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Rinaldi: Mettiamo da parte le ideologie e riscriviamo di corsa PNRR e strategie energetiche

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Intervista all’on. Antonio Maria Rinaldi assolutamente interessante ed esplicativa. L’europarlamentare economista analizza la crisi che stiamo attraversando alla luce delle oggettive problematiche date dal covid e dalla guerra in corso, errori passati e prospettive auspicabili. Suggerimenti per uscire dallo stallo e possibili soluzioni per salvarci dalla crisi.

In fondo alla trascrizione dell’intervista trovate il video integrale. Buona lettura e buona visione.

 

La situazione in Ucraina è sempre più esplosiva: a che punto siamo e cosa deve fare l’Unione Europea?

Innanzitutto non avrei mai voluto vedere, nel 2022, scene di questo genere ai nostri confini orientali. Purtroppo è avvenuto. Non sono certo un analista geopolitico ma è sotto gli occhi di tutti: è avvenuto perché Putin ha avuto mano libera, perché negli Stati Uniti c’è una presidenza diciamo non proprio vigorosa, e perché in Germania c’è stato il passaggio dalla Merkel, che era una persona di peso, con Scholz che non credo abbia lo stesso profilo, diciamo, e Putin ha così forzato. Il problema, aldilà delle tragedie che stiamo vedendo e che non vorremmo mai vedere, significa anche ridisegnare a livello geopolitico moltissimi nostri sbagli, perché l’Europa in questo è stata estremamente colpevole: non abbiamo fatto in passato nessun tipo di strategia per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico e di materie prime. E’ passato il mantra, la filosofia ‘ah, che bello il mercato, andiamo a comperare dove i prezzi sono migliori’ e non ci siamo preoccupati che se fosse successo qualche cosa, noi saremmo stati completamente esposti a questi pericoli. Ora ci siamo: vogliamo correre ai ripari? Certamente, ma non si fa dalla mattina alla sera. Ci sarà bisogno di un periodo di tempo, anche con costi elevati.

Putin è stato definito razionale, consapevole ma anche pazzo, ormai ai limiti. Che tipo di Putin è, secondo lei in questo momento? Continuerà perché non ha una via d’uscita oppure gli incontri possono portare ad un cessate il fuoco?

Non sono un esperto di geopolitica, sono un modestissimo economista e non vado ad invadere campi che non mi riguardano perchè ci sono persone molto più titolate di me. Posso semplicemente dire una cosa: che qualsiasi ragione ci sia alla base di questo, non giustifica assolutamente quello che noi stiamo vedendo. Esiste una diplomazia, esistono i rapporti civili tra paesi, ma mi rifiuto di vedere quelle scene. C’è una parte del mondo che io non giustifico, ma che giustifica Putin, ma io dico soltanto che per il fatto stesso che si vedono donne, ragazzi, bambini, anziani, gente con disabilità morti per strada, bombardati, mi dispiace ma non c’è argomento sulla terra che possa giustificare questo.

Cosa dovrebbe fare adesso l’Unione Europea?

Ci sono colpe anche da parte dell’Unione Europea che non ha avuto la capacità di prevenire, di andare incontro alle istanze, chiamiamole così, a torto o a ragione di Putin. Non c’è una politica estera europea che consenta di avere un’interlocuzione. Questo è un enorme problema. L’Europa è, mi spiace dirlo, un gigante dai piedi d’argilla.

Si parla di possibile terza guerra mondiale. C’è un dualismo tra il pacifismo e chi vorrebbe inviare armi all’Ucraina. Lei come si pone, e il suo partito?

Qui non si tratta di armi e di guerre come abbiamo studiato sui libri di storia. Qui si tratta di una guerra che potrebbe degenerare in guerra nucleare. Il che significa che sarebbe la fine per tutti, sia di chi lancia per primo sia di chi reagisce. Quindi non si tratta di essere pacifisti o non pacifisti, significa essere realisti. Andare a sollecitare, a pensare a guerre in questo momento, a parte che non abbiamo certo bisogno di una guerra, significa andare alla distruzione del genere umano. E quindi vorrei che si arrivasse immediatamente ad una soluzione.

Rispetto a questo come si stanno ponendo secondo lei il Premier Mario Draghi e il ministro degli esteri Di Maio?

A parte che sullo scacchiere internazionale conta già poco l’Europa, figuriamoci l’Italia… Con tutta la buona volontà abbiamo visto tutte le iniziative da parte di paesi non direttamente coinvolti come l’Europa e gli Stati uniti, abbiamo visto delle mediazioni, ma più che parole, non è successo nulla. Sarebbe il caso che Putin iniziasse a ragionare sul fermarsi. Qualsiasi soluzione avvenisse anche ora, resterebbe una macchia enorme sulla coscienza di chi ha provocato dei morti che non c’entravano assolutamente nulla.

