Economia
Protesti in Italia 2023: calano i numeri, cambiano le abitudini, ma si avvertono aree in forte disagio
Il Report Istat sui protesti 2023 rivela un calo generalizzato, ma la diminuzione è legata anche al minor uso di cambiali e assegni. Scopri le dinamiche per famiglie e imprese nelle diverse regioni italiane. Ci rivela una realtà considerata marginale, con grosse aree di disagio nascosto

I Protesti in Italia nel 2023: Un Calo che Parla di Cambiamento, non solo di Stabilità Economica
Istat ha pubblicato il proprio report sui protesti cambiari e di assegni in Italia nel 2023, le sofferenze su due sistemi di pagamento che sono sempre meno usati e lo sono da frange sempre più secondarie e marginali della società e della vita economica.
In generale il 2023 ha segnato un ulteriore calo nel numero dei protesti in Italia, un dato che potrebbe far pensare a un miglioramento del quadro economico generale. Tuttavia, un’analisi più approfondita del “Report Statistica Protesti 2023” dell’Istat rivela dinamiche più complesse, legate non solo alla salute finanziaria del Paese, ma anche a profonde trasformazioni nelle abitudini di pagamento e nell’utilizzo degli strumenti di credito tradizionali.
Numeri in Flessione, ma con un Perché
Nel 2023, i protesti iscritti nel Registro informatico dei protesti (REPR) sono stati 225.024, di cui 200.764 cambiali (89,2%) e 24.260 assegni (10,8%). Il valore monetario complessivo ha superato i 239 milioni di euro. Rispetto al 2022, i valori sono tutti in calo: -11,8% i protesti, -1,2% il valore monetario, e -12,7% i soggetti protestati.
Questo calo non è un fenomeno isolato, ma si inserisce in una tendenza di lungo periodo. I protesti in Italia hanno iniziato a diminuire dai primi anni Settanta, scendendo sotto il milione dal 2014 e sotto i 500mila nel 2018. Nel 2023, rappresentano circa un quinto di quelli registrati nel 2013.
La diminuzione è stata particolarmente accentuata nel 2020 (-38,7% rispetto al 2019) a causa dei provvedimenti legislativi di sospensione dei termini di scadenza dovuti alla pandemia da Covid-19, per poi tornare a crescere nel 2021 (+9,3% rispetto al 2020), ma sempre con tassi poco elevati. Il 2023 si attesta sui valori pre-pandemia.
Ma attenzione: questa flessione è anche figlia di un cambiamento nell’utilizzo degli strumenti di credito, non di un miglioramento economico delle aziende e delle famiglie. L’uso di cambiali e assegni è in costante diminuzione, soppiantato da carte di pagamento e altri sistemi innovativi. Nel 2023, sono state protestate 32,6 cambiali ogni 1.000 emesse (erano 36,4 nel 2022) e 0,4 assegni ogni 1.000 emessi (stabile rispetto all’anno precedente).
Tuttavia, il report sottolinea che la riduzione della circolazione di questi titoli non è sufficiente a spiegare la consistente diminuzione dei protesti. L’attività di pubblicità del Registro informatico dei protesti (REPR) e il controllo della Centrale di allarme interbancaria (CAI) per gli assegni hanno avuto un ruolo nel disincentivare il mancato pagamento, rendendo più difficile l’accesso al credito per i protestati.
Chi Viene Protestato? Famiglie e Imprese a Confronto
Nel 2023, i soggetti protestati sono stati 61.845, dei quali 43.541 persone (70,4%) e 18.304 imprese (29,6%). In media, si registrano 3,6 protesti per soggetto protestato, un dato stabile rispetto al 2022. Sebbene in termini assoluti le persone siano più numerose, in proporzione le imprese sono maggiormente protestate: 3,9 ogni 1.000 imprese attive, contro 0,7 persone ogni 1.000 abitanti residenti.
Sono dati un po’ soprendenti: la cambiale e l’assegno hanno ormai una parte minima nella vita aziendale, per cui il loro uso è evidentemente riservato a situazioni più problematiche e quindi con maggiore probabilità d’insolvenza. Il fatto che le insolvenze siano poi multiple per persona è anch’esso indice che il protesto è l’esplosione di una crisi finanziaria personale o aziendale.
La diminuzione dei protesti ha interessato tutto il Paese, ma con differenze regionali significative: il calo più marcato si è registrato nelle Isole e nel Nord-ovest (rispettivamente -16,8% e -16,7%), mentre la contrazione è stata più contenuta al Sud (-6,3%).
Protesti per Area Geografica e Regioni: Dove si Fanno sentire di più?
Analizziamo ora le dinamiche dei protesti nelle diverse macro-aree geografiche, distinguendo tra persone e imprese, e identificando le regioni con le maggiori e minori incidenze:
Nord-ovest: In questa area, si registrano 71.447 protesti totali nel 2023. Le cambiali coprono l’85,9% dei protesti. Il tasso di utilizzo delle cambiali è il più basso (78 ogni 1.000 abitanti), ma, paradossalmente, si registra il più alto tasso di cambiali protestate (49,7 ogni 1.000 emesse). Per quanto riguarda gli assegni, il tasso di protesti è di 0,6 per 1.000 emessi. Le persone protestate sono 0,8 ogni 1.000 abitanti, mentre le imprese registrano un tasso di 2,9 ogni 1.000 attive. Questo dato coglie una realtà sociale che sfugge a molti: un Nord Ovest ex industrializto in cui ci sono frange della società che stanno soffrendo pesantemente, molto più della media nazionale. La Lombardia è la regione dove si osserva il più alto numero di persone protestate rispetto alla popolazione (5,9 ogni 1.000 abitanti), un vero e proprio campanello d’allarme. Al contrario la piccola Liguria, con 0,1 ogni 1000 abitanti, ha il minor numero di persone protestate, onorando la fama dei liguri come persone affidabili.
