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Sulla denatalità, tranquilli: disfatta l’Italia, farete “altri” italiani

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La notizia dell’inverno demografico incombente sul Paese ha fatto il giro di tutte le redazioni più laiche e progressiste del bigoncio e le ha mandate in fibrillazione. Per una sorta di irriflessivo riflesso pavloviano, i nostri giornaloni di riferimento hanno mugolato: mamma mia, come faremo adesso? Il che – per degli antifascisti a ventiquattro carati – fa già specie. Almeno ove si consideri che la sensibilità spiccata per l’istinto riproduttivo dei nativi, e per la generosa fertilità delle connazionali, puzza tanto di “destra”; e riporta ai tempi in cui i figli della lupa dovevano donare figli alla Patria. Quindi, allarmarsi, da sinistra, perché non nascono bebè già fa ridere di per sé.

Ma la faccenda fa addirittura scompisciare se interrogata da tre precise domande: perché lorsignori si stupiscono? Perché si spaventano? Perché si preoccupano? Partiamo dalla prima. Per quale diavolo di ragione, in Italia, dovrebbe succedere qualcosa di diverso da ciò che l’Istat certifica? Perché la natalità dovrebbe, stranamente, aumentare anziché, coerentemente, diminuire come in effetti accade? Veniamo da almeno un trentennio di politiche neoliberiste tarate sul feticcio della crescita e della competitività. Il che ha portato a più disoccupazione, più precariato, e salari più bassi: tutti fattori buoni a scoraggiare qualsiasi coppia (dotata di senno) dalla voglia di fare, e di mantenere, figli e famiglia, scommettendo sul futuro. E, aggiungiamo, tutti fattori da sempre invocati, assecondati, magnificati proprio dalla stampa mainstream.

Veniamo, anche, da almeno un decennio di campagne “promozionali” sparate a trecentosessanta gradi, e ad alzo zero, a favore delle relazioni omosessuali, della disforia di genere, e di tutto quanto sa di ideologia gender, lgbtq e chi + ne ha + ne metta. Cioè, di rapporti naturalmente infecondi e destinati –  per colpa di quella conservatrice, reazionaria, sovranista di Madre Natura – a restare sterili. Ebbene, tutta la paccottiglia  arcobaleno di cui sopra è sponsorizzata nonché “agevolata” in ogni modo, e in qualsiasi forma: a) dal grande capitale e dalla finanza multinazionali, ormai di casa nel Belpaese; b) dalle istituzioni europee di cui l’Italia fa parte; c) dai tentacoli digitali e catodici delle piovre in questione.

Passiamo al secondo quesito: perché si spaventano? Quantomeno se è vero, come è vero, che l’ossessione monotematica e condivisa delle elite globaliste è il sovrappopolamento del pianeta (dunque, anche dello Stivale che di quel pianeta fa parte); e ciò a far data dai tempi del Club di Roma, per arrivare all’agenda 2030 dell’Onu e al Grande Reset del WEF. Siamo in troppi, come ci rammentava il già ministro Cingolani il quale ritiene il globo “progettato” per appena tre miliardi di persone. E allora come mai deve angustiarci la precipitante denatalità italiana? Si brindi, piuttosto, e vieppiù si stimoli il salvifico trend.

Infine, l’ultima domanda malandrina: perché si preoccupano del fatto che diminuiscono gli “italiani”, intesi come razza, se la “razza” è un termine bandito da ogni scritto (eccettuata la Costituzione)? Tanto più che hanno già la soluzione in casa. Anzi, ce la stanno portando. I flussi migratori – fenomeno a loro dire inarrestabile – contribuiranno a sostituire gli autoctoni con i “foresti”, di qualsiasi etnia e latitudine. Allora basterà incoraggiare (e “governare” come usano dire) gli ingressi per rimpolpare l’italico seme col vigore fecondo e la prolifica spinta dei nuovi arrivati. Ci pareva di aver capito che è solo il suolo a “determinare” l’italiano. E allora, rilassatevi: disfatta l’Italia, farete “altri” italiani.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com


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