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Rinaldi: i problemi del Recovery Fund ed il “Piano B”, che resta l’Extrema Ratio. (e le palle dei giornali)

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Dopo il voto al regolamento del Recovery Fund Antonio Maria Rinaldi ha fatto una diretta Facebook per spiegare sia i problemi, e il voto avvenuto sul regolamento del fondo, per poi addentrarsi sua sua posizione sull’euro.

Ecco i punti chiave dell’intervento:

  • il regolamento, nella sua forma attuale, non va bene perchè contiene ancora troppi riferimenti a norme che sono legate all’austerità, ai “Semestri europei” etc.
  • la Lega si era sempre astenuta. Ha votato favorevolmente solo dopo che, nel colloquio fra Salvini e Draghi, questo ha assicurato che nella prossima revisione dei vincoli di bilancio europei, resa necessaria dalla crisi economica, si batterà contro l’imposizione dell’austerità. Si è trattata di una apertura di credito;
  • sull’Euro ,come sempre , il titolo del foglio non corrisponde al contenuto dell’articolo (che nessuno ha evidentemente letto perchè nessuno vuole pagare il Foglio per leggerlo…). Rinaldi non si è rimangiato proprio un tubo;
  • il “Piano B” del 2015 era uno studio accademico, ma, attenzione, non vuol dire che la soluzione “Piano B” non sia ancora valida. Semplicemente è l'”Extrema ratio”, se le altre soluzioni saltano. Anzi proprio la presenza della soluzione finale ha permesso di iniziare una discussione che , alla fine, ha portato il QE ed il PEPP.  Non è cambiato proprio nulla, anche nelle palle della stampa propina….

Eccovi il video di Rinaldi, quindi il testo del discorso al Parlamento Europeo.

 

Testo dell’intervento. 

Grazie Presidente,

dopo esattamente un anno dall’inizio della pandemia COVID-19 ci ritroviamo finalmente a votare lo strumento che dovrebbe fortemente supportare le nostre economie.

Mi rincresce tuttavia dover sottolineare che le condizionalità inserite se non applicate in modo sufficientemente flessibile, potrebbero creare problemi agli Stati membri che decideranno di attivare il Recovery and Resilience Facility, sia sotto forma di sovvenzione che di prestito.

Il problema di fondo del Regolamento RRF è che in esso sia incorporato il rispetto delle raccomandazioni del Country Report degli anni 2019/20, quindi precedenti al Covid-19, e questo cristallizza i criteri di calcolo dell’Output-gap contenuti nella CAM (COMMONLY AGREED METHODOLOGY) la quale invece risulta essere oggetto di critiche da parte di molti paesi membri. Seguendo questo schema il Patto di Stabilità e Crescita sospeso si riproporrebbe in tutto il suo vigore prociclico.

Sulla base di una ragionevole modifica della metodologia CAM è pertanto possibile invece lasciare ai paesi membri maggiori margini di manovra, senza l’attuale grave rischio di generare isteresi nell’eccesso di disoccupazione e di amplificare la caduta della domanda interna.

È altrettanto importante segnalare anche i vincoli alla crescita dovuti all’agenda del Next Generation EU, che per la tipologia degli investimenti previsti non tarati sulle reali esigenze poste dal fall-out della pandemia, non promuoverà la crescita sperata, ma forti contenziosi con la Commissione Ue e fra i paesi membri circa il livello di consolidamento fiscale inevitabilmente corrispondente al dovuto finanziamento degli interventi rigidamente schematizzati nel NGEU.

La crisi generata dalla pandemia può pertanto essere tuttavia un’ottima occasione per riformulare finalmente tutta la governance economica su cui si fonda il mercato unico.

Da sottolineare inoltre la questione sollevata dalla presidente Lagarde, la quale afferma che non sia possibile alcuna cancellazione del debito in quanto vietata dai Trattati; non può altrettanto dirsi nel rendere invece perpetui “de facto” da parte della BCE i rinnovi di quei titoli di stato acquistati nell’ambito del programma PEPP, naturalmente sempre utilizzando il criterio della Capital-Key. Si tratterebbe di “congelare sine die” debito “buono”, tanto per utilizzare la definizione che Mario Draghi ha attribuito al debito contratto a supporto della crescita.

È una questione esclusivamente di volontà politica e non di impossibilità tecnica. Stiamo vivendo un momento storico in cui dobbiamo avere il coraggio e la forza di modificare con il concorso di tutti le regole concepite oltre 30 anni fa e ormai inadeguate alle esigenze di crescita e di coesione sociale nel mondo in cui viviamo.

La Storia giudicherà il nostro operato per quello che riusciremo a compiere oggi, non domani! Grazie.


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