Nord-est: Quest’area vede 18.766 protesti totali. Le cambiali raggiungono quote più elevate, con il 98,9% dei protesti. Il tasso di utilizzo degli assegni è il più basso (751 ogni 1.000 abitanti). I tassi di assegni protestati sono quasi nulli. Le persone protestate sono 0,4 ogni 1.000 abitanti, il valore più basso a livello nazionale, e anche le imprese hanno un tasso contenuto (2,1 ogni 1.000 attive). Le Province Autonome di Bolzano/Bozen (0,2 ogni 1.000 abitanti) e Trento (tasso nullo) presentano i tassi più bassi di persone protestate.
Centro: Con 52.658 protesti totali, il Centro presenta una maggiore incidenza degli assegni rispetto ad altre aree, con il 24,4% del totale dei protesti. Qui si registra il tasso più alto di assegni protestati (1,0 per 1.000 emessi). Il tasso di persone protestate è di 1,0 ogni 1.000 abitanti, e per le imprese è di 3,5 ogni 1.000 attive.
Sud: Il Sud conta 63.729 protesti totali, con le cambiali che rappresentano il 98,7%. Il Sud e le Isole registrano i tassi più alti di persone protestate (entrambi 1,0 ogni 1.000 abitanti). Anche per le imprese, il Sud e le Isole segnano il primato con i tassi più elevati (rispettivamente 6,6 e 6,0 ogni 1.000 attive). In particolare, la Calabria detiene il tasso più alto di imprese protestate (10,5). È l’unica area in cui gli assegni mostrano un aumento (+6,9% rispetto al 2022). La Calabria presenta il tasso più alto di imprese protestate (10,5).
Isole: Le Isole hanno registrato 18.424 protesti totali. Qui le cambiali sono utilizzate di più (155 ogni 1.000 abitanti), ma vengono protestate di meno (18,4 ogni 1.000 emesse). Gli assegni sono più diffusi nelle Isole (1.088 emessi ogni 1.000 abitanti). I tassi di protesti degli assegni sono pressoché nulli. Come accennato, le Isole presentano un tasso di persone protestate di 0,9 ogni 1.000 abitanti e di imprese protestate di 6,0 ogni 1.000 attive.
In generale i protesti associati alle persone diminuiscono di più rispetto a quelli associati alle imprese (-12,6% contro -10,8% per le cambiali e -25,8% contro -19,3% per gli assegni).
Motivazioni dei Protesti e Tempi di Levatà
Per le cambiali, la maggior parte dei protesti (86,8%) è dovuta a motivi indicati dal domiciliatario, principalmente “mancanza di istruzioni” (85,2%). Questo indica che la banca o l’istituto designato per il pagamento non ha ricevuto indicazioni chiare dall’emittente.
Gli assegni, invece, sono protestati principalmente per “mancanza totale o parziale di fondi” (67,9%), seguita dall’emissione in data posteriore all’iscrizione in archivio per mancanza di autorizzazione (21,1%).
Per quanto riguarda i tempi, il 61,2% dei titoli (137.698) è stato protestato entro un anno dalla data di emissione. Tutti gli assegni sono protestati entro l’anno, con il 45,5% entro un mese. Per le cambiali, il tempo medio è di 18 mesi, mentre per gli assegni è di un solo mese. Interessante notare come i tempi medi di protesto siano più brevi per le imprese (13 mesi a livello nazionale) rispetto alle persone (18 mesi).
Rischio Protesto: Più alto per Stranieri e Anziani
Nel 2023, gli stranieri hanno un tasso di protestati quasi doppio rispetto agli italiani: 1,3 i protestati nati all’estero per 1.000 residenti stranieri rispetto allo 0,7 dei protestati nati in Italia per 1.000 italiani. Inoltre, gli importi medi dei protesti sono più alti per le persone con un’età superiore ai 65 anni (1.692 euro) e gli uomini registrano importi medi più alti rispetto alle donne in quasi tutte le fasce d’età. In questo caso sicuramente ha effetto la diversa capacità di accedere al credito per gli stranieri, che quindi si rivolgono a sistemi esterni ai circuiti bancari o digitali, mentre spesso l’età è un freno per l’accesso degli anziani. Tutti elementi che dovrebbero essere tenuti in considerazione dal legislatore, perché anche queste fasce dovrebbero trovare una forma di accesso al credito ordinario.
Il quadro di un’Italia diversa dalle immagini ufficiali
Questo report ci presenta un’Italia geograficamente molto diversa da quella delle immagini ufficiali, con delle larghe parti del Nord Ovest, una volta treno finanziario dell’Italia, dove invece ci sono fasce di popolazione e di imprese in profonda difficoltà, che non ha accesso al credito e si affida a questi strumenti obsoleti, e che va in crisi più facilmente.
L’indagine dà solo un’idea parziale di quanto stia patendo economicamente l’Italia, ma ci rivela quello che molta informazione patinata tiene nascosto.
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