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Sanzioni alla Russia: l’Asia centrale sorride e diventa un nodo commerciale

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Sul social media X l’economista Robin Brooks si è messo con impegno a dimostrare quanto sia facile aggirare le sanzioni commerciali che USA ed Europa hanno imposto alla Russia, come conseguenza del conflitto in Ucraina.

La finalità di questi posto, ricchi di dati che presenteremo, è quella presumibilmente di invitare la UE a chiudere questi buchi, ma è una missione impossibile: non è faccile distinguere fra esportazioni legittime e quelle che, invece , diventano re-esportazioni in Russia, aggirando le sanzioni, soprattutto se si tratta di prodotti per il consumo di massa.

Brooks nota come i paesi dell’Asia centrale abbiano visto un boom di export dalla EU, Turchia e Cina

Il boom dell’export in Kirghizistan  e Kazachistam, come in misura minore il Georgia e Azerbaigian, non è divuto ovviamente a un boom economico di questi paesi, ma, molto più banalmente, a operazioni di contrabbando che hanno il loro termine in Russia. Praticamente le normative occidentali, europee e USA, vengono facilmente aggirate utilizzando intermendiazioni in questi stati. Del resto non c’è una crescita economica locale, in così breve tempo, per giustificare un simile boom commerciale.

Analizzando l’export della Germania verso i paesi del Caucaso e dell’Asia Centrale. vediamo che gli austeri e buoni, per definizione della UE non fanno eccezione, anzi, ci spiegano moltissime cose:

Se  siete un oligarca russo con una ricca e costosa Mercedes non avete sicuramente problemi nel trovare i pezzi di ricambio per la vostra macchina: semplicemente il pacco che riceverete porterà la spedizione, ad esempio, dal irghizista, o dalla Georgia. Anche se volte aprire una fabbrichetta metalmeccanica in Russia lo potete fare tranquillamente, perché i macchinari di precisione e qualità vi arriveranno tranquillamente transitanto probabilmente dal Kazachistan, dopo di che potrete iniziare a produrre proiettili di qualità per gli obici da 152 mm russi, simili a quelli da 155 che la UE non riesce a produrre

Come abbiamo scritto precedentemente sopprimere questi traffici è quasi impossibile, perché difficile è capire se la pompa d’iniezione della Mercedes verrà installata su una macchina che percorre le strade di Yerevan o quelle di Mosca. Quindi la Germania esporta allegramente in Russia, con transito in questi paesi e distribuendo un poco della propria ricchezza pure li.

Pensare di piegare Mosca con le sanzioni poteva essere una buona idea solo nelle menti di chi vive in un proprio mondo ideale, come la famosa “Bolla di Bruxelles”. Nella realtà, nella storia, non è mai successo che sanzioni economiche abbiano piegato nessuno, perfino quando applicate in modo molto più stretto e brutale e verso realtà molto più piccole. La visione “Malthusiana” della guerra, tipico delle realtà politiche decadenti, non può funzionare in un mondo reale e vitale, in cui merci e denari troveranno sempre un modo per aggirare i blocchi.

 


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