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SELLING ITALY BY THE EURO (di Marco Minossi)

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Gli inglesi lo avevano capito nel 1973 grazie alla meraviglia dei Genesis: “Selling England by the Pound”: mai soldo estraneo avrebbe fatto oggetto di mercimonio. Il che fu come affermare, per dirla con Ezra Pound, che il Tempio è sacro perché non è in vendita, perché sempre di proprietà del Popolo sarebbe rimasta la sua moneta. I prodromi della non adesione all’Euro prima, e della Brexit poi, c’erano già, là ed allora.

Più o meno in quegli anni, dalle parti nostre, Montanelli trasmetteva anch’egli avvisaglie di futuro, basate su coscienza del passato.

Se mai stesse per sorgere – presto o tardi – un’Europa unita, scrisse egli, i francesi vi sarebbero entrati da francesi, i tedeschi da tedeschi, gli inglesi da britannici, gli italiani da europei. Dove, per questi ultimi, la premessa di un DNA citrullo e servile era sottintesa, e neppure troppo. Anche perché “per gli italiani la servitù è molto più una tentazione cui cedere, che non un’oppressione cui ribellarsi”, ricordava il grande Indro, sguardo torvo, fronte alta, intelligenza pura.

Sempre con riferimento a prefigurazioni d’autore riuscite, i tempi recenti e quelli attuali stanno sublimando – pur con i loro attuatori in posizione di opposizione in quanto minoranza – anche la “ragione strumentale” e l’“agire comunicativo”, le due categorie alla base del pensiero di Jurgen Habermas presso la Scuola di Francoforte negli anni Sessanta.

Categorie che contraddistinguono in generale il filone mondiale di pensiero e di azione dell’Aggregato di Potere (AdP) DEM-Capitalista-Elitario, ed in particolare la abbaiante, ubbidiente ed iper-foraggiata cabina di regia da esso piantata per controllare l’Italia.

Abbaiare a che cosa, alla luna? No, ma ad eventuali concretizzazioni derivanti da espressioni di libero esercizio della democrazia rappresentativa, e di quella diretta. Proprio come accade per l’esito di elezioni in Siria, o in Turchia, piuttosto che in Venezuela (stati che vengono definiti “canaglia”), oppure tipo le fastidiose elezioni ed i referendum in Italia. Insomma: vuoi mettere – pensano quelli dell’AdP – avocarsi e detenere il potere con invenzioni di metodo tipo quelle che istituiscono e rinnovano la Commissione UE, la Banca Centrale, l’elezione da trattative private politiche di certi Presidenti della Repubblica, rispetto ai rigurgiti popolari (da definire “populisti” con mantra ossessivo, anche più rispetto a quello di Stati Canaglia)?

Tale atteggiamento si ripropone quindi di rendere i governi nazionali uffici territoriali dell’Aggregato, che li manovra a sua volta, e di fare in modo che anche a livello locale ci sia un controllo da parte degli integrati, figure più che minori quanto a spessore sì, ma sempre lautamente gratificate, per mezzo di incarichi decentrati, di mansioni territoriali inutili ma giammai da sopprimere, oppure da istituire ad hoc.

Ai sommi vertici, il disegno dell’Aggregato prevede come conduzione ideale a livello nazionale un esponente di provenienza e di sintesi tra potere bancario ed esperienze sovranazionali. Tale è il progetto per il prossimo governo in Italia, dove questo modello – con le occasionali “sofferenze” dovute ad esplosioni di compattezza popolare in senso libero ed autonomo – è in piedi dal 1996.

Come l’Aggregato dispiega le proprie azioni, è occasione di visibilità e di ascolto quotidiano per tutti gli uomini di buona volontà. Se proprio devo scegliere una linea di condotta che mi colpisce particolarmente, menziono il sostegno totale ed incondizionato dell’AdP alle forme di invasione programmata in Italia, come pure a quelle che abbiano luogo nella casa privata di ogni singolo cittadino.

Marco Minossi


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