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Sud Africa, ovvero quando le licenze per l’acqua vengono concesse su base razziale

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Si parla spesso del razzismo in Italia e in Europa, ma perché non parlare del razzismo pratico e tangibile applicato in Africa?

In Sud Africa è stata riformata la legislazione relativa alla concessione di sfruttamento delle fonti d’acqua. Il titolo della norma è “Revisione dei regolamenti riguardanti le procedure per ol’ottenimento e l’uso delle licenze dell’acqua”. Potete trovare l’intera legislazione a questo link

La normativa prevede chiaramente e specificamente che nell’assegnazione dei diritti per lo sfruttamento delle acque venga data la preferenza alle persone di colore.

La normativa è molto precisa in materia, giungendo a specificare la quota di concessioni delle acque da assegnare alle persone di colore che è crescente al crescere della dimensione della fonte

Per lle concessioni maggiori , superiori al milione di metri cubi all’anno, è previsto che il 75% venga allocato alle persone di colore, che, senza nessun timore, si chiamano “Neri”.

Ovviamente questo viene proclamato in nome della “Riparazione”, ma è una legge razziale bella e buona che va a favore di un sigolo gruppo, a disscapito di tutti gli altri. Perché in Sud Africa non ci sono sono bianchi ex colonialisti (che comunque ci abitavano da tre secoli) e neri, ma , ad esempio, ci sono anche indiani, almeno il 2,5% della popolazione, che viene invece escluso dalle concessioni idriche a favore dei bianchi.

Una legge razziale bella e buona. Solo pensarla in Europa sarebbe una bestemmia etica, giustamente. Però non c’è nessun problema nello scriverlo ed applicarlo in Sud Africa. Il bello è che nessuno dice nulla, nonostante ci sia del razzismo perfino nell’acqua.

 

 


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