Economia
Spagna: senza una rete stabile Madrid dovrà dire addio ai Data Center
Il blackout in Spagna ha messo in evidenza la fragilità della rete elettrica, e questo spaventa chi aveva pensato ad importanti investimenti in Data Center nel Paese

Una settimana dopo il grande blackout che ha colpito la Spagna, si intensificano gli interrogativi sulle sue potenziali ripercussioni, in particolare per il fiorente settore dei data center.
Mentre il governo prosegue le indagini sulla causa scatenante del collasso dell’intera rete, avvenuto dopo due significative oscillazioni del flusso energetico in appena cinque secondi, gli operatori del settore analizzano le misure necessarie per prevenire il ripetersi di un simile evento.
Tra i comparti economici maggiormente sotto esame vi è il mercato dei data center, considerato una delle ultime grandi opportunità di investimento per la Spagna. Secondo i dati forniti da Spain DC, l’associazione che rappresenta il 98% del settore, negli ultimi cinque anni gli investimenti diretti cumulati nei data center hanno raggiunto una cifra compresa tra i 3,5 e i 4,3 miliardi di euro. Le previsioni indicano che questo valore potrebbe più che raddoppiare entro il 2027.
Tuttavia, questi ingenti investimenti sono ora potenzialmente a rischio. La gestione della crisi del blackout e la percezione che ne deriverà da parte degli investitori potrebbero portare a considerare la Spagna un paese con un approvvigionamento energetico non sufficientemente garantito, spingendoli a orientare i loro piani miliardari verso altre destinazioni. In questo contesto, risultano cruciali sia la piena comprensione delle cause profonde del guasto sia la garanzia di soluzioni efficaci per il futuro.
Sebbene le indagini siano ancora in corso, emerge un consenso preliminare sul fatto che l’elevato peso delle energie rinnovabili abbia giocato un ruolo significativo nel malfunzionamento a cascata, contribuendo a rendere il sistema meno stabile. Di contro, l’energia nucleare, fonte che garantisce la robustezza della rete, ha un peso sempre minore in Spagna a causa di decisioni politiche orientate alla sua progressiva dismissione.
Questi due fattori combinati – la crescente complessità nella gestione di un mix energetico con un’alta percentuale di rinnovabili e l’orientamento contrario al nucleare – sono fonte di preoccupazione per il settore. Begoña Villacís, direttrice esecutiva di Spain DC, sottolinea che “il rischio zero non esiste, ma la posizione nei confronti del nucleare è retrograda, perché contribuisce a dare stabilità alla rete”. A suo avviso, la Spagna non può permettersi di perdere “l’opportunità di industrializzarsi con le industrie del futuro, come i centri dati e l’intelligenza artificiale”.
Per il corretto funzionamento del sistema elettrico è indispensabile un equilibrio costante tra energia generata e consumata. La progressiva deindustrializzazione della Spagna ha portato il paese a produrre più elettricità di quanta ne consumi, generando un surplus che viene esportato. I data center, essendo grandi consumatori di energia, potrebbero in questo scenario assumere un ruolo simile a quello ricoperto in passato da altre industrie.
Il nodo cruciale, evidenziato dall’amministratore delegato di Merlin, Ismael Clemente, durante la recente Assemblea Generale, risiede nella necessità per i data center di avere una fornitura garantita 24 ore su 24, sette giorni su sette. Questa garanzia dipende intrinsecamente dalla robustezza e dalla capacità della rete, nonché dalla diversificazione delle fonti energetiche disponibili. Sono queste le due principali incognite che si pongono ora gli investitori.
La vitale esigenza di una fornitura ininterrotta rende un evento come il blackout di lunedì scorso estremamente critico per le infrastrutture dei data center. Per far fronte a tali eventualità, tutti i data center sono dotati di gruppi elettrogeni in grado di assicurare autonomia per diversi giorni e conducono regolarmente simulazioni per testare la loro capacità di reazione in caso di interruzione della rete.
Questa preparazione ha consentito ai data center di superare la sfida rappresentata dal blackout, e, al di là di piccoli inconvenienti come la difficoltà di contatto con i fornitori a causa dell’interruzione delle linee telefoniche, tutti i centri hanno continuato a operare regolarmente. Nonostante questo successo operativo, il blackout ha messo in luce le vulnerabilità del sistema in un momento cruciale.
Il boom dell’intelligenza artificiale ha amplificato enormemente l’importanza dei data center. Secondo i dati raccolti da Merlin, quest’anno gli Stati Uniti hanno superato i 4.000 megawatt di capacità affittata, a fronte dei meno di 1.500 MW complessivi dell’Europa. L s Società di investimento immobiliare (Socimi) stimano che il Vecchio Continente abbia un ritardo di circa due anni rispetto al gigante americano, il che evidenzia il notevole potenziale di crescita.
Nella competizione globale per attrarre i miliardi di investimenti previsti, la Spagna potrebbe arrivare ad attrarre fino a 49 miliardi di euro, secondo lo scenario più ottimistico delineato da Spain DC. Tuttavia, il raggiungimento di questo obiettivo dipenderà dalla competitività del paese, per la quale è fondamentale garantire la fornitura e la stabilità della rete, oltre a saper comunicare efficacemente agli investitori i punti di forza della Spagna rispetto alle altre principali piazze europee.
Un elemento a favore della Spagna è la grande disponibilità di spazio per l’installazione di queste infrastrutture, a differenza di altre località come Amsterdam, che hanno bloccato nuovi sviluppi per mancanza di terreno. Nel caso di Dublino (Irlanda), vige una moratoria poiché i data center consumano circa il 30% dell’elettricità della rete nazionale, mentre in Spagna questa percentuale si attesta appena al 2%.
Sul fronte della competizione, Regno Unito, Italia e Portogallo puntano anch’essi ad attrarre questi investimenti, ma il principale rivale nella corsa a diventare il maggiore hub europeo è la Francia. Il paese transalpino, che ricava il 70% della sua elettricità dall’energia nucleare, sta portando avanti a Parigi un progetto, sostenuto dallo Stato francese e finanziato dagli Emirati Arabi, per la costruzione di una gigafactory alimentata da fonte nucleare.
La Spagna invce punisce il proprio nucleare, lo limita , lo umilia. Il blockout è stato un campanello d’allarme: non si possono avere più cose allo stesso tempo, e, se non cambia rotta, Madrid dovrà rinunciare ai data center, o meglio questi andranno altrove.
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