaggi, SYRIZA (Coalizione della Sinistra Radicale) è tuttora avanti rispetto al partito di governo, Nuova Democrazia (ND), logorato dalla crisi, con uno scarto tra i 3,4 e i 6,5 punti percentuali secondo due recenti sondaggi. SYRIZA emergerebbe pertanto come il partito vincitore in eventuali elezioni politiche.

SYRIZA ha beneficiato dell’opposizione delle masse contro i tagli selvaggi agli standard di vita che sono stati imposti fin dal 2009, prima dal governo socialdemocratico del PASOK e poi dall’attuale governo che include ND/PASOK. Da partito che otteneva solo pochi punti percentuali nelle elezioni prima del 2008, SYRIZA ha quasi vinto le elezioni politiche del 2012 finendo solo 170.000 voti sotto ND. Ha poi vinto le elezioni europee di maggio con un margine di quattro punti percentuali su ND. La coalizione guidata da Alexis Tsipras ha basato la sua campagna politica sull’opposizione ai tagli alla spesa e sull’abolizione dell’odiato “memorandum” — l’accordo sull’austerità concordato tra il governo greco, l’Unione Europea (UE), la Banca Centrale Europea (BCE) e il Fondo Monetario Internazionale (FMI), noti come “troika”.

Ma nonostante le sue pretese radicali, SYRIZA non costituisce un’opposizione allo Stato greco e ai suoi fondamenti capitalisti, ed è un sostenitore dell’Unione Europea e delle sue istituzioni. La sua prospettiva politica non è una trasformazione socialista della società nell’interesse della classe lavoratrice, ma la creazione di condizioni migliori per la classe medio-alta e la garanzia di continuare lo sfruttamento della classe lavoratrice da parte della borghesia.

Dopo aver ripetutamente assicurato alle élite dominanti europee e statunitensi che il suo partito non metterà a rischio i loro interessi, Tsipras ha annunciato in settembre che non è possibile annullare i massicci tagli alle pensioni e agli stipendi compiuti a partire dal 2009.

All’inizio di questo mese il Wall Street Journal ha riassunto la strada percorsa da SYRIZA dal 2012 ad oggi.

“Tsipras non parla più di nazionalizzazioni,” scrive, aggiungendo che “Syriza ha sostituito il termine ‘default sul debito’ con ‘rinegoziazione del debito’, e sebbene il partito prometta di bloccare i licenziamenti nel settore pubblico e di annullare i tagli al salario minimo, ora non parla più di riassumere i lavoratori licenziati. Similmente, il partito sostiene di non poter offrire alcuna misura di rilassamento fiscale ad eccezione di alcuni provvedimenti ben mirati.”

Questa domenica, un articolo sul sito web finanziario sofokleousin ha salutato positivamente il fatto che SYRIZA “ha raggiunto un’intesa con la troika” e che, “come le parti economiche rappresentate da SEV [la Confindustria greca, ndt], SYRIZA vuole la modernizzazione e il buon funzionamento dello Stato, e al contempo vuole assicurare la presenza della Grecia nell’euro”. SYRIZA, ha aggiunto, “cercherà di ristabilire e rendere efficienti le finanze pubbliche.”

Cionondimeno, i mercati finanziari ellenici sono caduti di 13 punti percentuali in risposta alla notizia della possibile caduta del governo di Samaras.

Ciò ha spinto SYRIZA a nuove frenetiche attività per placare la borghesia internazionale. In un’intervista del 18 dicembre a Reuters, Tsipras ha insistito che al contrario dei “venditori di paura del 2012 e delle odierne paure che se Syriza andasse al potere in Grecia allora l’Europa sarebbe distrutta… una vittoria di Syriza spezzerebbe il maleficio e libererebbe i mercati. Creerebbe una sensazione di sicurezza.”

Tsipras ha ripetuto l’affermazione di SYRIZA che, una volta al potere, “cancellerà l’austerità per mezzo del parlamento greco, e cancellerà il bailout.” Ha aggiunto che “una Grecia con un governo di SYRIZA uscirà dal bailout senza nuove misure di austerità. Questo per noi non è negoziabile.”

La realtà di queste affermazioni è che la tanto decantata cancellazione da parte di SYRIZA dell’attuale programma di austerità sarebbe accompagnata da un altro accordo con la troika, nel quale la continuazione dei tagli si ripresenterebbe sotto nuovo nome.

