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QUANDO ROMITI DISMISE GHIDELLA, e l’inizio della fine dell’industria italiana

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Oggi si saluta Cesare Romiti, che nato nel 1923 è sopravvissuto forse più di tante industrie italiane. Un uomo che, nel bene e nel male, ha segnato la vita economica della Fiat e che ha segnato il primo passo del prevalere della finanza sull’industria, segnando l’inizio della decadenza economica, sociale, morale e politica del nostro paese. In pochi anni l’Italia si è trasformata da un paese di “Faber” di gente che faceva, che sapeva quello che faceva e ne era orgogliosa, in uno di parassiti che vive e distribuisce piccole prebende e spesso, come le sardine, si vanta di nulla fare e nulla sapere.

Non che questo sia tutta colpa di Cesare Romiti, ma la sua vittoria su Vittorio Ghidella, l’anima industriale di quello che all’epoca era la più grande industria privata italiana ed un colosso anche a livello mondiale, segno quello che sarebbe successo in futuro.

Negli anni ’80 Ghidella, ingegnere, era l’amministratore di Fiat Auto, mentre Romiti lo era del gruppo Fiat. La posizione dell’ingegnere e tecnico sembrava secondaria, ma Ghidella aveva salvato l’auto con la Panda, la Uno e la Tipo, con il motore FIRE, primo motore completamente robotizzato, con i primi progetti di pianali comuni per auto diverse, cosa oggi comune ,a all’epoca innovativa. Fiat Auto era il 70% dell’utile del gruppo. Tra l’altro aveva voluto Cesare Fiorio alla Lancia ed aveva sostenuto fortemente l’impegno sportivo nei rally del marchio torinese.  In quel momento , a fine anni 80, si prospettavano due strade:

  • quella industriale, che avrebbe visto una successione alla guida del gruppo del duo Umberto Agnelli – Ghidella;
  • la soluzione post industriale quella che avrebbe visto alla guida Romiti.

Tutto iniziò da una scaramuccia: Ghidella si rivolse ad Agnelli per realizzare un prototipo di mini-auto, una sorta di Smart ante litteram. Il prototipo viene realizzato, ma poi la strada si interrompe perchè i costi sono troppo alti e l’auto rischia di essere un flop, cosa che è economicamente la Smart. Però Ghidella ha compiuto un atto che nella gerarchia monarchica della FIAT era un peccato fatale: aveva agito senza avvisare Romiti. Questi non reagisce subito, ma comanda un’ispezione approfondita di tutte le catene di sub-fornitura della casa automobilistica, anch’egli senza avvisare Ghidella. L’ingegner Ghidella, come tutte le persone di carattere, aveva un brutto carattere, il rapporto con Romiti era ormai rotto, e, nonostante i tentativi degli Agnelli, se ne andò nel novembre 1988.

La FIAT scelse la strada finanziaria, quella che poi ha portato a Marchionne, alla FCA, ed alla fine alla dismissione nascosta dell’auto italiana di questi giorni. Per fortuna Ghidella è morto da quasi 10 anni, ma ha fatto in tempo comunque a vedere la distruzione della “Sua” Lancia e della “Sua” Piaggio. Ovviamente Romiti non è colpevole dell’evoluzione dell’economia italiana, ma se ora alla guida del paese abbiamo un nulla-sciente invece che un ingegnere è anche un pochino merito, o colpa, sua.


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