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Rinaldi sull’immunità alla Salis: “Fatevi eleggere al Parlamento europeo, poi potete fare qualsiasi cosa!”

Immunità Salis, Rinaldi avverte: “Il Parlamento UE si delegittima, ora chiunque con pendenze giudiziarie potrà cercare uno scudo a Bruxelles”.

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La notizia è arrivata da Strasburgo ed era, per molti, ampiamente attesa: il Parlamento Europeo ha votato a favore della concessione dell’immunità parlamentare a Ilaria Salis, nonostante le fosse accusata di crimini violenti in Ungheria compiuti prima della sua elezione a deputato europeo. Una decisione che chiude, almeno per ora, il capitolo giudiziario ungherese, ma che apre un dibattito profondo sulla natura stessa di questo istituto e sulla credibilità delle istituzioni comunitarie.

Sulla questione è intervenuto con toni critici il professor Antonio Maria Rinaldi, che non usa mezzi termini per definire la vicenda un pericoloso precedente e una “fine della credibilità del parlamento“.

L’Immunità: uno scudo protettivo, non un salvacondotto

Il punto centrale dell’analisi del professor Rinaldi è la stessa ragione d’essere (la ratio legis, direbbero i giuristi) dell’immunità parlamentare. Questo strumento non nasce come un privilegio o un passaporto per l’impunità, ma come una garanzia a tutela della democrazia. Il suo scopo è proteggere i deputati da eventuali persecuzioni giudiziarie a sfondo politico, ovvero da quelle accuse infondate o pretestuose, tipicamente reati d’opinione, montate ad arte per ostacolare l’esercizio del loro mandato.

Come sottolinea Rinaldi: “È chiaro che se io sono un eurodeputato, vado a fare una rapina in banca, sparo a uno lì, non c’è bisogno di chiedere la revoca dell’immunità, ti acchiappano e vai dentro”. La tutela riguarda atti e opinioni espressi nell’esercizio delle proprie funzioni.

Il caso Salis, tuttavia, rappresenta un’anomalia evidente: i reati contestati sono comuni, violenti e, soprattutto, commessi ben prima della sua elezione a eurodeputata. Viene così a mancare il nesso fondamentale con il mandato parlamentare, trasformando una garanzia funzionale in un privilegio personale.

Il paradosso dell’elezione “propter crimen”

L’aspetto più ironico e al contempo preoccupante della vicenda, evidenziato da Rinaldi, è il cortocircuito logico che ha portato Ilaria Salis a Strasburgo. La sua candidatura e la successiva elezione non sono avvenute nonostante le gravi accuse a suo carico, ma proprio a causa di esse.

“Se tu non fossi stata accusata di aver fatto un reato qualsiasi, tu non saresti stata eletta, perché la gente manco sapeva chi tu fossi.”

Questa è un’inversione totale del principio di rappresentanza. Non si è eletto un rappresentante per le sue idee o il suo programma, ma per sottrarlo a un processo. Si è utilizzato il voto popolare come strumento per aggirare un procedimento giudiziario in un altro Stato membro, creando un precedente che mina alla base la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Quali conseguenze per il futuro? Un precedente pericoloso

La decisione dell’Europarlamento, secondo l’analisi, rischia di innescare una spirale molto pericolosa per la credibilità dell’istituzione. Il timore, concreto, è che si sia aperta una porta che sarà difficile richiudere.

Cosa potrebbe accadere ora?

  • Incentivo perverso: Chiunque abbia pendenze con la giustizia per reati comuni potrebbe vedere nella candidatura al Parlamento Europeo una comoda via di fuga. “Vado a spaccare la testa a qualcuno… trovo i soldi per fare la campagna elettorale, vado lì e per 5 anni sto tranquillo”.
  • Scrematura avversa della classe politica: Anziché attrarre le migliori competenze, si rischierebbe di diventare un polo d’attrazione per individui che cercano protezione dalla legge.
  • Perdita di credibilità: L’immagine del Parlamento Europeo ne esce inevitabilmente indebolita, apparendo più come un club esclusivo di “intoccabili” che come l’assemblea dei rappresentanti dei popoli europei.

La votazione, avvenuta a scrutinio segreto, segna un punto di non ritorno. Come ha chiosato amaramente Rinaldi alla notizia del voto favorevole: “Fatevi eleggere al Parlamento europeo, poi potete fare qualsiasi cosa. Complimenti”. Una battuta amara che riassume perfettamente la percezione di un’istituzione che, per proteggere un singolo membro, ha forse inferto un colpo alla propria stessa legittimità. Oggi il Parlamento Europeo, di fronte a milioni di italiani, ha perso la propria legittimità. La Salis può festeggiare il colpo durissimo, più di una sprangata, che ha inferto alla Democrazia rappresentativa.

Eccovi il video completo dell’intervento di Antomnio Maria Rinaldi a RadioRadio

Domande e Risposte sul caso

1. Che cos’è esattamente l’immunità parlamentare e perché esiste? L’immunità parlamentare è una garanzia giuridica che protegge i membri di un parlamento da arresti o procedimenti giudiziari. Il suo scopo non è garantire l’impunità, ma assicurare che i parlamentari possano svolgere il loro mandato liberamente, senza temere azioni legali pretestuose o politicamente motivate (il cosiddetto fumus persecutionis), in particolare per le opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni. Per i reati comuni, specialmente se commessi prima dell’elezione, la prassi e la logica giuridica vorrebbero che l’immunità venisse revocata per consentire alla giustizia di fare il suo corso.

2. Ma la situazione carceraria di Ilaria Salis in Ungheria non giustificava questa decisione? Le condizioni di detenzione di Ilaria Salis in Ungheria hanno sollevato legittime preoccupazioni sui diritti umani, condivise da molti. Tuttavia, l’analisi del professor Rinaldi e di altri critici si concentra sulla correttezza dello strumento giuridico utilizzato. Essi sostengono che, per quanto la situazione personale della Salis fosse delicata, usare l’immunità parlamentare per un reato comune commesso prima del mandato rappresenta una forzatura dell’istituto. La protezione dei diritti di un detenuto e l’integrità delle funzioni parlamentari sono due questioni distinte, e confonderle crea un precedente giuridico pericoloso.

3. Cosa succede adesso? Ilaria Salis non verrà mai processata? L’immunità non cancella il reato né il processo; semplicemente lo “congela”. Per tutta la durata del suo mandato di eurodeputata (cinque anni, salvo dimissioni o nuove elezioni), Ilaria Salis non potrà essere processata per le accuse in Ungheria, a meno che il Parlamento Europeo stesso non decida in futuro di revocarle l’immunità. Una volta terminato il mandato, la protezione decade e il procedimento giudiziario ungherese potrebbe riprendere il suo corso, a meno che non intervenga la prescrizione.

E tu cosa ne pensi?

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