Attualità
“Quando non eravamo ancora una colonia: viaggio nel passato neanche tanto remoto” di R. SALOMONE-MEGNA
In questi giorni di arresti domiciliari, causa covid-19, mi sono posto una domanda: come avrebbe affrontato l’emergenza l’Italia degli anni “70?
Ho cercato di darmi una risposta tralasciando l’aspetto sanitario, poiché il progresso della medicina in mezzo secolo ha dell’incredibile. Pertanto, mi limiterò a considerare solamente i risvolti economici del problema.
Più precisamente mi chiedo: cosa avrebbero fatto i governanti dell’epoca per rilanciare l’economia, dopo circa due mesi di paralisi quasi totale di tutte le attività produttive?
E’ giusto il caso di ricordare che negli anni “70 la nostra nazione aveva il tasso di crescita economica tra i più elevati di tutto l’occidente e questo crescita si avviò sin dal lontano 1948.
E, camminando nel tempo, come un novello Marty McFly, approdo nel 1979 anno particolarmente emblematico di quel periodo. Infatti, il 4 luglio 1979, il Governo Andreotti decise di mandare la nostra nave ammiraglia, la Vittorio Veneto, assieme all’incrociatore Andrea Doria ed alla nave appoggio Stromboli nel Mar Cinese, per salvare i profughi che scappavano dal Vietnam del Sud, caduto sotto il controllo del regime comunista di Hanoi. Due incrociatori formidabili per armamento e dimensioni che venivano inviati nel Golfo del Siam, salpando da Taranto, per salvare la vita di quelli che vennero appellati “ boat people”.
Non c’erano le odierne ONG, purtroppo o per fortuna, ma tanti poveri cristi veramente scappavano dalla guerra e dalla morte certa e non erano migranti economici.
Comunque, fummo l’unico paese occidentale ad avere pietosa sensibilità verso quegli esseri umani. Anche allora come oggi tutti in Europa parlavano, straparlavano, ma nessuno faceva niente e tanti sventurati perivano in mare di stenti o perché vittime dei pirati locali.
L’Italia, con quella missione umanitaria, salvò quasi mille persone, delle quali circa duecento erano bambini. Le navi, al ritorno in patria, avevano percorso più di 5000 miglia e perlustrato una zona di 250.000 km2. Di più non poterono fare. Questo è un comportamento da nazione sovrana, un atto di grande umanità, che ci rese orgogliosi di essere italiani, poiché né la Francia, né la Gran Bretagna, né gli USA avevano osato tanto.
Pensate che oggi sarebbe possibile una simile impresa?
Con i tagli al bilancio della difesa, nessuna nave di quelle dimensioni potrebbe lasciare il porto di Taranto. Qualora ne uscisse qualcuna in mare aperto, tutte le altre unità dovrebbero restare attraccate alle banchine per mancanza di carburante. In ogni caso, anche permettendolo il carburante, dovremmo prima accertarci di cosa ne pensasse l’U.E., rispettare il semestre europeo, quindi il commissario europeo per la gestione delle crisi ed infine chiedere l’intervento di auguri, aruspici e vaticini per sapere come i mercati internazionali interpreterebbero l’impresa. Lo spread scenderebbe o salirebbe? Chissà! In buona sostanza, oggi il Parlamento italiano non conta più un c***o ( mi sia consentito il francesismo di maniera) e con esso il popolo sovrano che lo ha eletto.
Posta così la cosa, desta anche una certa ilarità, ma invece deve farci riflettere profondamente sullo stato di sudditanza in cui siamo lentamente ed inesorabilmente precipitati. Attualmente siamo diventati un popolo affetto da dipendenza cognitiva e da occupazione delle coscienze, ormai dimentico del suo glorioso passato, senza più progetti, senza più ambizioni, intento solamente ad arrivare a fine mese.
Ma torniamo all’aspetto economico. Nel 1979, se si fosse ravvisata la necessità di dare impulso alla domanda interna, modo elegante per dire che bisognava dare soldi alle famiglie ed alle imprese, il Ministro del Tesoro avrebbe fatto acquistare alla Banca d’Italia titoli del debito pubblico. Gli interessi di collocamento dei titoli sarebbero stati stabiliti dallo stesso Ministro con proprio decreto. Acquisita poi la liquidità necessaria con questa operazione, che in macroeconomia si chiama monetizzazione del debito, tale liquidità sarebbe stata immessa nell’economia reale mediante la spesa pubblica: pagamento di salari, stipendi, commesse e appalti. Lo spread? Semplicemente non esisteva e non poteva esistere, poiché i titoli di debito erano definiti in valuta italiana e non straniera e nessuno stato che si indebita con la propria valuta può fallire. Ma vi è di più. La Banca centrale, ovverosia la Banca d’Italia, apparteneva veramente allo stato italiano, poiché le banche, che detenevano le sue quote, erano proprietà dell’IRI e quindi dello stato e quindi del popolo italiano. Altro che Q.E. ( alleggerimento quantitativo) della BCE, meccanismo perverso che porta soldi solamente alle banche ed alla finanza speculativa e non certo all’economia reale, quella contenuta nel “confine della produzione”, secondo Adam Smith!
Ovviamente il Governo del tempo avrebbe potuto fare anche un’altra scelta, quale quella di emettere biglietti di stato, come la famosa 500 lire di carta. In questo caso l’emissione di biglietti di stato, essendo moneta positiva, avrebbe avuto sul bilancio italiano l’effetto di un aumento delle entrate e quindi di una diminuzione del debito pubblico. Agli scettici conviene ricordare che il corso legale di una moneta è conferito dallo stato, che la ritiene unico strumento possibile per pagare tasse, imposte e tributi, e non certo dalla Banca Centrale. Essendo moneta fiat, era il lavoro degli italiani che dava valore a quei biglietti e non viceversa, come avviene oggi che è la moneta a dar valore al lavoro, essendo quest’ultimo divenuto una merce.
Queste “antiche possibilità” per i marginalisti nostrani, per i monetaristi de “no antri”, per gli “eurofili ortodossi” equivalgono a blasfemie. Per costoro quelli erano tempi bui: c’era l’inflazione al 15%, ma la disoccupazione era al di sotto del 6%. Ora marciamo verso il sole dell’avvenire, siamo tornati alla mitica età dell’oro e latte e miele sgorgano dappertutto, per cui l’inflazione non arriva al 2%, eppure la disoccupazione è al 13%. Misteri della curva di Phillips, valla a capì…!!!
Allora, con la nostra liretta avevamo la piena occupazione, mandavamo satelliti nello spazio dopo Russia e USA, per primi al mondo costruivamo centrali nucleari per uso civile e la nostra flotta partiva per salvare profughi nel Mar Cinese; oggi con il grande euro ed inflazione bassa o nulla, crollano i ponti, le infrastrutture costruite nei lontani anni ‘70 sono in decadenza, siamo diventati gli accattoni d’Europa e non siamo in grado di salvare neanche noi stessi.
Questa è la terribile differenza tra il 1979 ed oggi: allora eravamo uno stato sovrano ed avevamo una libertà di scelta, oggi per seguire un progetto distopico, pieno di aporie e che non ci porta da nessuna parte, siamo una colonia in balia degli interessi stranieri.
A quando un italico “ tea party”!
Raffaele SALOMONE-MEGNA
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