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Siamo tornati al 1940? Basterebbe imparare dagli errori della storia per non trascinare un’altra volta il Paese nella devastazione.

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Il 10 giugno 1940 il Cavalier Benito Mussolini dichiarava guerra a Francia e Regno Unito. Dopo dieci mesi di “Non belligeranza” prendeva questa decisione, passata tragicamente alla storia per l’Italia e per lui, perché da quel giorno alla raffica di Giulino di Mezzegra, se credete alle storie ufficiali, fu in un certo modo un cammino quasi segnato.

Evitiamo i problemi politici e morali, e consideriamo puramente le situazioni economiche, militari e industriali: l’Italia era completamente preparata. Si trovava in mezzo alla cosiddetta “Transizione militare”, stava cambiando organizzazione dell’esercito dopo le costosissime guerre d’Etiopia e di Spagna. Stavano cambiando artiglierie, calibri dei fucili (da 6,5 a 7,35), cercando armi automatiche, testando i prototipi dei carri, progettando i primi aerei moderni, le prime portaerei, i primi radar. Non era un caso che gli stati maggiori di esercito, marina e aviazione indicassero il 1943 come anno in cui saremmo stati discretamente pronti. Per gli appassionati di storia nel 1943 sarebbero arrivati i caccia MC205 e G55, i primi caccia italiani all’altezza degli alleati, avremmo avuto un primo carro italiano medio, il P26/40, avremmo avuto i primi radar Magneti Marelli. Soprattutto l’apparato industriale era completamente impreparato: del resto avevamo avuto l’austerità di Quota 90 e non la politica espansiva di Keynes.  Non eravamo assolutamente pronti, ma entrammo in guerra. Perchè?

  • Mussolini pensava di sedersi al tavolo dei vincitori con un sacrificio minimo;
  • Aveva ricevuto assicurazioni sull’appoggio materiale della Germania

Franco fece una scelta diversa e morì nel suo letto, trenta anni dopo. Mussolini si fidò degli alleati, dei generali e di un giudizio completamente sbagliato della situazione strategica mondiale.

Oggi sono passati tanti anni, eppure l’Italia viene trascinata in una guerra economica con una superpotenza in una situazione simile: siamo completamente impreparati. Non è  un giudizio politico, ma basato sulla reale situazione economica e industriale. L’impreparazione e la debolezza dell’Italia sono sotto gli occhi di tutti:

  • abbiamo una forte dipendenza energetica, da questo paese a cui staremmo per dichiarare  guerra, non sostituibile nel breve periodo senza danni enormi;
  • il nostro sistema economico è in de- industrializzazione  avanzata e a pezzi;
  • un sistema di norme  vincolanti ed assurde ci impedisce di superare questi problemi.

In una situazione simile, tragica dal punto di vista economico, siamo al punto di dichiarare una guerra economica al limite della guerra vera. Come allora sembra che il nostro governo ignori completamente la nostra situazione industriale, economica e perfino politica. Tralasciamo quella militare che, se possibile, è perfino peggiore del 1940. Come allora confida in alleati che non ci aiuteranno, anzi che sono i nostri avversari e competitori. Come allora sembra ipnotizzato, non cosciente di quanto stia succedendo. Come allora saranno gli italiani i primi a pagare per questi errori.

 

 


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