Economia
Spazio: la Cina supera gli USA su Luna e Marte puntando al pratico, non al simbolico
La Cina è più avanzata nella realizzazione delle missioni lunari e marziane perché ha un approccio più pratico ed empirico: vuole applicazioni pratiche, non solo piantare bandierine, e questo la rende superiore, anche grazie alle missioni robotiche lunari e marziane robotiche e di recupero dei campioni

Mentre a Washington, durante le audizioni al Senato, figure come Jared Isaacman (designato amministratore NASA) e il senatore Ted Cruz si infiammano parlando della necessità imperativa di battere la Cina nel riportare l’uomo sulla Luna – riesumando una retorica da Guerra Fredda vecchia di 60 anni – la realtà dello sviluppo spaziale strategico racconta una storia ben diversa. Una storia in cui Pechino sta accumulando un vantaggio concreto, basato sull’efficacia e sulla pragmatismo, mentre gli USA sembrano più interessati ai gesti simbolici che alla sostanza.
La Vera Corsa: Robotica, Infrastrutture e Scienza Applicata
La futura partita nello spazio – che si tratti di estrazione di risorse lunari, dominio militare dello spazio cislunare, o basi scientifiche avanzate – non si giocherà con le impronte degli scarponi, ma con robotica avanzata, telerobotica, realtà aumentata, comunicazioni quantistiche e intelligenza artificiale. Ed è proprio su questo terreno che la Cina sta dimostrando una superiorità strategica e operativa.
Negli ultimi anni, Pechino ha realizzato ben due missioni di ritorno di campioni lunari tramite rover (Chang’e 5 e Chang’e 6), inclusa una storica raccolta dal lato nascosto della Luna. Gli Stati Uniti? Non hanno mai effettuato un recupero robotico di campioni lunari. Non solo: la Cina ha già iniziato a dispiegare l’infrastruttura di comunicazione lunare (la costellazione Queqiao) e ha mosso i primi passi concreti per la sua Stazione Internazionale di Ricerca Lunare (ILRS), un progetto aperto alla collaborazione internazionale (ma non agli USA, per via delle restrizioni del Wolf Amendment).
Nel frattempo, l’America ha visto la cancellazione (poi parzialmente rientrata tra mille difficoltà e ritardi) del suo unico rover lunare programmato (VIPER) e ha inanellato una serie di tentativi, spesso fallimentari, con piccoli lander commerciali, con successi limitati e di breve durata.
Marte: Stessa Musica, Stessa Distrazione
Anche sul Pianeta Rosso, lo schema si ripete. Mentre gli USA hanno rinviato a tempo indeterminato i piani per il recupero dei campioni marziani (Mars Sample Return – MSR), nonostante il rover Perseverance abbia già raccolto materiale preziosissimo, la Cina ha accelerato il proprio programma (Tianwen-3), con un lancio previsto già per il 2028.
Sentiamo figure come Trump, Musk e ora Isaacman parlare con enfasi di mandare l’uomo su Marte. Peccato che omettano (per ignoranza o convenienza?) tutti i requisiti ingegneristici e scientifici preliminari, che passano necessariamente per una missione robotica di ritorno campioni.
Nessuno parla seriamente della tossicità del suolo marziano, degli effetti devastanti dei viaggi interplanetari sulla salute umana, delle sfide immense per far atterrare carichi pesanti nell’atmosfera rarefatta di Marte, della necessità di sistemi di supporto vitale a ciclo chiuso, o delle complesse manovre orbitali da testare.
Il Mars Sample Return è la chiave di volta per affrontare queste sfide. Ma per la NASA attuale sembra essere diventato un optional, addirittura escluso dall’architettura “Moon to Mars”, e talmente irrilevante per i politici da non meritare menzione nelle audizioni di conferma. I cinesi ci batteranno anche su Marte nel riportare campioni, e noi non stiamo nemmeno considerando una cooperazione scientifica che potrebbe accelerare i nostri stessi programmi.
L’Approccio Sbagliato: Simbolismo Invece di Efficienza
Se l’obiettivo fosse realmente lo sviluppo e l’utilizzo dello spazio, e non solo piantare bandierine, terremmo gli astronauti in orbita (lunare o terrestre) a teleoperare flotte di robot sulla superficie. Questo permetterebbe di fare molte più cose, più velocemente e a costi drasticamente inferiori. La scienza avanzata (osservatori, geologia) e le tecnologie abilitanti (perforazione, estrazione) sono intrinsecamente robotiche e beneficerebbero enormemente di un controllo remoto intelligente, senza la zavorra e il rischio di un sistema di supporto vitale umano in ambienti ostili.
Gli astronauti farebbero ciò che sanno fare meglio: pensare, supervisionare, decidere. Invece, li si vuole costringere a “saltellare” in tute spaziali ingombranti. E l’idea che una base lunare prepari a Marte è strategicamente discutibile: le condizioni di ingresso, discesa, atterraggio e ambientali sono totalmente diverse. Sarebbe come prepararsi a scalare l’Everest facendo un picnic in pianura.
Gli Stati Uniti hanno già vinto la corsa simbolica alla Luna mezzo secolo fa. Ora dovrebbero capitalizzare la loro enorme esperienza scientifica e tecnologica per creare un nuovo paradigma di cooperazione uomo-robot nello spazio. Invece, si assiste a un ripiegamento verso la retorica del passato, rifiutando di fatto (nonostante le dichiarazioni di facciata) la scienza e le missioni robotiche fondamentali come il Mars Sample Return.
Non portare a termine MSR equivale a dichiarare che non si ha alcuna intenzione seria di mandare esseri umani su Marte in modo sostenibile e scientificamente fondato. La Cina, con il suo approccio metodico, focalizzato sulla robotica e sulle infrastrutture, sta costruendo le fondamenta per il futuro utilizzo dello spazio.
Gli USA, inseguendo i fantasmi della Guerra Fredda, rischiano di rimanere indietro, non per mancanza di capacità, ma per una colpevole mancanza di visione strategica e pragmatismo.
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