Quando le azioni delle società che producono armi diventano “Ecologiche e socialmente sostenibili”

L’ipocrisia del male può essere concentrato in tre lettere? Probabilmente si, e si tratta della sigla ESG, “Environmental Social e Government”, che dovrebbe essere la patente degli investimenti buoni, ma alla fine è stata la vittoria dell’ipocrisia. Prima questa sigla è stata utilizzata per giustificare le politiche energetiche più demenziali, quelle che hanno arricchito Putin e gli oligarchi rendendo l’Europa serva del gas russo. Oggi, per un amaro gioco del destino, dovrebbe addirittura contrassegnare chi produce le armi per usarle contro chi, magari, ieri li elogiava e li foraggiava.  Una gruppo di analisti di Wall Street sta contemplando un di allargare il termine “ESG” e il suo raggio d’azione  consentendo che venga a comprendere sia i titoli delle società che produco armi sia articoli legati alla difesa. 

Per fortuna qualcuno ha un po’ di sale in zucca ancora e ha preso una posizione molto secca, definendo questa possibilità “Assurda, opportunistica e superficiale”.

Eppure la definizione degli investimenti in armi come “Socialmente responsabili” sta andando avanti. Tra i maggiori sostenitori dell’idea ci sono due analisti di Citigroup, che hanno recentemente pubblicato una ricerca a sostegno dell’idea. “Difendere i valori delle democrazie liberali e creare un deterrente, che preservi la pace e la stabilità globale“, è così importante che i produttori di armi dovrebbero essere inclusi nei fondi che portano un ESG, o “ambientale, sociale e di governance”, etichetta, i due analisti , scrissero Charles J. Armitage e Samuel Burgess.

Il problema di base è che in fondo ESG hanno avuto performances particolarmente brillanti. Hanno avuto si delle raccolte elevate, ma come possiamo vedere dal fondo globale ESG MSCI, le performace non sono state per nulla interessanti.

Allora cosa è di meglio che inserire un po’ di titoli legati ai produttori di armi, per migliorare i rendimenti? inoltre questa sigla miracolosa, ESG, permetterebbe di entrare nel lato positivo della famosa “Tassonomia” della UE, quella che distingue i  buoni, e i cattivi.  Alla fine la armi, per alcuni, sono perfino buone, quando ammazzano qualcun altro.