Ciò è diventato chiaro quando Tsipras ha rivelato che SYRIZA non farebbe richieste “unilaterali” di negoziazioni con la troika riguardo la montagna dei 319 miliardi di euro di debiti della Grecia. Ha detto che “‘Negoziazione’ significa che vogliamo un accordo concordato”, aggiungendo che “Siamo preparati per una negoziazione dura e importante. E pertanto siamo consapevoli che i partner europei avranno probabilmente una posizione dura nella fase iniziale, sebbene noi non intendiamo fare richieste irrealistiche.”

Reuters scrive che “lui [Tsipras] aveva affermato che l’Europa dovrebbe ‘tagliare o cancellare’ una grossa parte del debito greco come segno di solidarietà verso la Grecia”, prima di ribadire l’impegno assunto da SYRIZA nel ripagare la grande maggioranza del debito.

Tsipras ha detto che “i prestiti ottenuti dal FMI devono essere ripagati, e che cercherà un prolungamento delle scadenze dei titoli attualmente detenuti dalla BCE. Ha inoltre escluso la svalutazione di titoli detenuti dagli obbligazionisti privati.”

Dato che il debito che la Grecia deve agli obbligazionisti privati ammonta ad un totale di 56 miliardi di euro, questo impegno conferma quale sarà la natura classista di un eventuale governo guidato da SYRIZA.

Reuters nota che “questi commenti di Tsipras chiariscono per la prima volta quali siano i piani del partito riguardo la rinegoziazione del debito.”

Reuters ha anche sottolineato come il grande business stesse ascoltando, dato che le promesse di Tsipras “hanno contribuito a risollevare il mercato borsistico di Atene di 1,5 punti percentuali” dopo il recente e precipitoso crollo.

L’intervista a Tsipras ha seguito quella a John Milios, responsabile della politica economica di SYRIZA, che ha detto al Bloomberg Business Week che il debito posseduto dagli obbligazionisti privati “non rientra” nelle negoziazioni proposte da SYRIZA riguardo il debito greco. In novembre, Milios e un altro personaggio centrale di SYRIZA, Giorgios Stathakis, hanno incontrato i rappresentanti di una serie di banche internazionali e di hedge fund a Londra, in un incontro a porte chiuse.

In una condizione in cui le élite dominanti in Europa si oppongono a qualsiasi ritirata dai programmi di austerità, un governo di SYRIZA sarebbe immediatamente messo al corrente della necessità di continuare l’offensiva.

Questo scenario è stato delineato da un anonimo “alto funzionario dell’Eurozona” citato dal Wall Street Journal, il quale ha detto che “solo se ci si attiene agli elementi delle politiche fiscali e strutturali è possibile una cooperazione [tra Syriza e i creditori]”. Ha aggiunto che “ciò che mi domando è cosa succederà quando il programma [della troika] scadrà, il 28 febbraio 2015. Se Tsipras dovesse vincere le elezioni e non volesse un tale programma, non ne avrebbe un altro e i mercato andrebbero allo sfacelo. Sarà un periodo piuttosto difficile per la Grecia.”

In una recente analisi sul peso del debito greco, Paul Mason, redattore economico del 4° canale britannico News, ha avvertito che “sia che il nuovo governo sia una ripetizione della coalizione guidata dall’attuale primo ministro del partito di Nuova Democrazia, sia che sia un governo di Syriza, si troverà di fronte alla stessa difficile dinamica del debito.”

Mason ha osservato che “circa 5,3 miliardi di euro di prestiti di salvataggio dovranno essere elargiti nel 2015, e verrebbero trattenuti se lui [Tsipras] dovesse annullare le condizioni. Oltre a ciò si dovranno trovare altri 14 miliardi di euro nel corso dei prossimi due anni se egli volesse semplicemente riequilibrare i conti rifiutando di farli passare “in nero” come chiesto dalla Troika. Al tempo stesso cancellerà il programma di privatizzazioni che dovrebbe portare 5,6 miliardi di euro tra il 2015 e il 2016, aggiungendo questa somma ai 22 miliardi di euro che la Grecia deve prendere a prestito [per gli anni fiscali del 2015 e 2016, dopo che i prestiti della troika scadranno]. Oltre a ciò il 2015 è un anno importante per la necessità di rinnovare e ripagare il debito: 17 miliardi di euro devono essere restituiti nel 2015, che scenderanno a 7 miliardi nel 2016 e nel 2017, e a 5 miliardi nel 2018.

“Gli analisti della Bank of America Merill Lynch”, dice Mason, “pensano che Tsipras si troverà di fronte a un buco di bilancio di almeno 28 miliardi di euro nei primi due anni di governo, senza nessuno da cui poter ricevere prestiti e con 17 miliardi di euro da restituire solo nel primo anno.”


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