Economia
Superbonus verso 150 miliardi di buco e ci hanno pure rifatto la moschea

Il disastro del Superbonus 110% rappresenta una delle più gravi ferite inflitte alla finanza pubblica italiana negli ultimi decenni. Si è trattato di una misura nata sotto l’egida del Movimento 5 Stelle e del governo Conte con l’intento dichiarato di rilanciare l’economia post-Covid, ma che nella realtà si è trasformata in una bomba ad orologeria per i conti dello Stato.
Nei giorni scorsi, il dipartimento delle Finanze del Mef ha pubblicato un working paper “The effects of tax incentives for dwelling renovations: the case of Italy“, che cerca di quantificare alcuni effetti della stagione dei bonus edilizi. I due autori, Carlo Cignarella e Paolo D’Imperio, nello studio prendono in considerazione i due incentivi più grandi (Superbonus 110% e Bonus facciate 90%), che nel periodo che va dal 2020 al 2023 sono costati 186 miliardi di euro (9 punti di pil) per stimare che impatto hanno avuto sugli investimenti nell’edilizia residenziale.
Il working paper del Ministero dell’Economia e delle Finanze analizza l’impatto macroeconomico dei due principali incentivi fiscali per la ristrutturazione edilizia introdotti in Italia tra il 2020 e il 2023:
- Superbonus 110%, introdotto nel 2020 per migliorare l’efficienza energetica e la sicurezza sismica degli edifici residenziali.
- Bonus Facciate, attivo dal 2020 al 2022, con un’aliquota iniziale del 90% per il recupero delle facciate esterne degli edifici.
Secondo i dati del MEF, complessivamente queste due misure hanno attivato circa 186 miliardi di euro di investimenti totali (2020–2023), pari a quasi il 9% del PIL italiano.
L’indagine ha permesso di valutare quanto questi incentivi abbiano effettivamente stimolato nuovi investimenti residenziali, cioè investimenti che non si sarebbero verificati in assenza degli incentivi. Il metodo utilizzato è il Synthetic Control Method, una tecnica statistica che confronta l’andamento degli investimenti in Italia con un “Paese sintetico” costruito sulla base di altri 9 paesi OCSE simili (es. Francia, Grecia, UK, ecc.).
Certamente le due agevolazioni hanno agito come stimolo post pandemico, eppure confrontando la spesa dello Stato con gli investimenti addizionali, emerge chiaramente un inefficienza generale nel rapporto costi-benefici. Il costo per la finanza pubblica è elevatissimo rispetto all’effetto netto ottenuto. A fronte di 116 miliardi di investimenti aggiuntivi, la spesa è stata di ben 186 mld, ovvero un costo di 1,60 euro per ogni euro investito.
Al paper del Mef si aggiunge ad altre analisi analoghe, fatte sempre usando il metodo del “controllo sintetico”, che vanno nella stessa direzione: secondo la Banca d’Italia il “peso morto” del Superbonus e del Bonus facciate è pari al 27%; mentre secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) è pari al 33%. Infine la corte dei conti che pochi giorni fa ha sottolineato come lo Stato dovrà farsi carico di 126,3 miliardi di euro solo per i lavori già conclusi, cifra destinata a salire fino a 150 miliardi considerando le proiezioni finali e i cantieri ancora in corso. Una voragine finanziaria che, invece di generare sviluppo e crescita, ha finito per aggravare il debito pubblico italiano, salito al 135,3% del PIL, costringendo i governi successivi a misure restrittive, nuove tasse e tagli per cercare di arginare il dissesto creato.
Un’altra criticità sottolineata dal working paper del MEF è la mancanza di equità nella distribuzione delle risorse. Emerge che i vantaggi maggiori li abbia ottenuti il ceto medio alto, ovvero coloro che potevano permettersi l’anticipo dei lavori, con capienza fiscale o con la possibilità di accedere a prestiti ( forse i cinque stelle sono stat traditi dal fatto di essere convinti di avere davvero eliminato la povertà in Italia, chissà). Questo perchè dei 500.061 immobili coinvolti nel Superbonus, 245.068 sono abitazioni unifamiliari e 137.600 condomini, ma ci sono persino cinque edifici classificati come castelli o palazzi di valore storico (categoria A/9), a testimonianza di quanto la misura abbia avvantaggiato anche fasce già abbienti della popolazione. Ma secondo quanto riporta il quotidiano il Tempo, addirittura il superbonus sarebbe stato utilizzato anche per la costruzione della seconda moschea di Roma, a Centocelle, che tante polemiche sta suscitando per i permessi concessi che non sarebbero del tutto conformi.