La guerra in Ucraina cosa comporta adesso a livello economico, cosa vedremo nelle prossime settimane?

L’Ucraina è un territorio più grande della Francia, ha più 44 milioni di abitanti, è un paese ‘pesante’, ed è molto ricco di materie prime, anche alimentari, e per noi rappresenta un enorme problema riuscire a sostituire queste produzioni con quelle di altri mercati. Fermo restando che i prezzi delle materie prime a causa di queste tensioni sono schizzati alle stelle, anche sugli altri mercati, e in alcuni casi sono insostenibili nel tempo. Le nostre aziende non riusciranno a sopravvivere se non si trova una soluzione, altrimenti quello che non è riuscito a fare il Covid, lo farà questa guerra.

Come valuta le sanzioni?

Le sanzioni fanno male a chi le riceve, ma anche a chi le fa. E noi ne sappiamo qualcosa, lo abbiamo visto con le precedenti sanzioni alla Russia. Fra l’altro noi italiani siamo stati più ‘rigidi’ ad osservarle, mentre altri paesi dell’unione europea hanno avuto le maglie molto, molto più larghe nel farlo. Le aziende di fatto vanno a pagare una situazione internazionale di cui non hanno nessuna colpa. Allora a quel punto sarebbe il caso di chiedersi se le aziende che a causa delle sanzioni perdono quei mercati che rappresentano una grossa fetta del loro fatturato, otterranno dallo Stato degli aiuti, dei sostegni, dei ristori. Altrimenti il prezzo della crisi ricadrà esclusivamente sulle aziende, e questo significa lavoratori in mezzo alla strada. Queste sono valutazioni che vanno fatte, ma non mi sembra che il dibattito si sia aperto su questo argomento.

Veniamo già da due anni di guerra contro il Covid. Quali aziende e quali categorie ci rimetteranno di più? E i comuni cittadini?

Noi cittadini italiani non abbiamo problemi ad abbassare il termostato di due gradi o a farci la doccia tiepida. Il problema sono le aziende. Le aziende consumano energia per quel che serve, non possono risparmiare. E quindi c’è una lista interminabile di aziende che a questi costi hanno le loro produzioni fuori mercato, perché devono aumentare e rivedere tutti i piani di vendita e i prezzi, magari già fissati in passato. Quindi si crea una specie di catena perversa per la quale le aziende a lungo andare si troveranno nella situazione di chiudere.

Secondo lei l’Italia è uno dei paesi più a rischio?

Estremamente più a rischio. In Europa sono due gli stati più esposti a causa della dipendenza dagli  approvvigionamenti dall’est, in particolare dalla Russia, e sono l’Italia e la Germania. Ho letto che la Germania ha addirittura riattivato delle centrali a carbone e l’Italia, che avrebbe sulla carta una potenzialità di estrazione del gas notevole, a causa di scelte scellerate ha 752 pozzi per l’estrazione del gas fermi, che potrebbero essere riattivati e resi operativi nel giro di un mese, due mesi, e sopperire almeno in parte alla nostra necessità di gas, inoltre abbassando i prezzi. Teniamo conto che il gas estratto da noi ci costa 5 centesimi al metro cubo, quello che noi adesso comperiamo ci costa 70 centesimi al mc, ma mentre adesso parliamo può essere arrivato a 80, 90, non so…Cerchiamo di mettere via le nostre ideologie e salviamo le aziende.

Parliamo dell’aumento carburanti.

L’Italia ha il 90%, se non di più, del trasporto delle merci su gomma. Se i carburanti aumentano, e lo stiamo vedendo, anche la zucchina al mercato costerà di più. Inoltre si innescherà una spirale inflazionistica, anche perchè sarà la ‘scusa’ da parte delle varie filiere per aumentare sempre più i prezzi. Alla fine sarà sempre il povero cittadino a pagare tutto ciò. Io mi metto nei panni degli autotrasportatori: ma come fanno a non scioperare? Hanno perfettamente ragione. Come Lega proponiamo di poter dare degli aiuti, tenendo conto dei precedenti fatturati, relativi al consumo magari dell’ultimo biennio, tenendo conto del differenziale tra quanto si pagava magari a gennaio quando i prezzi erano tra virgolette normali, rispetto ad oggi. Vanno aiutati, magari dandogli un credito d’imposta cedibile, qualcosa, altrimenti rischiamo di paralizzare il paese e di far ricadere gli effetti negativi sul consumatore, che si ritrova il prezzo delle zucchine maggiorato grazie a questi passaggi, partendo dal caro carburante.

Si danno consigli ai comuni cittadini su come risparmiare, a partire dall’energia. Questo non rischia di penalizzare l’economia?

