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Economia

“Salvataggio” Volkswagen: un pannicello caldo che taglia la produzione tedesca

L’acordo Volkswagen sindacati è stato quasi raggiunto, ma non cambierà molto nel futuro dell’industria tedesca, che sarà sempre meno tale, e con sempre meno lavoratori.

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Sembra che la vicenda dei licenziamenti alla Volkswagen si stia avviando a una conclusione positiva, almeno per chi non verrà liceniato da qui al 2030. Ufficialmente le trattative finiranno venerdì in un hotel di Hannover, ma qual’è il prezzo reale che l’industria autobilistica tedesca dovrà pagare? Perché, se lo analizziamo, c’è ben poco da celebrare.

Non si tratta solo di un problema legato ai 35 mila licenziamenti, ma c’è un grosso e solido problema di completo ridimensionamento di tutta l’industria automobilistica tedesca.

Infatti le fabbriche per ora rimarranno,  ma saranno di dimensioni molto ridotte. A Zwickau, ad esempio, ci sarà una sola catena di montaggio, mentre lo stabilimento principale di Wolfsburg si ridurrà da quattro a due linee, risultandone dimezzato.

I modelli chiave della società, Golf e Golf Variant verrà trasferita a Puebla in Messico a partire dal 2027, togliendo alla Germania la produzione di quell’auto del segmento C che ha caratterizzato proprio l’industri tedesca per 50 anni.

In cambio, i rappresentanti dei dipendenti guidati dalla responsabile del comitato aziendale Daniela Cavallo sottolineano che non ci saranno licenziamenti per motivi operativi, almeno fino alla fine del 2030, ma cosa accadrà dopo, quando ormai le linee produttive delle auto più vendute se ne saranno andate all’estero? La Germania rimarrà la sede produttiva di un pugno di auto di classe alta, di due pugni di auto di classe medio alta, e di un po’ di auto elettriche che, per ora, non si sa neppure se saranno vendute?
Intanto i dipendenti rinunceranno ad un aumento salariale per due anni, riceveranno meno bonus e potranno avere di ridurre il proprio orario di lavoro. VW vuole risparmiare fino a 1,5 miliardi di euro all’anno sul costo del lavoro e sicuramente ci riuscirà. Molti degli attuali dipendenti riusciranno a scappare in pensione, e dal 2030 si riaprirà, rebus sic stantibus, la mattanza aziendale

Il mercato azionario ha quasi cancellato la VW

Il mercato azionario ha quasi cancellato la VW e il prezzo delle azioni si è dimezzato nel giro di cinque anni, per rimbalzare leggermente solo quando sono stati annunciati i licenziamenti di massa, e questo dovrebbe dirci moltissimo di cosa gli investitori pensino, in realtà, dell’auto tedesca.

 Dal punto di vista degli azionisti la situazione è “molto grave e insoddisfacente”, afferma Ingo Speich, responsabile Sostenibilità e Corporate Governance della società di fondi Deka Investment. I licenziamenti e, soprattutto, i trasferimenti, hanno la finalità di rendere la situazione più accettabile, ma questo rednderà la Volkswagen una casa automobilistica internazionale senz’anima, esattamente come Stellantis , Ford o GM.

Riforme fallite e acquisti all’estero

Inoltre, alcune riforme sono fallite, soprattutto il tentativo di portare la Volkswagen nell’era digitale. Il predecessore di Blume, Herbert Diess, sapeva già che il software avrebbe svolto un ruolo importante nelle automobili del futuro. A tal fine fondò la propria filiale, Cariad, che sarebbe diventata la “seconda azienda di software più grande dopo SAP “. Il comitato aziendale è andato avanti e ha assicurato una forte organizzazione sindacale. In realtà Cariad non ha prodotto quasi nulla di valido, ma, in compenso, è costata moltissimo.

Ora Blume incoraggia i suoi manager a prendere una nuova strada: il colosso automobilistico acquista la più importante tecnologia del futuro da due start-up: Rivian negli USA e XPeng in Cina. Dal punto di vista del CEO, questa è la via più rapida per uscire dal disastro del software. Gli sviluppatori in patria stanno perdendo potere; entro il 2030 verranno tagliati 4.000 posti di lavoro. Il software made in Germany non funziona

La direzione dell’azienda voleva chiudere due o tre stabilimenti in Germania per adattare le dimensioni dell’azienda alla nuova realtà. Ora sta riducendo la capacità di produzione di circa 730.000 automobili all’anno, ciù di quante se ne producano ancora in Italia..

La Germania ha enormi problemi:

  • concorrenza cinese molto più efficiente, che costruisce auto migliori a costi minori;
  • un mercato europeo che non tira più, per il progressivo impoverimento della popolazione e per le imposizioni della UE, che rende le auto costose e non in linea con le richieste del mercato.

Ora cerca di risoverli diventado più americana, meno tedesca, ma questo la renderà ancora più fragile. Che differenza c’è , a questo punto, fra una banale VW e una banale auto cinese? L’unico vantaggio del nuovo accordo è che le auto tedesche potranno costare qualcosa di meno. Non molto, quando le fabbriche sono ormai altamente automatizzate e quasi prive di lavoratori. Senza contare che nessuno proteggerà i lavoratori dall’avvento della robotica avanzata.


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