Economia
“Salvataggio” Volkswagen: un pannicello caldo che taglia la produzione tedesca
L’acordo Volkswagen sindacati è stato quasi raggiunto, ma non cambierà molto nel futuro dell’industria tedesca, che sarà sempre meno tale, e con sempre meno lavoratori.
Sembra che la vicenda dei licenziamenti alla Volkswagen si stia avviando a una conclusione positiva, almeno per chi non verrà liceniato da qui al 2030. Ufficialmente le trattative finiranno venerdì in un hotel di Hannover, ma qual’è il prezzo reale che l’industria autobilistica tedesca dovrà pagare? Perché, se lo analizziamo, c’è ben poco da celebrare.
Infatti le fabbriche per ora rimarranno, ma saranno di dimensioni molto ridotte. A Zwickau, ad esempio, ci sarà una sola catena di montaggio, mentre lo stabilimento principale di Wolfsburg si ridurrà da quattro a due linee, risultandone dimezzato.
I modelli chiave della società, Golf e Golf Variant verrà trasferita a Puebla in Messico a partire dal 2027, togliendo alla Germania la produzione di quell’auto del segmento C che ha caratterizzato proprio l’industri tedesca per 50 anni.
Il mercato azionario ha quasi cancellato la VW
Inoltre, alcune riforme sono fallite, soprattutto il tentativo di portare la Volkswagen nell’era digitale. Il predecessore di Blume, Herbert Diess, sapeva già che il software avrebbe svolto un ruolo importante nelle automobili del futuro. A tal fine fondò la propria filiale, Cariad, che sarebbe diventata la “seconda azienda di software più grande dopo SAP “. Il comitato aziendale è andato avanti e ha assicurato una forte organizzazione sindacale. In realtà Cariad non ha prodotto quasi nulla di valido, ma, in compenso, è costata moltissimo.
Ora Blume incoraggia i suoi manager a prendere una nuova strada: il colosso automobilistico acquista la più importante tecnologia del futuro da due start-up: Rivian negli USA e XPeng in Cina. Dal punto di vista del CEO, questa è la via più rapida per uscire dal disastro del software. Gli sviluppatori in patria stanno perdendo potere; entro il 2030 verranno tagliati 4.000 posti di lavoro. Il software made in Germany non funziona
La direzione dell’azienda voleva chiudere due o tre stabilimenti in Germania per adattare le dimensioni dell’azienda alla nuova realtà. Ora sta riducendo la capacità di produzione di circa 730.000 automobili all’anno, ciù di quante se ne producano ancora in Italia..
La Germania ha enormi problemi:
- concorrenza cinese molto più efficiente, che costruisce auto migliori a costi minori;
- un mercato europeo che non tira più, per il progressivo impoverimento della popolazione e per le imposizioni della UE, che rende le auto costose e non in linea con le richieste del mercato.
Ora cerca di risoverli diventado più americana, meno tedesca, ma questo la renderà ancora più fragile. Che differenza c’è , a questo punto, fra una banale VW e una banale auto cinese? L’unico vantaggio del nuovo accordo è che le auto tedesche potranno costare qualcosa di meno. Non molto, quando le fabbriche sono ormai altamente automatizzate e quasi prive di lavoratori. Senza contare che nessuno proteggerà i lavoratori dall’avvento della robotica avanzata.
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