I cittadini italiani stanno già attenti al risparmio, indipendentemente da quest’ultima fiammata dei prezzi. Ripeto: il vero problema riguarda le aziende, che non possono essere elastiche sull’energia, consumano quello che è necessario per le proprie produzioni. Rischiamo moltissimi settori a partire dalla siderurgia, tantissime aziende rischiano di chiudere, prezzo dell’energia si è quintuplicato, decuplicato, quindi i loro prodotti non sono più competitivi sul mercato e molti lavoratori resteranno senza lavoro. Questo è il vero dramma che dobbiamo evitare.

Dopo questo periodo complicatissimo ci sarà una ripresa?

Ce lo auguriamo. A dire la verità lo stiamo dicendo da molti anni, dalla famosa crisi finanziaria del 2008 che da noi è arrivata nel 2011. Con il covid già siamo stati messi in ginocchio e questa scellerata guerra non ci voleva: i suoi effetti dal punto di vista economico saranno più devastanti di quelli della pandemia.

Per questo l’Unione Europea deve rivedere completamente, alla luce di quanto è avvenuto dal 24 febbraio con l’invasione dell’Ucraina, i piani di supporto. A questo proposito spiego cosa sono i PNRR. A maggio del 2020 l’UE ha stabilito in aiuto consistente, almeno sulla carta, per aiutare i paesi colpiti dagli effetti della pandemia. Questo piano si chiama Next Generation EU. E’ stato però concepito all’inizio della pandemia e non si conoscevano gli effetti a lungo termine di questa emergenza. Per poter usufruire di questi fondi, è previsto che ciascun paese presenti un dettagliato Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilenza: i famosi PNRR. Noi lo abbiamo presentato il 30 aprile dell’anno scorso, molto articolato, e per poterne usufuire abbiamo fatto dei progetti che tengono conto della transazione digitale e della transazione Green.

Mercoledì 9 marzo sono intervenuto in aula a Strasburgo ed ho fatto presente che i famosi PNRR ormai sono obsoleti. Quello che poteva sulla carta andare bene a maggio del 2020 ora non funziona più, e l’impianto della NGEU va rivisto. Le esigenze dei cittadini e delle imprese si sono completamente modificate. Vanno rivisti gli obiettivi che si erano fissati due anni fa per adattarli alle nuove esigenze delle nostre aziende e dei cittadini. Sono soldi a debito che comunque dovremo restituire ed è bene usarli in questo momento per non rischiare il tracollo dell’economia italiana, e per quella crescita di cui abbiamo bisogno. Devono modificare il NGEU per dare agli stati la possibilità di adattare i propri PNRR con dei criteri di attualità, per non rischiare di doverli utilizzare in modi che non ci porterebbero allo stato attuale nessun beneficio.

Faccio un esempio semplicissimo. E’ come se ad una persona che sta nel deserto si offrisse un maglione di cachemire. “Grazie, ma io vorrei una borraccia d’acqua”. Questo intendo, gli aiuti previsti non sono più tarati sulle esigenze che sono maturate adesso. Altrimenti rischiamo di mettere le nostre aziende nelle condizioni di non prendere questi fondi perchè non gli interessano più gli obiettivi stabiliti ma gliene interessano altri, e bisogna fare una retromarcia. Questo concetto, sul quale mi sto spendendo molto, vedo che inizia ad essere condiviso, e mi auguro che con il concorso di tutti nessuno escluso, si arrivi presto ad una riformulazione. Ma immediata, non abbiamo tempo da perdere, ‘adesso vediamo, il prossimo consiglio’…no, subito, immediatamente.

Mario Draghi, con l’esperienza che ha come ex presidente della BCE, potrà intervenire nella revisione del PNRR?

BCE: ha detto la parolina magica. Premesso che l’attuale presidente della BCE Lagarde dovrebbe essere un tantino più coraggiosa, alla luce di quanto abbiamo detto è necessario innanzitutto rivedere anche la governance economica dell’Unione europea e le mansioni stesse della Banca Centrale Europea, che dovrebbe essere più simile alle altre banche centrali del mondo a partire dalla Federal Reserve, alla Bank of England, Bank of Japan che hanno caratteristiche e peculiarità che la BCE non ha. Se vuoi fare veramente la Banca Centrale devi cambiare lo statuto, per andare incontro alle esigenze di finanziamento delle aziende. Ora non lo può fare per ragioni di statuto. Vanno rotte le remore tedesche, ancora incentrate sul rigore, sul ritorno al patto di stabilità… Ma io dico: ma non è bastata una pandemia, non è bastato lo sconvolgimento geopolitico con la guerra in Ucraina, cosa deve succedere affinchè questi signori si convincano a cambiare completamente queste benedette regole? Devono scendere gli alieni, arrivare gli UFO, cosa deve succedere di più? La situazione è sotto gli occhi di tutti.

 

 


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