Insomma parafrasando Saddam Hussein, il superbonus può a ben titolo essere definito la madre di tutti gli sprechi pubblici, e detto in un paese come il nostro, dovrebbe seriamente far riflettere il fatto che chi lo ha voluto, Giuseppe Conte, adesso pontifichi sugli sprechi, a dir suo, per la difesa.
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Giovanni Lollo
2 Luglio 2025 at 12:19
Buongiorno,
non sono un economista, ma il calcolo fatto nello studio non e’ completo, a mio avviso.
Infatti si ammette che sono stati “spesi” 186 miliardi a fronte di “solo” 116 mld di investimenti che non ci sarebbero stati in assenza degli incentivi.
Il fatto evidente di cui non si tiene conto nello studio e’ che i 116 miliardi che sono stati effettivamente “immessi nel sistema economico” hanno generato a loro volta un giro d’affari in termini di altre spese e investimenti connessi che hanno creato un beneficio allo stato molte volte superiore.
Faccio un paio di esempi semplici semplici:
1 L’operaio che ha ricevuto lo stipendio per i lavori che ha svolto per il superbonus, ha speso in bollette luce/acqua, affitto/mutuo, alimentari, benzina/gasolio, etc, etc, su cui lo stato ricava di nuovo dal 20% al 70% (carburanti), senza contare le tassesul reddito ed i contributi, pagati dal lavoratore.
2 L’azienda che ha realizzato il superbonus ed ha incassato, ha potuto pagare i propri dipendenti, pagare le imposte sul reddito, fare altri investimenti, pagare le spese, ect su cui lo stato guadagna a sua volta minimo il 20% e oltre.
E questo ragionamento lo dobbiamo estendere anche a chi non ha direttamente realizzato il supebonus, ma lo dobbiamo estendere a tutti coloro che hanno ricevuto pagamenti dai soggetti dell’esempio: aziende lella luce e del gas, aziende petrolifere, padroni di casa (affitto), o banche (mutui), suermercati, fornitori di materiale edile, etc, etc
In definitiva, si sono messi in moto spese ed investimenti (e quindi incassi per lo stato da tasse, imposte, IVA, etc) ben superiori ai 186 mld indicati.
E questo sono capace di capirlo io che NON sono un economista, mi pare strano che non lo capiate voi che avete sponsorizzato ECONOMIA SPIEGATA FACILE, che ho anche acquistato.
Credo che sarebbe bene selezionare meglio gli articoli che pubblicate, perche’ state perdendo di credibilita’, dando risalto a questo genere di propaganda.
Distinti saluti
Vincenzo Caccioppoli
2 Luglio 2025 at 13:10
Grazie dott Lollo per le sue interessanti precisazioni ma nel pezzo si cita appunto uno studio da una fonte autorevole come quella del ministero dell’economia, e non si danno eccessive interpretazioni che come lei ben sa sono sempre molto opinabili in un senso e nell’altro. E mi scusi ma non si tratta affatto di fare propaganda, dal momento che la misura del superbonus fino a qualche anno fa era appoggiata da destra e da sinistra. E poi con tutto il rispetto parlando ma i dati da lei citati sono gli stessi che portano avanti da mesi i cinque stelle, ma persino loro ormai ammettono che la misura anche se di principio aveva un suo fondamento è poi sfuggita completamente dal controllo, diventando come appunto si scrive uno dei piu grossi sperperi di spesa pubblica della storia, e la fonte è quella della Corte dei conti, a mano che anche quella secondo lei faccia parte della propaganda ci pare abbastanza autorevole. Poi p certamente vero che come dice lei l’indotto ha creato piu dei 116 miliardi, ma se legge bene lo studio parla infatti di soli investimenti.
Grazie comunque per il suo attento e preciso commento, però