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Stellantis vuole cancellare 5000 posti di lavoro in Italia. Non esiste più l’auto italiana

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Stellantis offre la buonuscita a 15 mila dipendenti: già in 500 pronti a dire sì.  Un altro segno del totale disinteresse del gruppo francese, proprietario dei marchi dell’ex gruppo Fiat, per il nostro paese.

Stellantis, il colosso automobilistico nato dalla fusione tra FCA e PSA, ha lanciato un’offerta di buonuscita a 15 mila dipendenti in Europa, di cui 5 mila in Italia. Si tratta di un piano di uscita volontaria che riguarda i lavoratori con almeno 57 anni di età e 20 anni di anzianità aziendale, anche se abbiamo avuto notizie che l’offerta è arrivata anche a chi non ha raggiunto qesti limiti. L’obiettivo è quello di adeguare la forza lavoro alle sfide del mercato e alla transizione verso la mobilità elettrica.

Secondo quanto riportato da Milano Finanza , l’offerta prevede una liquidazione pari a 24 mensilità per i dipendenti delle fabbriche e a 36 mensilità per quelli degli uffici. Inoltre, i lavoratori che aderiranno al piano avranno diritto a una pensione integrativa fino al raggiungimento dell’età pensionabile.

L’offerta di Stellantis scadrà il prossimo 31 dicembre e, secondo le prime stime, sarebbero già in 500 i dipendenti pronti a dire sì alla buonuscita. Tra questi, circa 300 sono impiegati nello stabilimento di Melfi, dove si producono le Jeep Renegade e Compass e le Fiat 500X. Altri 100 sono operai dello stabilimento di Pomigliano d’Arco, dove si produce la Fiat Panda. Il resto sono dipendenti degli uffici centrali di Torino.

Con questa offerta si mostra, in modo ancora più tangibile, da un lato la crisi profonda dell’auto in Europa, dall’altro si palesa ancora di più come la creazione di Stellantis non sia stata altro che la svendita a Peugeut dell’ex gruppo Fiat. Ormai il settore auto in Italia non esiste più, e per spiegarlo in modo chiaro ed evidente vi mostriamo due dati:

Per la verità Canale Sovranista fa notare che stiamo producendo meno macchine che nel 1960, praticamente prima del boom industriale.

 

Adesso abbiamo certamente tante cose: l’Euro, i “Valori europei”, le auto elettriche, meno deputati, abbiamo ancora San remo, ma non abbiamo praticamente più nulla del settore auto.

Mal comune mezzo gaudio?

Stellantis non è l’unica casa automobilistica a voler ridurre il personale in vista dei cambiamenti del settore. Anche Volkswagen ha annunciato un piano di tagli che riguarderà circa 30 mila lavoratori in tutto il mondo, di cui 10 mila in Germania. Il gruppo tedesco ha spiegato che si tratta di una misura necessaria per garantire la competitività e la redditività dell’azienda, che punta a investire 73 miliardi di euro nei prossimi cinque anni per lo sviluppo di veicoli elettrici e autonomi.

Il mercato dell’auto in Europa è ancora in crescita, ma le sfide sono molte. Secondo i dati diffusi dall’ACEA, l’associazione dei costruttori europei, a marzo le immatricolazioni sono aumentate del 63% rispetto allo stesso mese del 2020, quando il lockdown aveva causato un crollo delle vendite. Tuttavia, rispetto al marzo del 2019, le immatricolazioni sono ancora inferiori del 21%. I costi delle auto ibride sono elevati e non vengono vendute, anche perché i redditi dei consumatori sono in calo.

Appare sempre più evidente il complessivo fallimento della transizione verso l’elettrico che gli europei non vogliono comperare. A pagare il fallimento sono sempre di più i lavoratori.

 


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