Attualità
Signa: altri debiti anche in Svizzera e il magnate Benko cerca di vendere lo yacht
Per il gruppo immobiliare austriaco Signa le cose si fanno sempre più complicate. Vediamo di elencare rapidamente le evoluzioni di questa vicenda:
- Abbiamo scritto nei giorni scorsi del fallimento della filiale tedesca del gruppo, che possedeva centri commerciali in diverse città tedesche;
- Il gruppo Selfridge, che, fra l’altro, possiede il famoso grande magazzino in Oxford Street a Londra, è stato ceduto meno di due settimane fa ai soci thailandesi di Central Group;
- Signa Sport è andata in insolvenza da poco più di un mese, dopo falliti tentativi di cessione;
- Si sapeva che il gruppo aveva 2,2 miliardi di debiti, di cui i due terzi con Austria Bank, gruppo Unicredit e con RBI, Reffeisen
Ora vediamo invece le novità su questa vicenda:
- L’istituto creditizio svizzero Julius Bär ha indicato lunedì di essere esposto per 606 milioni di franchi, suddivisi in tre prestiti concessi “a diverse entità all’interno di un conglomerato europeo non identificato”, che però il canale radiotelevisivo RSI identifica come Signa, Julius Bär ha inoltre confermato che l’accantonamento di 70 milioni reso noto pochi giorni fa riguarda proprio questa esposizione creditizia. Ha confermato che l’indice di capitalizzazione CET1 dovrebbe essere ancora alto, al 14% e la redditività buona. Certo che però l’accantonamento di 70 milioni sembra un po’ pochino;
- René Benko, il magnate che ha costruito Signa e che ora sta cercando disperatamente, e senza successo, di raccogliere almeno 600 milioni per far fronte alle necessità più immediate dando in garanzie le quote del fondo Signa Prime, ha deciso di vendere il suo yacht privato chiamato “Roma“: lungo 202 piedi o 61,5 metri, può ospitare 12 ospiti di cui si prendono cura fino ad un massimo di 12 membri dell’equipaggio, con cinema a piscina a bordo. Il prezzo è abbordabile, 39 milioni di euro. Fra gli ospiti che sono stari a bordo anche l’allora segretario generale del Ministero delle finanze Thomas Schmid, a indicare quanto il buon René Benko fosse vicino al potere.
Proprio quest’ultima mossa indica quanto sia vicino l’epilogo, in un senso o nell’altro, della vicenda. Se la fine non fosse positiva il colpo per la credibilità del sistema finanziario austro-tedesco sarebbe non indifferente, così come le perdite finanziarie. Però queste sono le conseguenze di una politica di denaro facile investito in attività che sembravano facili, ma non lo erano.
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